Affari Europei
"Schengen per ora è salvo". Ma la pressione dei falchi resta alta

"Per ora", lo spazio Schengen di libera circolazione "è salvo". Lo ha detto, lasciando il Consiglio Affari interni informale, il ministro Angelino Alfano. "Alla fine di questa giornata di lavoro - ha annunciato - Schengen è salvo". Lo è almeno "per ora", ha aggiunto, "perché abbiamo poche settimane per evitare che si dissolva fra gli egoismi nazionali e le preoccupazioni di fronte a un'Europa che fin qui si è dimostrata incapace non tanto di decidere, quanto di realizzare le decisioni assunte".
La pressione degli Stati membri nei confronti della libera circolazione è infatti sempre molto forte, nonostante in maniera ufficiale la portavoce dell'esecutivo comunitario, Natasha Bertaud ha dichiarato che "la sospensione di Schengen o l'esclusione di un Paese da Schengen sono due possibilità che non esistono", rispondendo a chi chiedeva commenti su possibili isolamenti della Grecia dall'area di libera circolazione e il congelamento delle stesse regole. "Stiamo discutendo invece la possibilità di applicare l'articolo 26 del codice di Schengen" che prevede la possibilità, in caso di perdurare di crisi, di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni di sei mesi in sei mesi.
Ma in realtà, anche se la Commissione Europea nega che una simile possibilità sia sul tavolo e la definisce contraria alle regole esistenti, si allarga il fronte dei Paesi che vedono di buon occhio il rafforzamento dei controlli al confine della Grecia con la Macedonia per bloccare il flusso dei profughi verso nord. L'ipotesi di un sostegno alla Macedonia per meglio controllare gli arrivi di migranti dal confine greco "non è una buona idea" e sarebbe "illegale" metterla in pratica. Il ministro delle politiche migratorie del governo Tsipras, Ioannis Mouzalis, ne ha parlato a margine del Consiglio informale Affari Interni e Giustizia, in corso ad Amsterdam, ricordando che "la gestione dei migranti che sbarcano in Grecia non è solo un problema greco ma riguarda l'intera Europa, e va gestito a livello europeo".
Il ministro ha chiesto di "mettere fine al gioco di accuse" che responsabilizzano solo Atene per la cattiva gestione dei flussi di migranti. "Sappiamo di essere in ritardo con la realizzazione delle strutture di accoglienza e degli hotspot, ma stiamo facendo il possibile, e non è facile per un piccolo paese di 9 milioni di abitanti far fronte a migliaia di arrivi ogni giorno".
La pressione della Germania, comunque, non accenna a diminuire. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, ha dichiarato: "Noi eserciteremo pressione sulla Grecia affinché faccia i suoi compiti". E ha aggiunto: "Vedremo a che risultati si arriverà nelle prossime settimane. Vogliamo mantenere Schengen. Vogliamo soluzioni comuni europee, ma il tempo stringe". E nel frattempo si fa sempre più concreto il progetto dell'istituzione di un corpo di guardie di frontiera.