Pensioni, quota flessibile per i 60enni. Il Reddito resta ma sarà riscritto
Tutti i nodi su pensioni, salario minimo, Flat Tax e Pnrr: fa discutere la sparizione della "transizione"
Progetto “Quota flessibile”: sessantenni in pensione con 35 anni di contributi
Il primo nodo da affrontare sarà quelle pensionistico: a fine anno scade Quota 102 e, si pone dunque il problema del superamento della legge Fornero che senza interventi sarà ripristinata in versione integrale. Le ipotesi in campo vanno da opzione uomo, che prevede una stabilizzazione di Opzione donna da aprire anche agli uomini, a quota 41, cavallo di battaglia della Lega e gradita ai sindacati, che però potrebbe essere ancorata a una soglia anagrafica per ridurne i costi. Repubblica parla di un "progetto “Quota flessibile” sessantenni in pensione con 35 anni di contributi".
La ministra del Lavoro Marina Calderone contraria al salario minimo punta a un taglio del cuneo fiscale. Altro arduo compito è trovare le risorse necessarie per la rivalutazione automatica dei trattamenti previdenziali, e la ricaduta sulla spesa pensionistica di un’inflazione che viaggia verso il 9% potrebbe essere superiore ai 25 miliardi.
Flat Tax, reddito di cittadinanza e Pnrr
Poi c'è il dossier 'delicato' della flat tax. Il programma di Fratelli d’Italia prevede l’estensione della tassa piatta per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato e l’introduzione della flat tax sull'incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti. In manovra potrebbero arrivare anche interventi sul reddito di cittadinanza, che difficilmente potrà essere ridimensionato in modo sostanziale, e sugli incentivi edilizi. Per il superbonus è molto probabile una rivisitazione del contributo.
E infine la road map del Pnrr. La tabella di marcia del Piano prevede ora che il Paese raggiunga entro dicembre altri 55 obiettivi così da poter accedere alla terza tranche di fondi, pari a 21,8 miliardi, dei quali ne saranno effettivamente erogati 19. Secondo Repubblica, "la scomparsa della parola “transizione” dalla lista dei ministeri del governo Meloni può significare due cose: che la missione sia considerata compiuta o che, cosa più probabile, il nuovo esecutivo dia scarsa importanza ai temi del clima e dell’innovazione".