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Affari Europei
Venezuela, scaduto l'ultimatum a Maduro. L'Ue (non l'Italia) riconosce Guaidò

SCADUTO L'ULTIMATUM DELL'UE A MADURO: 8 PAESI RICONOSCONO GUAIDO'

Scaduto l'ultimatum per la convocazione di nuove elezioni presidenziali in Venezuela, la Francia e la Svezia hanno subito riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim. Altri sei paesi europei - Spagna, Germania, Gran Bretagna, Portogallo, Olanda e Austria - si apprestano a fare altrettanto. - Ottawa. Alle 09.00 ora locale, le 13 in Italia, si apre ad Ottawa una riunione del gruppo di Lima sulla crisi in Venezuela. Il gruppo riunisce il Canada e una decina di paesi latino americani. A loro si unirà in video conferenza il segretario di Stato americano Mike Pompeo. Anche l'Unione Europea potrebbe partecipare. 

Venezuela: Francia riconosce presidente ad interim Juan Guaidò 

Nota Presidenza del Consiglio:
L’Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione.
È urgente intervenire subito per alleviare le sofferenze materiali della popolazione e per consentire l’immediato accesso agli aiuti umanitari. Va inoltre garantita la sicurezza dei cittadini astenendosi da ogni forma di violenza e va garantita la libera e pacifica manifestazione del dissenso e della protesta, senza alcuna forma di coercizione.
L’Italia parteciperà attivamente ai lavori del Gruppo di contatto internazionale, attraverso il suo Ministro degli Esteri, a partire dalla prima riunione fissata per il 7 febbraio a Montevideo.

La Francia ha riconosciuto ufficialmente l'oppositore di Nicolas Maduro, Juan Guaido', come presidente ad interim del Venezuela. "Consideriamo che oggi il presidente dell'Assemblea Nazionale, Juan Guaidò, la cui legittimità è perfettamente riconosciuta, sia abilitato a convocare le elezioni presidenziali". Lo ha detto all'emittente di stato France Inter il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. "Sembra chiaro a tutti, compresi gli europei, che dobbiamo uscire da questa crisi con un'elezione completamente legittima" per il capo dello stato, dal momento che il Venezuela è un paese con un regime presidenziale, ha sostenuto il capo della diplomazia francese. Le Drian ha spiegato che oggi avrà ci saranno consultazioni tra la Francia e gli altri Paesi europei per costituire un gruppo di contatto "per accompagnare la transizione, non per essere neutrale".

Mattarella: "No a incertezze tra democrazia e violenza. Serve una linea condivisa con l'Ue"

Sul Venezuela serve "chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e i nostri partner l'Ue". E "non ci può essere incertezza ne esitazione" perchè la scelta è tra "la volontà popolare e la richiesta di autentica democrazia da un lato e dall'altro la violenza della forza". E' il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad affrontare così la questione venezuelana intervenendo alla inaugurazione del centro rifugiati Astalli a Roma e ricordando il legame "strettissimo" con il Venezuela "per i tanti italiani che vivono lì e per i tanti venezuelani di origine italiana".

Una questione che, dopo il riconoscimento di Guaidò come presidente ad interim da parte di diversi paesi europei (Spagna, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Austria) riaccende il dibattito. E anche se il capo dello Stato non cita direttamente la posizione del governo italiano, le sue parole vengono interpretate dall'opposizione come una critica all'equidistanza dell'esecutivo Conte, contrario al riconoscimento di Guaidò. Pier Ferdinando Casini ringrazia infatti Mattarella "che con le sue alte parole ha risposto al pressante grido degli italiani a Caracas che ieri, in apertura della manifestazione popolare, si erano rivolti a lui. "Per il governo - sottolinea l'ex presidente della Camera - il tempo delle parole è finito e l'Italia non può voltare le spalle a milioni di nostri connazionali, continuando a sostenere un'inaccettabile equidistanza tra Maduro e il Parlamento".

La difficoltà del governo italiana è stata evidente fin dall'inizio, visto che sul tema le posizioni di Lega e 5S telle divergono. Questi ultimi, con Alessando Di Battista, sono nettamenti contrari al riconoscimento di Guaidò e schierati su una linea filo-Putin. I leghisti, come ricordano fonti del partito, ritengono Nicolas Maduro "uno degli ultimi dittatori di sinistra rimasti in giro, che governa con la forza e affama il suo popolo" e auspicano "libere elezioni prima possibile".

Il Pd intanto reclama un voto del Parlamento. Lo fa Maurizio Martina, sottolineando che "la dittatura di Maduro deve finire. E l'Italia deve stare accanto agli altri paesi europei". Attacca l'ex premier Matteo Renzi che dopo essersi complimentato con il premier spagnolo Sanchez per la scelta, dice di provare "imbarazzo e vergogna per la posizione italiana. Stop alla dittatura di Maduro!" scrive su Twitter. Renzi, insieme a Casini e al capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, ha presentato quindi una mozione al Senato che, "cogliendo anche l'appello del capo dello Stato",  chiede al governo italiano di "riconoscere Guaidó come presidente ad interim, al fine di convocare in tempi brevi nuove elezioni libere"

 Alla Camera il Pd, con Stefano Ceccanti e Enrico Borghi chiede l'immediata calendarizzazione della mozione già depositata sul Venezuela, per "consentire al Parlamento di prendere posizione in modo chiaro, cosicché le opposte posizioni possano essere espresse in modo trasparente". Secondo Piero Fassino il governo italiano deve uscire da "una posizione ambigua che mina la coesione europea e isola ancora una volta il nostro Paese. Essere l'unico governo europeo che ha ricevuto il plauso di Maduro - sostiene Fassino - è una macchia che lede credibilità e influenza del nostro Paese".

Anche Forza Italia annuncia una mozione per dire sì a Guaidò presidente e attacca le scelte della maggioranza gialloverde. "Rifiutando il riconoscimento il governo italiano appoggia un dittatore comunista" scrive su Facebook la vice presidente forzista della Camera Mara Carfagna, mentre per il vice capogruppo di FI al Senato Lucio Malan "la posizione del governo è Conte un oltraggio a tutti gli italiani e gli europei che amano la libertà, in particolare agli italo-venezuelani". Sulla stessa linea la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, per la quale questa "è un'altra testimonianza dell'incompatibilità dei patrioti di Fratelli d'Italia con i sinistrorsi del Movimento 5 Stelle. Noi mai al governo con i grillini alla Fico e Di Battista".

Critiche al governo anche da + Europa: "Londra, Parigi e Berlino scelgono la democrazia per il popolo venezuelano - sottolinea il segretario Benedetto Della Vedova - A Roma il Governo gialloverde sceglie invece  il tiranno Maduro e si allinea a Putin. #NonInMioNome!. Elezioni presidenziali subito".

Diversa la posizione di Stefano Fassina, deputato di LeU, per il quale il riconoscimento di Guaidò da parte di diversi paesi europeo "contraddice la posizione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che, invece, riconosce la legittimità del Presidente Maduro. "L'Onu - domanda dunque Fassina - non conta più nulla per i governi europei così attenti ai principi del multilateralismo? Oppure, si rispetta 'à la carte'?".

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