L'allarme di Intesa Sanpaolo: "Produzione industriale più debole delle attese"

A causa della frenata, una recessione tra fine 2022 e inizio 2023 rimane probabile

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Intesa Sanpaolo: "La produzione industriale in Italia peggio delle attese"

"La produzione industriale è calata per il terzo mese consecutivo a novembre: -0,3% m/m da un precedente -1,1% m/m (peraltro rivisto al ribasso di un decimo). L’output è quindi in calo di -3,7% rispetto a un anno prima, -2,6% al di sotto dei livelli toccati prima dello scoppio della guerra in Ucraina e in rotta (nel caso di una stagnazione a dicembre) per una contrazione di -1,7% t/t nel 4° trimestre del 2022". Lo afferma Andrea Volpi, economista di Intesa Sanpaolo, in riferimento al dato produzione industriale a novembre.

"Il dato è più debole delle attese (prevedevamo un rimbalzo di 0,4% m/m) - rimarca Volpi - ma lo spaccato settoriale evidenzia come in realtà la flessione sia imputabile prevalentemente al comparto energetico dove la produzione è diminuita del -4,5% m/m (-16,2% a/a) e in rotta per un calo di quasi il 7% t/t a fine 2022 influenzata dagli sforzi di risparmio energetico nonché da temperature superiori alla media stagionale che hanno verosimilmente frenato la domanda" prosegue l'economista di Ca' De Sass.

In ogni caso, "l’attività mineraria è rimasta stagnante mentre nella manifattura la produzione è rimbalzata solo modestamente, di 0,1% m/m, dopo un calo cumulato di -2,5% tra settembre e ottobre, lasciando l’output in rotta per una contrazione di -1,2% t/t nel 4° trimestre. Lo spaccato settoriale conferma la maggiore forza relativa della farmaceutica (+3,7% m/m, +6,4% a/a) ma anche elettronica (+2,4% m/m, +7,3% a/a), trasporti (+1,5% m/m, +7,3% a/a) e macchinari (+1% m/m, +2,4% a/a) registrano robusti incrementi, probabilmente favoriti dall’allentamento delle strozzature all’offerta. Si confermano invece tra i settori più deboli i comparti energivori con raffinazione (-6,1% m/m, -8,5% a/a), chimica (-2,9% m/m, -8,6% a/a), carta e stampa (-2,1% m/m, -10,8% a/a) e metallurgia (-2,1% m/m, -8,5% a/a) tra quelli che registrano le più pesanti flessioni sia su base congiunturale che tendenziale" aggiunge Volpi.

"L’industria dovrebbe aver quindi frenato la crescita del Pil a fine 2022 e non ci aspettiamo un significativo miglioramento delle prospettive per il settore nei prossimi mesi. Il recente calo dei prezzi energetici e minori rischi sul fronte delle forniture potrebbero alleggerire le tensioni sugli energivori ma le indagini di fiducia restano su livelli recessivi e indicano che gli ordinativi continuano a calare e il supporto proveniente dalle commesse inevase sta iniziando a diminuire" scrive nella sua analisi Andrea Volpi.

"Con un’industria già in contrazione, servizi dove la ripresa post-pandemica è ormai alle spalle e lo shock inflattivo pesa sulla domanda interna, costruzioni frenate dalla restrizione finanziaria e da incentivi fiscali meno generosi - evidenzia quindi Volpi - una recessione tra fine 2022 e inizio 2023 rimane probabile".

Quanto al dato di novembre, rimarca, questo è risultato "più debole delle attese (prevedevamo un rimbalzo di 0,4% m/m) ma lo spaccato settoriale evidenzia come in realtà la flessione sia imputabile prevalentemente al comparto energetico dove la produzione è diminuita del -4,5% m/m (-16,2% a/a) e in rotta per un calo di quasi il 7% t/t a fine 2022 influenzata dagli sforzi di risparmio energetico nonché da temperature superiori alla media stagionale che hanno verosimilmente frenato la domanda", conclude Volpi.

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