Cinque libri da leggere durante l’inverno 2023

Dai classici ai gialli, dalle biografie all’horror: ecco le nostre proposte per i mesi più freddi dell’anno

di Chiara Giacobelli
Libri & Editori

Da pochi giorni siamo finalmente entrati nel vivo dell’inverno, con basse temperature, pioggia e neve: il clima ideale per leggere un libro in poltrona nel comfort della propria casa, dalla quale si può partire per avventure letterarie di ogni tipo. Ecco le nostre proposte per questo inverno 2023.

1)  Anne di Green Gables di Lucy Maud Montgomery (Mondadori)

Anne di Green Gables è probabilmente una delle protagoniste femminili più amate di sempre, nonché il prototipo della ragazzina orfana – dai capelli rossi, dettaglio non insignificante – alla quale si sono ispirate centinaia di autrici dal Novecento ad oggi. È assai plausibile che molti di voi (le donne senza dubbio) l’avranno sentita nominare almeno una volta, al pari della scrittrice che la immaginò: Lucy Maud Montgomery. È per questo che Mondadori ha deciso di dedicare un libro da collezione nella collana Oscar Draghi proprio alla nostra eroina vivace, buffa e piena di vita che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di migliaia di fanciulle.

"Anne di Green Gables" di Lucy Maud Montgomery (Oscar Mondadori)

Il tomo dalle tinte verdi e rosse, arrivato in libreria sul finire del 2022, è stato uno dei libri più apprezzati, commentati, acquistati, nonché proposti dalle influencer negli ultimi mesi, motivo per cui noi oggi lo inseriamo tra i titoli da leggere durante l’inverno. Si tratta di una raccolta completa delle avventure di Anne, in quanto contiene tre sezioni: Anne di Green Gables, Anne di Avonlea e le Cronache di Avonlea. Il primo è il romanzo più celebre, uscito nel 1908 e partorito dalla fantasia dell’autrice dopo che, su un giornale domenicale, aveva notato la seguente notizia: “Coppia di anziani fa richiesta all’orfanotrofio di un ragazzo. Per errore inviano loro una ragazza”. Quale miglior spunto da cui partire per costruire in intero mondo, che un giorno sarebbe divenuto il maggiore successo editoriale della Montgomery? In pochi sanno, tuttavia, che – come spesso accade ai capolavori della letteratura – in prima battura il romanzo di Anne venne rifiutato da non pochi editori, fino a quando non capitò tra le mani di L.C. Page, di Boston. Quest’ultimo lo apprezzò al punto tale da chiederne subito il seguito, che prese vita nelle pagine di Anna di Avonlea, come abbiamo visto anch’esse contenute nel Drago della Mondadori.

Dato alle stampe nel 1909, il secondo titolo della serie vede di nuovo protagonista “la più cara e toccante e adorabile ragazzina dall’immortale Alice”, stando alle parole con cui lo scrittore Mark Twain definì Anne. Già allora la fama dei romanzi della Montgomery fu internazionale e strabiliante, tanto che in pochi anni la saga venne tradotta in oltre quaranta lingue e non si contano gli adattamenti teatrali, televisivi, cinematografici tratti da essa; tuttavia, ciò che davvero colpisce è l’immortalità di questo racconto senza tempo, in grado di apparire attuale nel primo decennio del Novecento così come nel 2023. Le motivazioni vanno ricercate nelle tematiche universali, nella figura dell’orfana-eroina che – come si diceva – divenne negli anni a seguire un elemento chiave di tanta letteratura per ragazzi, nonché di molti fantasy, ma anche nell’ambientazione immaginaria che rimanda al piccolo paese di campagna in cui il tempo sembra essersi fermato. Avonlea non esiste in alcuna mappa geografica, ma è noto che sia ispirata alla comunità di Cavendish, situata in una piccola isola a nord del Canada: fu qui che l’autrice trascorse la sua infanzia e lei stessa non nega di dovere a quella terra moltissimo in quanto a spunti, suggestioni, idee, atmosfere.

Interni illustrati di "Anne di Green Gables"

Infine troviamo le Cronache di Avonlea, che uscirono nel 1912 e sono in realtà dei racconti precedentemente pubblicati in una rivista: in questo caso i protagonisti sono Anne e altri personaggi che abbiamo già conosciuto nei due romanzi principali, cosicché si potrebbe forse parlare di una piccola raccolta di spin-off rispetto ai due testi precedenti. Il volume di grandi dimensioni – dalla cover rigida finemente lavorata e i bordi gialli, edito da Oscar Mondadori – è stato curato nei contenuti da Enrico De Luca, il quale nella sua introduzione al libro scrive: “Il ritratto che l’autrice offre della vita rurale canadese degli ultimi decenni del XIX secolo è esemplare, sin dall’esordio in cui viene tratteggiata la personalità della signora Lynde in una pagina che è un capolavoro di misurata ironia e di dettagliata precisione (…). Quando poi nella narrazione delle vicende arriva quel momento, inevitabile e al quale si giunge impreparati, in cui la commozione prende il sopravvento, l’empatia per le sorti di Anne cresce ancora di più, e a quel punto tutti i lettori sono ormai completamente conquistati”.

Lo consigliamo perché: un grande classico della letteratura arriva finalmente in libreria con una veste nuova, accattivante, da collezionare e in grado di riunire l’intera storia dell’amatissima Anne di Green Gables.

2)  Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno di Benjamin Stevenson (Feltrinelli)

Uscito ad ottobre dello scorso anno, Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno è divenuto in brevissimo tempo uno dei romanzi più acquistati e letti d’Italia, come già era accaduto in altri Paesi nei mesi precedenti. Un successo editoriale pubblicato da Feltrinelli e firmato da Benjamin Stevenson, autore alquanto acclamato e premiato a livello internazionale: dotato di una vena umoristica notevole, lo scrittore e stand-up comedian – nonché agente letterario lui stesso – ha fatto incetta di riconoscimenti importanti, mentre in Australia il suo romanzo è volato subito in cima alle classifiche di vendita. In corso di traduzione in una ventina di lingue, il suo giallo ironico e scanzonato diventerà presto una serie tv per HBO.

"Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno" di Benjamin Stevenson (Feltrinelli)

Cos’ha dunque di così speciale questo libro che ha conquistato i lettori di tutto il mondo? Partiamo dai protagonisti: in questo caso non si tratta di una o due persone, bensì una famiglia intera, assai particolare. I Cunningham sono tanto spassosi quanto pericolosi, dal momento che, come scrive l’autore, “abbiamo solo una cosa in comune: abbiamo tutti ucciso qualcuno. Mio fratello. La mia sorellastra. Mia moglie. Mio padre. Mia madre. Mia cognata. Mio zio. Il mio patrigno. Mia zia. Io”. Fuori dalle righe e in eterno conflitto tra loro, i Cunningham sono però anche uniti al bisogno; ne è prova il fatto che zia Katherine organizza una riunione di famiglia per festeggiare l’uscita di Michael dalla prigione e nessuno si azzarda a mancare, neppure il reticente narratore. Peccato, però, che proprio quel weekend viene ritrovato un cadavere a testa in giù nella neve e il protagonista Ernie non perde tempo: tocca a lui risolvere l’enigma di questo scomodo omicidio, per salvare la sua sgangherata famiglia allargata e riportare l’ordine.  

Parte da qui il giallo che si intreccia alla commedia e fa di questo libro una storia divertente, misteriosa, ricca di suspense e colpi di scena, credibile nel suo essere del tutto “inverosimile”. Gli amanti del genere riconosceranno leggendo le pagine scritte da Stevenson l’influenza dei grandi maestri – Agatha Christie e Conan Doyle in primis –, ma anche la strizzata d’occhio a una celebre opera divenuta ormai parte della cultura di massa, ben al di là della giallistica a cui appartiene: Cena con delitto. Non meno importante il rimando al Decalogo del giallo perfetto, scritto da Ronald Knox nel lontano 1929 e pubblicato proprio all’inizio del libro, come una serie di regole “assolutamente da rispettare”. Eccoci allora intrappolati in congetture e ipotesi degne di un vero investigatore – cosa che Ernie Cunningham in realtà non è, per sua stessa ammissione – al fine di portare alla luce la verità, attraverso un viaggio nel presente e nel passato ricco di perle di humor e sarcasmo.

“Io avevo ignorato di proposito le circostanze della morte di mio padre: non ritenevo meritasse la mia attenzione, dopo ciò che aveva fatto e il modo in cui era morto. Non si cade da eroi in una sparatoria con la polizia. Non è una morte gloriosa, qualcosa di cui andare fieri. È una morte da dimenticare”. E ancora: “Sapevamo entrambi che pronunciare il nome Cunningham in una stazione di polizia faceva tremare i muri. L’ultima volta che ci eravamo trovati in una stanza piena di sbirri era stato al funerale, circondati da un mare di divise blu”.

Il gioco dell’assurdo diventa tanto più efficace grazie all’utilizzo del meta-testo: sin dall’inizio la voce narrante si rivolge direttamente al lettore, chiarendogli che non sta per leggere una storia di fantasia, in quanto i fatti raccontati sono tutti accaduti realmente. A suo dire, ciò che sta per narrare è quindi la pura verità e, per confondere ancor di più il povero lettore preso all’amo, l’autore inserisce nel suo discorso elementi tratti dalla propria vita, come il fatto di leggere “un mucchio di gialli”. Così, sin dal prologo ci si ritrova a muoversi dentro più piani di realtà-finzione, mettendo in moto la macchina delle domande che – con l’evolversi della storia e l’esplodere del giallo – non faranno che aumentare a dismisura.

Lo consigliamo perché: è un giallo sui generis adatto anche a coloro che solitamente non si addentrano in questo genere. Bestseller a livello mondiale, è solo l’inizio di un divertissement destinato a continuare con l’omonima serie tv; per le serate invernali è il libro ideale per tenere alta l’adrenalina, evitando di addormentarsi davanti al caminetto acceso.

3)  Il violinista di Paulette Jiles (Neri Pozza)

L’atmosfera fredda e desolata – associabile a un clima non proprio mite e quindi perfettamente in linea con questo speciale – la si percepisce già dalla cover, che attrae lo sguardo del lettore per via di quella natura incontaminata e sfuggente che si intravede davanti a una chiesa minimalista. Sono i connotati del Texas, terra degli immensi spazi e dei grandi silenzi in cui vive l’autrice Paulette Jiles. Scrittrice, poetessa e giornalista, si era già fatta notare a livello internazionale grazie al suo primo successo Notizie dal mondo, pubblicato nel 2021 e divenuto un omonimo film con Tom Hanks; a distanza di un anno, torna in libreria per farci scoprire gli angoli meno conosciuti della storia americana con Il violinista, arrivato di recente in Italia grazie a Neri Pozza.

"Il violinista" di Paulette Jiles (Neri Pozza)

Protagonisti di questo avvincente romanzo epico sono la frontiera, il Texas per l’appunto, la guerra e la musica: quest’ultima trova la sua personificazione nel personaggio di Simon Boudlin, che con manca mai di portare con sé l’amata violino Markneukirchen; è grazie ad esso se Simon è sopravvissuto agli orrori della vita, alle armi e alla guerra di Secessione, da cui ha deciso di scappare lontano. Termina così la sua esistenza di militare e prende avvio quella di membro di un quartetto musicale, costituito da altri tre compagni più stravaganti e sognatori di lui. Ad unirli la passione per la musica, che anima le piazze e le vie deserte, le grandi pianure del Texas, le città, i luoghi popolati da uomini disperati e quelli in cui la natura domina ancora incontrastata.

Il violinista è un’epopea che, grazie al potere della musica, ci conduce per mano attraverso le pieghe meno esplorate della storia americana, scoprendone bruttezze e tesori dimenticati. Costante è anche il tema del viaggio, o forse potremmo meglio dire del vagabondare, in quell’essere parte di nessun luogo e al contempo nella capacità di animarli tutti, sentendosi a casa ogni sera in cui il carro si ferma e la festa ha inizio. È proprio in questo movimento continuo che si percepisce qua e là l’influenza della grande letteratura americana, da Furore di Steinbeck a On the road di Kerouac, seppur con un’ambientazione precedente. “Il carrettiere annuì e non fece altre domande. Simon rimase ad ascoltare le sue chiacchiere, le sue riflessioni. Un miglio dopo l’altro si imbatterono nella vecchia Mission Road e si accamparono dove altri si erano accampati prima di loro, accanto al fiume e sotto le grandi querce, così che i loro fuochi illuminavano la parte inferiore delle fronde, su fino alle cime”. Chi ha letto Furore non faticherà a trovare qualche affinità.

Lo consigliamo perché: è un bel romanzo di letteratura americana contemporanea, scritto da un’autrice che ha già raggiunto successo nel mondo intero, grazie anche alla sua prosa fluida non troppo sofisticata. Per chi ama la storia degli Stati Uniti, è anche un’ottima maniera per riscoprire eventi, luoghi e personaggi altrimenti caduti nell’oblio, grazie a un riuscito connubio di fiction e ambientazione storica.  

4)  Stephen King. Le opere segrete del re di Rocky Wood (Kipple Officina Libraria)

Cambiamo totalmente genere per accontentare anche gli amanti del thriller/noir/horror; nello specifico, ecco una perla editoriale che farà impazzire i fan di King. Pubblicato da una casa editrice indipendente – forse anche per questo ricca di titoli particolari e non main-stream nel proprio catalogo –, Stephen King. Le opere segrete del re è la traduzione italiana della quarta edizione di Stephen King: uncollected, unpublished, un saggio di Rocky Wood uscito negli Stati Uniti nel 2012. A pubblicarlo è la Kipple Officina Libraria, che in un volume dalla cover rigida gommata alquanto scenica presenta testi del tutto inediti, racconti inediti in Italia e altri scritti editi nel nostro Paese ma in versioni differenti: si tratta, di fatto, di un lavoro da veri intenditori e collezionisti, che deve aver preso a Wood non pochi anni di studi e ricerche.

"Stephen King: le opere segrete del re" di Rocky Wood (Kipple Officina Libraria)

Perché dar vita a un’opera del genere? Lo si spiega nell’introduzione stessa del libro, dove leggiamo: “Stephen Kinhg ha pubblicato più di duecento opere di narrativa (…), molte delle quali in differenti versioni. Da una ricerca emergono che esistono almeno altri cinquantaquattro lavori di narrativa di King che non sono stati pubblicati. (…) Per molti versi è stata proprio la mole della produzione di King a creare l’esigenza di questo libro”. Ciò non significa che il volume in questione, seppur corposo e molto ben fatto, racchiuda l’opera completa – o anche solo quella inedita nella sua interezza – del Re, poiché rimane tuttora difficile persino reperire e catalogare gli innumerevoli scritti firmati da una delle penne più produttive di sempre. Di certo, però, questo è un lavoro editoriale che nasce da una sincera passione, a partire da quella dell’autore Wood, sino agli editori che in tutto il mondo hanno deciso di accoglierlo, oltre ovviamente ai lettori. Non v’è dubbio che si possa trattare di una lettura interessante per chi predilige horror e thriller, ma questo consiglio letterario è più che mai azzeccato per i moltissimi fan di Stephen King presenti nel nostro Paese.

Leggiamo ancora nelle conclusioni dell’introduzione: “Il valore di questo libro sta tutto nel fornire ai “Fedeli Lettori” di King le più aggiornate informazioni riguardo a centosette opere di narrativa di King che potrebbero non aver letto e, nel caso di diversi lavori, di cui potrebbero nemmeno aver mai sentito parlare”. Prosa, poesia e sceneggiatura suddivisi per categorie, a cui si aggiungono anche delle letture consigliate e degli approfondimenti, oltre a una serie di nozioni biografiche e bibliografiche sul Re. Un saggio, dunque, ma al contempo una raccolta, un manuale, una Bibbia per gli appassionati: tutto questo e molto altro è questa singolare opera che viene aggiornata con regolarità e riedita per rimanere sempre presente nelle librerie di tutta Italia.      

Lo consigliamo perché: come si può leggere sulla cover rosso fuoco, questo libro è “un esaustivo viaggio tra inedite rarità e manoscritti ritrovati del Re della narrativa horror”. Qualcosa di unico, ancor più di valore per il fatto di appartenere a un piccolo circuito non eccessivamente commerciale.

5)  Troia di Gisbert Haefs (Beat Edizioni)

Chiudiamo il nostro speciale dell’inverno 2023 con un bel romanzo storico: Troia di Gisbert Haefs, pubblicato nella collana SuperBeat di Neri Pozza. Si tratta di un affresco completo, avvincente e ricco di dettagli in merito alla caduta di Troia, partendo sì dal racconto di Omero, ma discostandosi poi da esso per dar vita a una storia diversa. Sappiamo infatti che nell’Iliade giocarono un ruolo fondamentale gli dèi; non solo, sappiamo anche che gli uomini stessi, protagonisti di alcune imprese, sono stati tramanti dal poeta come figure semidivine, in alcuni casi persino descritti come figli di donne mortali con i principali dèi greci. È il caso di Achille, per citare il più famoso, che sin dalle prime righe si impone quale eroe incontrastato dell’Iliade. Tuttavia, per quanto il poema epico di Omero non abbia rivali e rappresenti un pilastro della letteratura, è più probabile che i fatti si svolsero in maniera assai diversa.

"Troia" di Gisbert Haefs (Beat Edizioni)

Di certezze in merito a Troia, alla guerra che vi si combatté e alla sua caduta ve ne sono molto poche, ma con un po’ d’immaginazione Gisbert Haefs – scrittore tedesco di romanzi storici, di fantascienza e gialli – ha provato a ricostruire una versione veritiera, riportando il tutto sul piano dell’umanità. Chiaramente va persa parte della poesia omerica, così come l’influenza delle forze ultraterrene su fatti e accadimenti, ma ne guadagna la storia, spogliata dal velo luminoso del mito. Ecco allora che Troia racconta un’altra versione della leggenda pervenutaci attraverso le parole di Omero, non meno ricca di particolari, ipotesi, personaggi di grande interesse, legami e motivazioni più terrene.

Il libro è ambientato nel VI secolo a.C., quando l’ateniese Solone – durante un viaggio in l’Egitto – cerca di far luce sui propri antenati; lo aiuta in questo compito il saggio fenicio Ahiram, che insinua nella sua mente il primo dubbio: e se queste entità superiori narrate da Omero non fossero mai esistite? È da qui che prende avvio una nuova, alternativa ricostruzione storica, in cui il giallo e la verità si intrecciano per dar vita a un’opera di un certo spessore, tanto culturalmente quanto stilisticamente. Colpisce in particolar modo l’ironia che suscita il saltar fuori delle bassezze umane, specie quando le motivazioni e le strategie degli eroi a noi ben noti non possono più essere viste nella stessa ottica. Ne è un esempio emblematico il prode Ulisse, che Omero scelse addirittura come protagonista per il suo successivo poema epico. Leggendo da Troia: “Il numero dei leoni? Ah. Volete dunque dire che Odisseo, il nobile principe di Itaca, scaltro, astuto e ingegnoso, abbia pensato al bottino? Al fatto che una quantità minore di leoni principeschi significa che ogni singolo leone ottiene una porzione più grande della preda abbattuta? Anche il leone di Itaca? Non ci sono leoni a Itaca, o flessuose. È questa la verità. La mia verità”. Il mero calcolo dell’avidità è la variabile che Omero non aveva preso in considerazione, o con tutta probabilità aveva volutamente tralasciato.

Il libro si conclude con delle interessanti appendici. Haefs inserisce infatti alcuni passi tratti dal Timeo e dal Crizia di Platone, rielaborati e abbreviati, dando quindi prova al lettore di quanta ricerca storica, letteraria e filosofica si nasconda dietro a un volume del genere; segue un accurato approfondimento dello sfondo storico, per permetterci di capire al meglio l’epoca, gli eventi e ciò che esiste di documentato, in un contesto internazionale che riguarda il mondo fino al allora conosciuto. È proprio in questa interessante parentesi che l’autore ci ricorda qualche dato fondamentale su Omero, a cominciare dal fatto che egli scrisse i suoi poemi quasi cinquecento anni dopo lo svolgersi della guerra e della caduta di Troia, pertanto nessuno dei suoi scritti – per quanto magistrali – possono essere considerati delle fonti storiche attendibili. Prima della chiusura definitiva troviamo poi un comodo elenco dei personaggi principali – alcuni dei quali dichiaratamente immaginari – e un glossario per le parole di più difficile comprensione. Ed è così che si conclude un’opera originale, stimolante sotto molti punti di vista e di certo unica nel suo genere.

“Nelle gesta degli dèi e degli eroi vediamo le leggi che loro infrangono e che noi dobbiamo rispettare. Noi, che non siamo né dèi né eroi. Forse abbiamo inventato tutto questo per avere un fondamento al vivere comune. Un sogno che ci aiuta a vivere. Se dovessimo mai scoprire come sono andate davvero le cose… avrei paura del risveglio”.      

Lo consigliamo perché: è un’ottima opera di narrativa per chi ama il genere dei romanzi storici, trattando il tema sempre affascinante della guerra di Troia e della sua caduta da un punto di vista alternativo, mescolando la verosimiglianza storica alla fantasia.   


 

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