Guerra Russia Ucraina, embargo sul petrolio russo? Schizzano le materie prime
L'ipotesi di uno stop all'import infiammi i prezzi del barile: Wti sale a 124 dollari al barile. Vola il gas. Corrono tutte le materie prime e i metalli
Guerra Russia- Ucraina, l'Occidente valuta di mettere al bando il petrolio russo: volano le materie prime e i metalli
"L'Occidente valuta di mettere al bando il petrolio russo mentre Mosca intensifica il massacro in Ucraina": con questo titolo, il Financial Times mette insieme la guerra economica di Usa e Ue contro la Russia e quella militare della Russia contro Kiev. L'ipotesi di un blocco del greggio russo è stata anticipata ieri dal segretario di Stato americano, Blinken, e secondo il quotidiano britannico segnala una "svolta nella politica della Casa Bianca", che finora si era mostrata contraria a ogni ipotesi di embargo petrolifero, temendone gli effetti sull'economia americana e globale, ossi difficolta' di approvvigionamento e aumento dei già galoppanti prezzi dell'energia.
Il giornale della City riporta che l'idea è stata accolta tiepidamente, se non proprio freddamente, dal governo britannico, che la giudica troppo drastica. In risalto sulla prima pagina anche l'esodo di ucraini che si fa sempre più convulso e massiccio: già un milione e mezzo di persone sono fuggite e "l'Europa deve affrontare la più grande crisi di rifugiati dalla seconda guerra mondiale".
Immediata la risposta da parte del mercato: il prezzo del greggio Brent, il punto di riferimento per l'Europa, ha raggiunto il record di 140 dollari, vicino ai massimi storici registrati nel 2008, dopo essere salito di quasi il 20% all'inizio della sessione a causa dei timori che gli Stati Uniti possano imporre restrizioni alla vendita di greggio russo.
Prima dell'apertura dei mercati azionari del Vecchio Continente, tuttavia, i prezzi del greggio Brent si sono leggermente allentati per attestarsi poco sopra i 128 dollari al barile, ancora l'8,5% sopra il prezzo di chiusura di venerdì scorso. Il greggio West Texas Intermediate (Wti), il prezzo al barile ha raggiunto 130,5 dollari, rispetto ai 115,68 dollari della chiusura della settimana scorsa. Tuttavia, prima dell'apertura europea, è sceso a 125 dollari al barile. Il divieto di importare il greggio russo ha fatto schizzare anche il prezzo del gas: ad Amsterdam le quotazioni sono schizzate a 335 euro al Mwh, con un rialzo del 74%. A Londra il prezzo sale a 795 penny al Mmbtu.
A schizzare anche il prezzo di mais e grano, dopo che l'Ucraina ha annunciatio di aver sospeso le esportazioni di alcuni prodotti alimentari. Lo ha annunciato il governo che in una nota in cui ha sottolineato che sono sospese le esportazioni di "carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale". Mentre le esportazioni di grano, mais, pollame, uova e olio saranno consentite solo con il permesso del ministero dell'Economia. I supermercati di tutto il Paese sono a corto di prodotti mentre le vie di approvvigionamento diventano piu' difficili.
Oltre alla corsa delle materie prime, non si arresta quella dei metalli con il conflitto in Ucraina sempre più aspro. Ancora in tensione il palladio che sale del 10% e si avvicina ai 3.300 dollari l'oncia. Sfiora il +4%, invece, l'alluminio a oltre i 4mila dollari la tonnellata. Ma è sempre il nichel a segnare la corsa maggiore (+25%) che con i futures sui contratti da 1.500 chili balza a quasi 38mila dollari. Tra gli altri, il rame cresce marginalmente dello 0,89%
Guerra Russia-Ucraina, Zelensky chiede il boicottaggio delle importazioni russe
Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto l'imposizione di nuove sanzioni alla Russia, il boicottaggio delle esportazioni russe, in particolare il rifiuto del petrolio e dei prodotti petroliferi, nonché il boicottaggio delle importazioni. "Se l'invasione continua e la Russia non ha abbandonato i suoi piani contro l'Ucraina, allora è necessario un nuovo pacchetto di sanzioni. Nuove sanzioni, nuove misure di sanzioni contro la guerra, per il bene della pace. Boicottaggio delle esportazioni russe, in particolare il rifiuto del petrolio e dei prodotti petroliferi dalla Russia, questo può essere definito un embargo... Boicottaggio delle importazioni in Russia", ha detto Zelensky in un nuovo discorso video.
Guerra Russia Ucraina, l'analisi della City su un possibile embargo
L'ipotizzata messa al bando del petrolio della Russia, paventata dagli Usa, colpirebbe il 5% delle forniture globali di greggio e il 10% dei prodotti raffinati. E anche se non si arrivasse a un embargo, le sanzioni già decise contro Mosca, seguito dell'invasione dell'Ucraina, hanno determinato un fuggi fuggi di imprese, investimenti e tecnologie che può comunque danneggiare le capacità di produzione russa.
Lo rileva il Financial Times in una analisi in cui avverte che le nuove impennate dell'oro nero - che oggi hanno visto il barile di Brent sfiorare brevemente quota 140 dollari, non distante dal massimo storico di 150 dollari toccato (dal Wti) nel 2008 - potrebbero essere destinate a spingersi oltre. Il quotidiano ricorda che proprio nel precedente picco dell'oro nero, nel 2008, la Russia stava per invadere la Georgia e che anche allora i paesi occidentali premevano sulla Arabia Saudita, primo produttore globale e dell'Opec, per aumentare l'offerta e cercare di contenere le quotazioni.
L'ultima crisi interviene dopo una lunga fase in cui a seguito delle scelte di transizione energetica e "green", in molti paesi gli investimenti in nuova produzione sono stati frenati e le forniture non tengono in passo della domanda. In questo modo, in un tempo relativamente breve, rileva prosegue l'FT, si è passati dalla convinzione che la rivoluzione su petrolio e gas di scisto Usa avesse creato un'era di abbondanza delle forniture a una situazione diametralmente opposta. Nelle ultime due settimane, ancor prima delle sferzate di queste ultime ore, le quotazioni dell'oro nero erano già aumentate del 25%.
Il quotidiano cita le previsioni di un analista che si spinge a ipotizzare un barile a 200 dollari. Ma menziona anche fattori sul versante opposto, in particolare la possibilità che una delle ricadute della guerra in Ucraina sia un pesante indebolimento dell'economia, che freni anche la domanda di greggio. E in più un eventuale accordo diplomatico con l'Iran sbloccherebbe ulteriori forniture di oro nero. Peraltro le impennate cadono in un quadro che alcuni, in particolare i sostenitori della transizione ecologica, potrebbero anche vedere con favore.
Ad ogni modo secondo il FT vi sono dei fattori che aumentano l'attuale imprevedibilità dei prezzi. Soprattutto il fatto che questo shock stia deflagrando in un contesto di forti stimoli all'economia, che potrebbe far pensare agli operatori che vi siano margini per assorbire altri rialzi.