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Lo sguardo libero
Così Putin, mediocre economista, ha impoverito la Russia
Vladimir Putin, alla guida della Federazione russa, o come capo di Governo o di Stato, ininterrottamente dal 1999. Alcune fonti stimano il suo patrimonio personale in 200 miliardi di dollari

Lo zar ha vivacchiato sui proventi dell’energia e sul sistema di corruzione degli oligarchi 

Una conseguenza – non si può dire positiva perché di fronte alla guerra nulla è tale - della guerra, dell’attacco e dell’invasione – per usare le tre parole che i giornalisti russi non devono usare, se non vogliono finire in carcere per 15 anni - devono utilizzare la locuzione operazione difensiva – dell’Ucraina da parte della Russia, è che il mondo conosce quale è il vero volto di Vladimir Putin.

Questi, non solo è al potere ininterrottamente dal 1999, o da capo del Governo o dello Stato (leggi qui), e ha via via represso il dissenso interno con leggi liberticide e basato il suo potere sul comprare gli oligarchi, cosa che pure piaceva all’occidente (qui), ma non ha saputo gestire la fine dell’Unione sovietica sotto l’aspetto economico e creare una via russa all’essere potenza mondiale, come per esempio ha fatto a suo modo la Cina: Non importa se un gatto è bianco o nero, finché cattura i topi, recita il celebre aforisma di  Deng Xiaoping, il più grande leader cinese dopo Mao. La Cina non è una democrazia, e alla sua guida c’è l’uomo più potente del mondo, Xi Jinping, che è al contempo capo dello Stato, del partito unico e dell’esercito, ma nel lontano paese orientale non esiste un sistema di ricchezza, privilegio e lusso sfrenato appannaggio degli ottimati.

Putin, dopo il disfacimento realizzato in modo superficiale e male delle industrie di Stato operato da Boris Eltsin, non si è rivelato capace di rettificare ciò che la fretta e la contingenza avevano forse reso necessario: dal comunismo al liberismo è forse impossibile passare con gradualità? Lo zar non ha introdotto trasparenza, non ha eliminato la corruzione e i privilegi degli oligarchi, anzi ha utilizzato (non aveva altre idee?) tale apparato per puntellare il suo potere. La sua fortuna è stata l’alta domanda di petrolio da parte dell’occidente dal suo avvento al potere al 2006, tanto che la “tigre russa” è arrivata a crescere fino al 7%.

Anche la crisi finanziaria del 2008, con il calo delle entrate nelle casse della Federazione derivanti dal petrolio non ha indotto Putin a pensare a un’alternativa, al contrario lo stesso ha continuato a far vivacchiare l’economia sull’energia, alimentare la struttura degli ottimati e organizzare operazioni di lobby - un segno di consapevolezza inconscia della debolezza delle proprie (non) scelte economiche circa il futuro? Un esempio su tutti: Gerhard Schröder, ex cancelliere tedesco dal 1998 al 2005, assoldato da Putin come lobbista, membro del Cda di Gazprom, scelta le cui conseguenze pesano ancora oggi, con la Germania che vuole continuare a ricevere il gas russo. Neppure le sanzioni contro Mosca, attuate dopo l’invasione della Crimea nel 2014, fanno venire a Putin un pensiero su come trovare una via economica propria. Egli opta (?) per una sorta di autarchia, basata sempre sugli incassi indotti dell’energia e sulla corruzione degli oligarchi.

Ultimo passaggio dell’impoverimento e del mediocre genio economico di Putin nei confronti della grande madre russa - lo si dice senza ironia - è la guerra contro l’Ucraina in nome di una mitologia che esiste solo nella sua testa (leggi qui), il crollo della Borsa e del rublo, i grandi marchi occidentali che lasciano il paese, i cittadini con le carte di credito che non funzionano e che sanno che l’inflazione aumenterà di giorno in giorno e gli scaffali dei supermercati saranno sempre più vuoti. A ciò si aggiunga la censura della stampa e di Internet - probabile che Putin isoli la Russia staccandola dal web mondiale - quando la rete e la libertà di espressione sono un volano dell’impresa, dell’economa e della finanza. Last but not least, con la sua grottesca uscita (degna del Gorilla di Fabrizio De André, canzone tratta da Le Gorille di George Brassens), il patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill, che dichiara: “La guerra è giusta, è contro chi sostiene i gay!”

 

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