Putin stratega militare mediocre. La battaglia decisiva sarà quella di Odessa

Lo zar del Cremlino ha fallito la conquista di Kiev, ora deve impadronirsi della perla del Mar Nero per poi cederla nei negoziati in cambio del ricco Donbass

L'OPINIONE di Ernesto Vergani
Vladimir Putin, alla guida della Federazione russa dal 1999, o quale capo di Governo o di Stato
Lo sguardo libero
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L’ingresso dell’Ucraina nella Nato e soprattutto nell’UE sono temi secondari per Mosca

Gli uomini si giudicano, come la cabala ebraica insegna, dalla loro capacità di compiere azioni spirituali (ovvio in senso lato… dalla misericordia al gioco all’arte, non si sta parlando del perdono cristiano per intenderci, che pure è un valore; come parimenti, sempre per intenderci, un influencer o chi partecipa a “La pozzanghera dei vip” non compie un’azione spirituale e quindi è indifferente al Creatore, per utilizzare la terminologia ebraica). Già ciò basta per farsi un’idea di Vladimir Putin (come Hitler, che ho toccato l’apogeo incomparabile dell’orrore e della disumanità, e malgrado la Russia e Putin siano amici di Israele).

Tuttavia la mediocrità dello zar del Cremlino -  propria appunto di chi non compie azioni spirituali, ed è quindi indifferente al Creatore -  già manifestatasi per la responsabilità della guerra (leggi qui), aver creato un regime basato sull’arricchimento non meritocratico degli oligarchi (qui), che non poteva che determinare  battaglioni di soldati bambini assassini che arrivano dalla lontana provincia (si vedano gli innumerevoli e documentati casi di crimini di guerra); avere mistificato il “nobile” concetto di grande madre Russia (qui), impoverito i russi (qui) e causato loro una reputazione negativa da cui i medesimi impiegheranno anni per liberarsi; avere la responsabilità anche dei danni economici procurati (qui) all’Ucraina, al mondo intero e ai contribuenti di mezzo pianeta (anche gli europei e quindi gli italiani, più poveri, che soffrono il caro bollette e pagano con le loro tasse gli aiuti all’ Ucraina e agli ucraini); aver indebolito persino la Cina, costretta ad assecondare, per ragioni per così dire di affinità storica, la Russia pur essendo tale scelta svantaggiosa per la sua economia (qui) - ebbene la mediocrità di Putin si sta rivelando anche come statista militare.

Ha ragione Lucio Caracciolo quando svela (non troppo occultamente come si dovrebbe seguendo l’insegnamento di Giacomo Leopardi: “Compito dell’arte è nascondere l’arte”) il nodo del negoziato: “L’ obiettivo di Putin – ha detto il direttore di Limes durante “Otto e mezzo” di Lilli Gruber -  non era il Donbass, che non interessava né ai russi né agli ucraini perché è una zona completamente disastrata (su questo punto chi scrive in parte dissente: il Donbass è una regione ricchissima di minerali, petrolio e terre rare e da che mondo è mondo gli Stati si fanno la guerra per conquistare/non cedere due isolette e quattro scogli sperduti dove sventoli la propria bandiera). L’obiettivo – ha concluso - era Kiev ed è stato fallito, ora si stanno riconcentrando sul Donbass ma non è detto che si fermino lì. Forse i russi vorranno arrivare a Odessa, perché se poi vuoi fare un negoziato devi arrivare con qualcosa da cedere”.

Dice bene il giornalista romano. La battaglia decisiva non sarà quella nel Donbass, dove Putin sta facendo arrivare veicoli militari, elicotteri da combattimento e artiglieria, ma di Odessa – e quindi la guerra durerà ancora a lungo -. Qui sta la mediocrità di Putin anche quale statista militare. L’obiettivo era Kiev (simbolicamente l’intera Ucraina) per poi cederla in cambio del Donbass, ma ha fallito – per merito anche dell’eroica resistenza degli ucraini (fratelli europei). Ora è costretto a conquistare Odessa per cederla in cambio del Donbass.