Omicidio coniugi, delitto con beffa nella successione: a chi l'eredità?

Carmelo Calò, fratello della vittima e del presunto killer, rischia di rimanere a mani vuote. A beneficiare dei 2/3 dell’eredità sarebbero i parenti di Martucci

di Fabiana Agnello
Cronache

Coniugi di Brindisi, a chi l'eredità? Il tema della "commorienza"

Sarà l’esito dell’autopsia effettuata martedì 14 marzo e mercoledì 15 sui corpi di Antonio (Tonino) Calò, 70 anni, e della moglie Caterina Martucci, 64, i coniugi ammazzati con alcuni colpi di fucile a Serranova di Carovigno, a rispondere ai quesiti degli investigatori e degli inquirenti. E dei familiari di marito e moglie circa l’apertura della successione mortis causa.

Quesiti relativi all’arco temporale della morte dei due avvenuta, come confessato dal presunto killer Cosimò Calò, nella serata del 28 febbraio in contrada Canali. Il pm Francesco Carluccio, titolare del fascicolo, ha incaricato il medico legale Domenico Urso di effettuare gli accertamenti tecnici irripetibili e altri due consulenti tecnici, ossia la biologa Giacoma Mongelli, esperta in analisi su dna e liquidi biologici e l’ingegnere Riccardo Ramirez, esperto in balistica.

Gli esiti dell’autopsia saranno depositati entro 90 giorni dai tre tecnici e saranno in grado di svelare se Tonino Calò e Caterina Martucci hanno lottato contro il loro killer per difendersi prima di morire ammazzati, a che distanza sono stati colpiti e, soprattutto, chi dei due è morto per prima. Perché, da qui, si aprirebbe la faccenda relativa alla successione della fatidica eredità, movente del duplice delitto individuato a oggi dagli investigatori, oltre a “problematiche ataviche” come dichiarato dal legale Carmela Roma di Cosimo Calò, unico indagato della mattanza di contrada Canali.

La ricostruzione della scena del delitto

Come confessato l’8 marzo dal presunto killer Cosimo Calò agli investigatori e agli inquirenti che hanno raccolto le sue dichiarazioni, anche agghiaccianti circa l’intenzione tutt’ora attuale di voler uccidere l’altro fratello Carmelo, avrebbe imbracciato il fucile Breda ammazzando, all’ingresso, prima il fratello Tonino. Poi, mentre lo ha ricaricato, avrebbe percorso il corridoio, dirigendosi verso la stanza da letto, dove avrebbe ucciso con due colpi di fucile anche la cognata, Caterina Martucci, che ha tentato di chiamare i soccorsi con un cellulare di vecchia generazione.

Successione mortis causa: fu "commorienza"?

Fari puntati, oggi, o forse da sempre, sull’eredità e dunque sulle proprietà economiche e immobiliari intestate a Tonino Calò vittima, insieme alla moglie, dell’odio covato fin dall’età di 9 anni dal fratello Cosimo. Che Tonino sia stato anche vittima del fratello Carmelo con pressioni psicologiche non è provato. Ma che Carmelo, con un passato economico finanziario opaco, intestava tutto al fratello Tonino, sì: dalla casa estiva di Serranova alla famosa sala da ballo e parcheggio di contrada Canali di cui Tonino raccoglieva gli spiccioli come parcheggiatore.

Ora, considerato il fatto morte, sono due le ipotesi da analizzare: la commorienza, ossia, nel diritto, l’istituto che prevede la morte contemporanea degli intestatari dell’eredità e, dunque, la divisione in modo equo ai parenti di ciascuno. Oppure la morte prima di Tonino (come raccontato da Cosimo) e poi quella di Caterina. In questo caso cosa accadrebbe? I beni di Tonino passerebbero per 2/3 in capo alle sorelle della moglie defunta (dopo), 1/3 a tutti gli altri parenti Calò (escluso il fratello Cosimo perché indegno).

E cosa comprenderebbero i 2/3? La sala da ballo, il parcheggio, la casa di Tonino e il bottino di 100mila euro? Ai posteri l’ardua sentenza. Questa rappresenterebbe, dunque, la sconfitta di Carmelo che per tutta la vita ha gestito e organizzato le questioni familiari con l’atteggiamento di prepotenza contestato da Cosimo e che l’avrebbe portato all’esasperazione. Si sarebbe così conclusa la vendetta economica di Cosimo che, non riuscendo a uccidere Carmelo, l’avrebbe lasciato a mani vuote.

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