Belloni in Eni, Zafarana al Dis: valzer di poltrone tra forze armate e servizi

Affaritaliani.it può ricostruire uno scenario che nei prossimi mesi diventerà sempre più nodale nello scacchiere politico italiano

di Marco Scotti
Economia

Dal Dis alla Guardia di Finanza: valzer di poltrone anche per le forze armate

Il governo più politico degli ultimi 11 anni si trova di fronte a una partita decisamente complicata, quella delle nomine. Se delle famose partecipate molto si è già scritto – e si continuerà a fare – c’è un altro delicatissimo dossier sui tavoli di Giorgia Meloni e dei suoi fedelissimi: quello relativo al rinnovo dei vertici delle Forze armate, Guardia di Finanza in testa. Si potrebbe verificare un giro complesso di poltrone che riguarderebbe nomi molto importanti del panorama politico italiano

Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, avrebbe visto scadere il suo mandato nel maggio di quest’anno, ma gli è stato prorogato di ulteriori 12 mesi. Piacentino, 59 anni, il numero uno delle fiamme gialle ha un’età per cui la pensione – magari attraverso una nomina alla presidenza di una grande azienda partecipata – è ancora lontana. Per questo, secondo quanto può riferire Affaritaliani.it, si potrebbe fare il suo nome nel caso in cui si decidesse di spostare Elisabetta Belloni dal Dis. Questo potrebbe succedere per due motivi.

Il primo è che la Belloni è vittima di attacchi anche pesanti da parte di Matteo Renzi nel suo ultimo libro, “Il Mostro”, in cui accusa senza mezzi termini la numero uno del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza di aver sbagliato nell’apporre il segreto di stato sul famoso incontro tra il leader di Italia Viva e lo 007 Marco Mancini all’Autogrill. Nel suo libro, Renzi utilizza parole forti: “La direttrice – scrive l’ex premier - ha deciso di opporre il segreto di Stato fino al 2037. E lo ha fatto qualche mese dopo che io mi ero schierato contro la sua elezione a presidente della Repubblica. Chiunque potrà farsi delle domande… Vengo a conoscenza in modo casuale il 25 giugno scorso. Rimango senza parole. Alla luce di questa decisione enorme la verità sulle vicende connesse all’autogrill sarà pubblicata solo nel 2037. Ma soprattutto come si può trattare un incontro in autogrill, assolutamente legittimo, visto che Mancini incontrava spesso politici, a partire dall'ex premier Conte, come fosse la strage di Ustica? Che ci azzecca il segreto di Stato in questa storia?”.

Né sono passate inosservate le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto, che in un'intervista al Giornale ha rimarcato lo stupore per il segreto di Stato, pur senza direttamente incolpare la Belloni. "Non mi vengono in mente i motivi - ha detto - per cui possa essere stato posto e per cui il filmato di "una professoressa" che passava per caso in un autogrill, mentre tutta Italia era chiusa in casa per il Covid, debba interessare lo Stato. Ma se l'ambasciatrice Belloni lo ha fatto è certamente perché lo Stato le ha detto di farlo: non è una scelta personale. Potrebbe far pensare che siano stati altri a dare alla tv pubblica italiana una notizia per mettere in difficoltà un ex premier. Io non penso sia possibile che venga dai servizi italiani perché conosco la serietà dei vertici e della Belloni in primis. Nutro verso di loro totale fiducia".

Il secondo motivo, collegato al primo, è che per la prima volta da tempo i servizi segreti – che, appunto, dovrebbero rimanere fuori dalla luce dei riflettori – sono stati portati sulle prime pagine dei giornali. Ecco quindi che qualcuno potrebbe pensare che un personaggio sovraesposto come la Belloni sia più adatta per qualche altro incarico. Quale? Si vocifera che potrebbe essere la poltrona di presidente dell’Eni, dove non dovrebbe essere confermata Lucia Calvosa

Un’altra casella che dovrà essere riempita è quella della direzione dell’Aisi, l’Agenzia informazioni e sicurezza interna, attualmente occupata da Mario Parente. Il quale è stato prorogato per un anno e dovrà quindi essere sostituito. Chi al suo posto? Anche in questo caso si cerca un nome che non accenda troppo i riflettori ma che rappresenti un’eccellenza per il nostro Paese. Il totonomine è già partito. 

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