Bonomi vs l’autonomia differenziata: assist a Meloni per indebolire Salvini

Confindustria fa muro: in questo modo Meloni potrebbe utilizzare il fronte del no per tenere sotto controllo le spinte autonomiste

Di Giuseppe Vatinno
Carlo Bonomi Lapresse
Economia

Confindustria contro l'autonomia differenziata della Lega, Meloni ringrazia: l'analisi 

Carlo Bonomi, leader di Confindustria, ha avuto finora un percorso accidentato con il governo di centro – destra per quelle strane contraddizioni della Storia per cui il suo vero nemico dovrebbe essere la “sinistra”, ma ora che nel mondo non ci si capisce più nulla è invece la “destra”. Del resto l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori –baluardo della sinistra- lo fece Matteo Renzi allora segretario del Pd, dopo che per decenni c’avevano provato inutilmente Berlusconi e la stessa Confindustria.

Si chiama eterogenesi dei fini o anche “farsi gli affari propri”. La bordata contro l’autonomia Bonomi l’ha sparata ieri, ma non è la prima e non sarà probabilmente neppure l’ultima. E così a Venezia, in piazza San Marco, nell’intervento conclusivo del convegno “Transizione e sviluppo: il futuro dell’Ue e delle Regioni” ha randellato il governo o almeno la Lega:

"L’autonomia non deve essere un tema di divisione del Paese. Credo che si possa fare qualche riflessione ma l’autonomia non deve essere un tema di divisione del Paese, non possiamo permettercelo. Questo Paese ha problemi urgenti da affrontare. La lunga attesa delle riforme, peraltro, ha cambiato il mondo rispetto a quando la Costituzione ha previsto l'autonomia su 23 materie. Oggi occorre usare onestà intellettuale e chiedersi se su temi quali porti, aeroporti, produzione e trasporto di energia abbia senso ipotizzare microgestioni territoriali o piuttosto affidarle a un livello superiore".

Al che ha replicato prontamente il ministro leghista Calderoli: "Noi un confronto con Confindustria lo abbiamo già avviato e intendiamo proseguire in questa interlocuzione. Nessuno vuole spaccare alcunché: è chiaro che ogni livello di Governo rappresenta un ostacolo burocratico e con l'eliminazione di alcuni di questi orpelli di burocrazia credo che il primo ad avvantaggiarsene sia il mondo delle imprese".

Dicevamo che questa entrata a gamba tesa non è stata la prima, ma sembrava che il “meteo” dei rapporti tra Confindustria e la politica, in questo caso con il governo, fossero volti al bello dopo le polemiche inziali ma evidentemente così non è. Il tema della cosiddetta “autonomia differenziata”, nello specifico della Lombardia e del Veneto, tiene banco dalle parti di via dell’Astronomia che guarda caso si trova proprio all’ Eur a Roma vicino alla casa di Giorgia Meloni.

E qui si possono fare alcune considerazioni. Le motivazioni per cui Bonomi è critico con il governo di centro - destra non sono affatto chiare. Forse Confindustria percepisce il governo come “amico” e si aspetta molto di più di quello che finora ha ottenuto ed alza il prezzo di quello che gli sarebbe dovuto per l’appoggio elettorale. Oppure Bonomi sta semplicemente difendendo legittimamente i desiderata della sua organizzazione, dopo tutto è pagato proprio per questo, ritenendo che sia più facile trattare con un forte governo centrale che regionale.

Il risvolto interessante riguarda però il possibile utilizzo politico che Giorgia Meloni potrebbe fare o sta già facendo della contrapposizione in atto. Infatti Fratelli d’Italia è ideologicamente contraria al federalismo e all’autonomia differenziata che invece sostiene l’alleato della Lega. Si ricordi come lo stesso Giorgio Almirante nel 1970 si oppose veementemente alla introduzione delle Regioni e disse: “Saranno carrozzoni clientelari e di potere”.

Per indebolire ulteriormente Salvini la Meloni potrebbe sfruttare allora proprio Confindustria per tenere sotto controllo le spinte autonomiste in un momento in cui Salvini stesso è impegnato in un duro confronto interno con il fondatore Umberto Bossi che lo accusa di aver dimenticato i veri interessi della Lega Nord barattando “Roma ladrona” con “Bruxelles ladrona”. Quindi ora Salvini ha bisogno dell’autonomia differenziata almeno di Lombardia e Veneto, per il Piemonte il discorso è più complesso, per contrastare gli attacchi interni. E l’intervento di Venezia pare essere proprio un endorsement di Confindustria a Giorgia Meloni che non può non gradire e non ringraziare.

Infatti la leader di FdI ottiene così due vantaggi: rafforza la sua ideologia nazionalista e tiene sotto scacco il leader leghista fomentandogli l’opposizione interna, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali in Lombardia, feudi storici della Lega. Per questo Salvini ha auspicato che il provvedimento sia approvato al prossimo Consiglio dei Ministri il 2 febbraio, non casualmente a qualche giorno dal voto regionale.

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