Terrorismo, in Ue molti sperano in Trump. Ecco perché - Affaritaliani.it

Affari Europei

Terrorismo, in Ue molti sperano in Trump. Ecco perché

Si escluderebbe un'azione militare, con ricadute positive sui flussi migratori e terrorismo

Sembra un paradosso che mentre a Bruxelles si inseguono terroristi e fiancheggiatori delle stragi di martedì, in molti guardino a quello che sta accadendo negli Stati Uniti. Le primarie hanno ormai decretato i due vincitori che si sfideranno a novembre: a meno di colpi di scena il candidato repubblicano sarà Donald Trump, mentre per i democratici Hillary Clinton.

La nomina del presidente degli Stati Uniti ha sempre avuto un impatto globale, ma mai come oggi quello che accadrà nelle urne questo inverno imprimerà un cambiamento all'Europa, soprattutto sul lato della sicurezza e dei flussi migratori.

Hillary Clinton ha una esperienza decennale in politica estera. É una diplomatica, con entrature in ogni cancelleria del globo e viene spesso invitata a parlare in pubblico riguardo a temi internazionali. Il suo profilo é quello di una moderata, ma il suo programma di politica estera non si discosta da quello di Obama: le armi sono l'estrema ratio, ma gli Usa non possono rinunciare al loro ruolo di guida in Medio oriente (e altrove) e non possono abbandonare l'alleato Israele.

E Donald Trump? Certo non é un moderato e alzare i toni é la sua specialità. Per il miliardario ogni americano ha il diritto di possedere un'arma (e di usarla). Ma in politica estera Trump é un isolazionista. Non ha condiviso gli interventi in Iraq ne tantomeno in Afghanistan. Sarà per questa ragione che non piace alla lobby delle imprese fornitrici dell'esercito Usa. Per Trump meglio usare i soldi pubblici per aiutare gli americani in America.

Dunque se vincesse Trump, é il ragionamento che fanno alcuni a Bruxelles, al di là delle ricadute su altri dossier (Ttip, difesa dei dati personali, finanza, ...), per la stabilità del Medio oriente sarebbe un bene. Trump non porterà mai i suoi militari con gli stivali sul terreno in Siria o in Iraq o in Libia. Probabilmente lascerebbe la palla agli europei. E senza una sponda anche gli Stati Ue piú interventisti, come l'Inghilterra e la Francia, sarebbero frenati.

Rimarrebbe la via diplomatica dunque, che avrebbe come effetto quello di scongiurare un nuovo afflusso di profughi, causato da un eventuale intervento armato. Ma secondo gli analisti una presenza meno diretta degli europei in quelle zone renderebbe l'Ue meno vulnerabile ad attacchi terroristi. I Ventotto non potranno però rinunciare al loro ruolo di promotori e garanti di un processo di stabilizzazione dell'area che deve passare dallo smantellamento dello Stato islamico.