Nato, corsa al post Stoltenberg. Favorite le donne dell'Est, Draghi indietro

Le premier di Estonia e Lituania in prima fila, ma c'è anche l'ipotesi di una proroga del mandato con l'arrivo di Von der Leyen nel 2024. Con l'Ue a SuperMario

di Lorenzo Lamperti
Esteri

L'arruolamento asiatico della Nato

In questi giorni Jens Stoltenberg è molto impegnato. Il segretario generale della Nato si trova in Asia orientale, dove sta allargando lo spettro delle partnership dell'Alleanza Atlantica. A Seul ha chiesto alla Corea del Sud di rifornire di armi l'Ucraina, di fatto premendo per una revisione che sarebbe storica delle norme sudcoreane che impediscono l'export di armamenti verso paesi coinvolti in quel momento in un conflitto. A Tokyo, dove ha visitato una base militare, ha annunciato l'elevazione dei legami bilaterali e ha fatto presente: "Questa guerra non è solo una crisi europea, ma una sfida all'ordine mondiale".

Il tentativo di Stoltenberg è chiaro, coinvolgere i paesi dell'Asia orientale nello schema Nato in ottica anti cinese. "Pechino sta osservando da vicino e sta imparando lezioni che potrebbero influenzare le sue decisioni future. Ciò che accade oggi in Europa potrebbe accadere domani in Asia orientale", ha avvisato infatti Stoltenberg. Secondo Pechino, il disegno sarebbe quello di ufficializzare una nuova guerra fredda o persino allargare il conflitto in Oriente.

La corsa per il post Stoltenberg: favorite le donne del Baltico

Ma al di là delle visite asiatiche, nel frattempo è già iniziata la corsa a un appuntamento fondamentale per il futuro della Nato. Il prossimo settembre, infatti, scadà l'estensione del mandato di Stoltenberg da segretario generale e si dovrà dunque nominare un nuovo leader dell'Alleanza Atlantica. Un ruolo che fa o faceva molta gola anche all'ex premier Mario Draghi, attentissimo a mantenere un rapporto stretto con gli Stati Uniti e con la Casa Bianca di Joe Biden, tanto da essere premiato per la promozione dei rapporti bilaterali. 

Eppure, il favorito non sarebbe lui. Secondo Politico, il prossimo segretario generale potrebbe provenire dall'Europa orientale. Già prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, c'era un certo slancio affinché l'Alleanza scegliesse un Segretario generale proveniente dall'Est. E la guerra avrebbe rafforzato l'ipotesi di una persona proveniente da un paese come l'Estonia o la Lituania, allo scopo di far sentire maggiormente rappresentati e dunque protetti i paesi più esposti a quanto sta accadendo in Ucraina.

Di più, sempre secondo Politico ci sarebbe l'intenzione di nominare una donna. Ecco perché sembrano particolarmente calde le ipotesi della premier estone Kaja Kallas o di quella lituana Ingrida Šimonytė. I due paesi Baltici sono in primissima linea e un possibile prossimo bersaglio di Mosca nel caso la guerra si allarghi. Non basse neppure le quotazioni della presidente slovacca Zuzana Čaputová, politica decisamente europeista che con la sua nomina ha cambiato gli equilibri interni a Visegrad.

La partita però non è chiusa e i contendenti sono molti. A partire dal premier olandese Mark Rutte, che ha appena accettato il pressing degli Stati Uniti inserendo dei controlli supplementari alle esportazioni di tecnologia avanzata per la produzione di semiconduttori verso la Cina. Oppure il ministro della Difesa britannico Ben Wallace. 

L'ipotesi Ursula con Draghi alla Commissione Ue

C'è però anche un'altra strada. Sarebbe quella di una seconda proroga dell'incarico di Stoltenberg. Ma concedere al norvegese una breve proroga potrebbe far scontrare una futura decisione di sostituzione con il concorso per i posti di lavoro più importanti dell'Unione europea nel 2024, per non parlare delle imminenti elezioni presidenziali statunitensi. Circostanza che diversi alleati vorrebbero evitare.

C'è anche chi fa il nome della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La tedesca potrebbe essere sostituita alla Commissione proprio da Draghi a capo della Commissione europea dal 2024. SuperMario perderebbe così la Nato ma conquisterebbe lo scranno più alto dell'Unione europea.

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