Italia, arriva una recessione “light”: ecco sei motivi per essere ottimisti
I dati di Mediobanca: nel primo semestre del 2023 prevista una contrazione dell’economia, cui seguirà un rimbalzo anche di proporzioni significative
Italia, nel primo semestre arriva la recessione
A rischiare maggiormente la recessione nel primo semestre del 2023 sono Italia e Germania. Perché? Perché sono i due Paesi che dipendono maggiormente dall’energia russa. Ma, come testimonia l’ultima pubblicazione di Mediobanca presentata in occasione della MidCap Conference, non è detto che si debba andare necessariamente in questa direzione. Bisogna però prendere delle contromisure, sia a livello italiano, sia a livello europeo. Partendo da una consapevolezza: che non siamo messi così male come invece ci piace sempre pensare.
Negli Stati Uniti, ad esempio, è in atto un processo di de-industrializzazione che ha reso difficile trovare ingegneri e operai specializzati. Noi invece abbiamo filiere corte che garantiscono migliore efficienza. Biden ha messo sul piatto 300 miliardi di dollari per aiutare l’industria, ma potrebbe essere troppo tardi. Le nostre imprese, però, hanno altri problemi. Sono sottodimensionate, sottocapitalizzate e sottomanagerializzate. Insomma, servono scelte lungimiranti. Il 2023, per Mediobanca, segna il momento di essere coraggiosi, perché – dicono in Piazzetta Cuccia – un po’ d’acqua non ha mai ucciso nessuno, basta restare al coperto sotto l’ombrello.
Di più: se l’Europa ha fatto un mezzo disastro con il prezzo al gas che è stato al centro di una trattativa estenuante che poteva essere risolta rapidamente, l’Italia ha sei frecce nella sua faretra per cui poter arginare la crisi meglio degli altri. I tassi d’interesse si stanno normalizzando: la Fed ha annunciato che il rialzo dei tassi non sarà eterno e che il terminal rate per il 2023 potrebbe essere del 5,1%. La Bce ancora non ha detto quale sia il target, ma è presumibile che non si andrà avanti a colpi di 50 punti base d’incremento a volta.
C’è poi da aggiungere che il tasso di disoccupazione è relativamente basso in Europa, il che significa che i consumi rimangono vigorosi. L’inflazione dei salari è in crescita, il che vuol dire che la riduzione del potere d’acquisto è meno drammatico del previsto. La crisi derivante dallo stop alle forniture energetiche russe costerà il 2,5% del pil, ma il ritorno della Cina – che ha concluso la sua strategia no-Covid e ha riaperto le frontiere – e i supporti fiscali intorno al 2% garantiscono una capacità di resilienza.
In Italia avremo una produzione industriale stabile, con una disoccupazione vicino ai minimi storici. C’è un rallentamento degli indici del sentiment, che indicano per il futuro una breve contrazione soprattutto per quanto riguarda il consumer spending. Ma c’è il Pnrr, che permetterà di sprigionare 220 miliardi di investimenti. Da questo punto di vista è importante che si diffonda la consapevolezza che il Piano di Ripresa e Resilienza non è soltanto appannaggio delle grandi aziende che lavorano con lo Stato, ma di tutte le imprese, comprese le medie.
“Abbiamo stimato per l’anno in corso una sovraperformance – ha chiosato Alberto Nagel - del comparto delle medie imprese rispetto alle grandi aziende. Ci aspettiamo a fronte di un calo del 9% del totale degli utili del campione delle grandi imprese censito da Mediobanca in Italia una crescita del 3% relativamente al comparto delle medie imprese. Ovviamente un particolare focus è sulle aziende capaci di intercettare il consolidamento di trend secolari ovvero quelle aziende che sono impegnate nella trasformazione digitale, nella transizione ecologica e nell’efficienza energetica e che beneficeranno anche del supporto del PNRR. “
Sul tema innovazione, ha aggiunto il ceo di Mediobanca, “i temi trattati oggi hanno fatto emergere l’importanza culturale di farsi promotori dell’innovazione, inserendo risorse specializzate, facendo investimenti mirati alla trasformazione digitale perché una parte importante della crescita verrà colta solo attraverso questo tipo di cambiamento. E’ un cambiamento che richiede del tempo ma che deve essere fatto velocemente per stare al passo con altri Paesi. Nell’agenda digitale e in tutto ciò che vi ruota attorno - competenze, aggiornamento dei processi decisionali e della governance - Mediobanca svolge un ruolo di sponsor attivo nel dialogo con le medie imprese”.
L’impatto sul contesto macroeconomico della crescita dei tassi di interesse, della crisi energetica e della riapertura della Cina sono i temi al centro della quinta edizione della Italian Mid Cap Conference organizzata da Mediobanca che si apre oggi: due giorni durante i quali 28 società quotate italiane di media capitalizzazione presenteranno i propri piani di crescita a 100 investitori italiani ed esteri e che offriranno momenti di riflessione e confronto con alcuni dei principali protagonisti del comparto. L’apertura dei lavori è stata affidata a Francesca Anzeloni, Head of Mid Committee di Mediobanca
Secondo Lorenzo Astolfi, Executive Vice Chairman CIB, Head of Mid Corporate and Sponsor Solutions di Mediobanca “in questo comparto l’Italia ha da tempo superato le altre economie occidentali in termini di quantità e soprattutto di qualità delle eccellenze imprenditoriali. Dobbiamo avere consapevolezza del valore generato da queste aziende e delle sfide che è necessario affrontare per un salto dimensionale anche a livello internazionale. Il nostro compito e auspicio è quello di affiancare le nostre Mid Cap nelle loro sfide organizzative e di governance, nelle scelte strategiche e nei percorsi di finanza straordinaria, dall’upgrade delle competenze manageriali, alla gestione del passaggio generazionale così come nella valutazione delle opportunità di M&A, rendendole ancora più forti e competitive ma nel contempo preservandone il DNA familiare. Anche e soprattutto in presenza di un contesto macroeconomico di non facile lettura, restano opportunità enormi per la nostra media impresa che potrà trarre ulteriore beneficio dall’impatto della filiera corta, del crescente re-shoring e della deindustrializzazione di tante economie occidentali, perseguendo l’ambizione di diventare serbatoio produttivo di qualità del nostro continente.”