Benetton ad Affari: "Per il manager d'oggi contano filosofia e studi classici"

Professione manager/ Dal Festival dell'economia a Trento la video-intervista di affaritaliani.it ad Alessandro Benetton, presidente di Edizione holding

Alessandro Benetton
Economia
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Professione manager/ Dopo Paolo Scaroni e Vera Fiorani, l'intervista ad Alessandro Benetton

Gli studi classici contano ancora per i grandi manager. A dirlo ad affaritaliani.it è il nuovo capo di Benetton, Alessandro, figlio di Luciano e presidente di Edizione holding. Dopo l’intervista all’ex capo di Eni ed Enel Paolo Scaroni e all’amministratrice delegata di Rete Ferroviaria Italiana, Vera Fiorani, Benetton interviene su “Professione manager - come si costruisce una carriera”. Il testo, dato alle stampe nel 1986 dal direttore di affari Angelo Maria Perrino e da Scaroni, è stato utilizzato al Festival dell’economia di Trento come format per interrogarsi su questi temi di grande attualità. 

Alessandro Benetton, quando esamina un curriculum che cosa la colpisce?

“Le esperienze di tipo tecnico e il know-how di provenienza sono un cancello di ingresso fondamentale per ognuno di noi perché rappresentano l’inizio della bussola verso il quale ognuno di noi vuole andare. Però poi le caratteristiche fondamentali diventano sempre più importanti quando si parla di curiosità, di empatia e di flessibilità nell’accettare un mondo che ha meno certezze di quanto non si potesse immaginare precedentemente e pensare che tante delle società di tecnologia internazionali hanno al vertice persone che hanno studiato storia antica o filosofia mi fa riflettere sul fatto che forse viviamo una fase in cui gli antichi greci dovevano risolvere i problemi senza fare un grande database. Avere una mente flessibile da qual punto di vista è molto importante”.

 

Guarda la video-intervista di affaritaliani.it ad Alessandro Benetton/ 1

 

Guarda la video-intervista di affaritaliani.it ad Alessandro Benetton/ 2

Top manager, Alessandro Benetton ad affaritaliani.it: “Uomo o donna? L’importante è che sia bravo/a”

“L’importante è che sia brava/o. Di recente nel consiglio di amministrazione di Edizione sono entrate due donne ma a me piace l’idea del direttore d’orchestra che fa suonare gli strumenti e poi sceglie senza guardare chi lo sta suonando. La figura femminile deve essere valorizzata perché merita molto di più. Non deve diventare una discriminante, le persone devono essere scelte perché adatte. Umanamente devono essere empatiche, curiose, vogliose di mettersi in discussione e con una visione di sostenibilità sociale molto spiccata”.

 

 

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