Alluvione Romagna. Imperial College: colpa dell’uomo, non del cambio climatico

L’istituto scientifico, top al mondo: niente di imprevisto, non gestito il drenaggio acque. Non è cambiato il clima ma come l’uomo ha gestito il territorio

di Antonio Amorosi
alluvione Emilia
Cronache

Le istituzioni dicono che è colpa del cambiamento climatico. Invece è di chi ha governato il territorio. Imperial College: il clima in quell’area funziona e funzionerà sempre di più così. Ma se si crede nel Dio della pioggia… anche la Chiesa del Seicento, massima autorità al mondo in quel momento, sosteneva che il Sole ruotasse intorno alla Terra...

 

Le idee delle autorità sono spesso fallaci perché l’interesse di chi governa è quasi sempre mantenere il potere, non cercare la verità, tanto meno trarne le conseguenze.

Quanto c’entra il ruolo del cambiamento climatico globale nelle alluvioni degli scorsi giorni in Emilia Romagna?, si sono chiesti diversi scienziati provenienti da Italia, Paesi Bassi, Francia, Stati Uniti e Regno Unito del World Weather Attribution. Gli studiosi afferenti chi all’Imperial College di Londra, uno dei più importanti istituti di ricerca al mondo che si occupa di scienze, ingegneria, medicina e economia aziendale, chi al Royal Netherland Meteorological Institute e chi al Red Cross Red Crescent Climate Center, hanno smontato, con uno studio, i luoghi comuni della stampa mainstream italiana.

Quanto c’entra? La risposta è: Non molto, quasi niente.

Lo studio, pubblicato qualche giorno fa, mostra come “l'uso del suolo ha un effetto significativo sulla gravità e sugli impatti delle inondazioni fluviali e improvvise. I tipi di copertura del suolo influiscono in modo diverso sul deflusso superficiale, sui tassi di infiltrazione e sulle velocità del flusso e inoltre espongono beni e contribuiscono al danno complessivo”.

Non serve un traduttore per comprendere il discorso. I ricercatori hanno messo a confronto ben “19 modelli utilizzati”, e scrivono: “Nessuno di essi mostra un cambiamento significativo nella probabilità o nell'intensità del verificarsi di un tale evento. Ciò suggerisce che, contrariamente alla maggior parte del mondo, in Emilia-Romagna in primavera non si registra alcun aumento rilevabile delle precipitazioni abbondanti”. Non c’è alcun influenza del cambiamento climatico. Ma se le infrastrutture vengono costruite invadendo fortemente il suolo, e l’Emilia Romagna l’ha fatto in modo massiccio negli ultimi decenni, non perseguendo un equilibrio con la natura, la protezione sociale, il miglioramento della pianificazione urbana, si creano danni rilevanti quando arrivano piogge potenti inattese. I territori non possono reggere nel tempo, come è già accaduto nella storia dell’Emilia Romagna.

Attenendosi al metodo scientifico i ricercatori dei tre istituti hanno dimostrato che nella regione “negli ultimi decenni, la rapida urbanizzazione e il tessuto urbano sempre più denso hanno limitato lo spazio per il drenaggio dell'acqua e aumentato il rischio di inondazioni, il che ha esacerbato gli impatti delle forti piogge”.

La scienza ci dice che la colpa è di chi ha governato il territorio.

Ma la scienza in questo caso non trova palcoscenici, come con il Covid. Accade invece il contrario: la vulgata dei media di massa diventa slogan popolare presso soprattutto le nuove generazioni poco avvezze a gestire la complessità delle informazioni correnti. “Collasso climatico = collasso sociale = guerra e fame”, si legge in queste ore sui muri vergati a vernice di Bologna. Ma la verità non segue i dettami di chi ha le leve del potere, condiziona l’opinione pubblica e ha interesse a che le responsabilità non vengano sollevate. Per dirne una, anche la Chiesa del Seicento, massima autorità del tempo, sosteneva che fosse il Sole a girare intorno la Terra, minacciando Galileo Galilei di tortura se avesse continuato le sue ricerche.

Gli scienziati hanno analizzato le piogge in Emilia Romagna nel mese di maggio 2023, tre distinte precipitazioni (del 2,10 e 16 maggio) che hanno provocato l'inondazione di 23 argini dei fiumi nella regione, 400 frane, anche molto gravi, con 17 morti e lasciando migliaia di persone sommerse dall’acqua e circa 50000 sfollati, utilizzando modelli climatici con e senza l'aumento del cambiamento climatico indotto dall'uomo.

Ma “nessun singolo modello”, scrivono gli scienziati, “mostra un aumento o una diminuzione significativa della probabilità che l'evento si verifichi rispetto al riscaldamento fino ad ora né per un ulteriore riscaldamento di 0.8°C. I risultati della sintesi sono in accordo con la ricerca precedente che indicano una diminuzione nei sistemi di bassa pressione in questa regione: questo è un esempio di una regione dove i cambiamenti termodinamico e dinamico nelle  forti precipitazioni agiscono in direzioni opposte, non determinando alcun cambiamento complessivo nella probabilità o intensità delle intense precipitazioni primaverili in Emilia-Romagna.”

E ancora: “I recenti cambiamenti nell'uso del suolo nella regione includono significativi aumenti delle aree edificate, soprattutto a partire dagli anni '60, con l'espansione delle aree urbane sui terreni agricoli.”

Lo studio non rivela solo quanto accaduto ma ci mette in allarme sui prossimi eventi climatici, perché non si ricada in beceri slogan climatici da bar ad ogni siccità o inondazione. ISPRA, ARPAE e 60 stazioni di osservazione e rilevazione sparse in tutta la regione coprono, come raccolta dati, un periodo che va dal 1960 al 2021. “La più ampia regione mediterranea di cui fanno parte l'Italia e la regione ER è una delle poche regioni nel mondo in cui ci sono molti studi e abbondanti dati di alta qualità…”, sui cui ragionare

“La tendenza generale è per un aumento significativo della siccità ma i cambiamenti di stagionalità possono portare a eventi di pioggia battente meno frequenti ma più intensi”, scrivono i ricercatori, “per lo più concentrati in autunno e progressivamente spostandosi anche nella stagione fredda”. “Ciò significa che le condizioni aggravanti che hanno esacerbato gli impatti di questo evento, con pesanti piogge che cadono su suoli molto aridi portano a dilavamenti particolarmente rapidi e allagamenti improvvisi (tipico di autunno), dovrebbero essere più frequenti in futuro.”

Avete capito? Bisogna prepararsi a siccità e allagamenti improvvisi e più frequenti, per come è configurato il territorio storicamente e per quanto fatto in termini di urbanizzazione. Se poi si preferisce pregare il Dio della pioggia e dare la colpa al cambiamento climatico il risultato è assicurato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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