Usa, ergastolo per Nikolas Cruz: autore della strage di Parkland del 2018

Nel 2018 Cruz entrò nella scuola armato di un fucile semiautomatico Ar-15 e uccise 14 studenti e tre membri dello staff scolastico

Esteri

Strage di  Parkland, l'accusa aveva chiesto la pena di morte, considerata una “sentenza appropriata”

Galera a  vita per Nikolas Cruz, il giovane accusato della sparatoria nel 2018 nella scuola di Parkland, Florida, in cui morirono 17 persone. Dopo il verdetto dei dodici giurati che hanno “raccomandato” al giudice la condanna all’ergastolo senza condizionale per l’autore della strage di Parkland, e non la pena di morte, l’1 novembre sarà il giorno della sentenza. Ma anche quello in cui i familiari delle diciassette vittime del liceo Marjory Stoneman Douglas racconteranno il loro dolore, come la strage ha cambiato la vita di molti e come l’ergastolo, considerata una pena non congrua, potrebbe stravolgere la loro esistenza.    

L’intervento viene visto come un tentativo estremo di convincere in extremis la giudice, Elizabeth Scherer, a rigettare la richiesta di ergastolo, per condannare a morte Nikolas Cruz. Il destino, però, sembra scritto. La “raccomandazione” di una giuria, per altro raggiunta all’unanimità, viene accolta.

Il processo, cominciato il 18 luglio, non era stato istruito per accertare le responsabilità di Cruz, ma quale fosse la pena giusta per lui: ergastolo senza possibilità di uscire, o pena di morte. Dalla lettura delle conclusioni, caso per caso, è emerso che i dodici giurati non hanno trovato elementi che potessero giustificare la pena capitale. Più di uno ha trovato che le aggravanti, come la crudeltà, non superavano le attenuanti, come l’alcolismo della madre biologica del killer e il rapporto inesistente con quella adottiva.    

Il 14 febbraio 2018, giorno di San Valentino, Cruz entrò nella scuola armato di un fucile semiautomatico Ar-15 e uccise 14 studenti e tre membri dello staff scolastico. L’accusa aveva chiesto la pena di morte, considerata una “sentenza appropriata”, mentre la difesa dell’imputato aveva chiesto di risparmiare la vita del ragazzo, ricordando come la sua mente “fosse stata danneggiata” in gravidanza a causa della madre alcolizzata. A pesare sul verdetto forse anche il parere degli psichiatri.    

Charles Scott aveva evidenziato come il killer fosse affetto da un disordine della personalità, che lo rendeva incapace di distinguere il giusto dallo sbagliato. “Non è - aveva spiegato - che non sapesse costa stava facendo, ma considerato il disordine della personalità non era una cosa a cui teneva”.

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