Economist: "Benvenuti a Britaly, instabilità e bassa crescita come in Italia"

Dopo il paragone tra Boris Johnson ("Borisconi") e Berlusconi, accomunate anche Liz Truss (con tanto di spaghetti) e Giorgia Meloni

La discussa copertina dell'Economist
Politica

Gran Bretagna come l'Italia, Economist: "Welcome to Britaly"


"Benvenuti a Britaly". L'Economist mette in copertina Liz Truss vestita da gladiatore, che brandisce una forchetta con gli spaghetti arrotolati per sostenere come la Gran Bretagna assomigli sempre di più all'Italia dell'instabilità politica, della bassa crescita e 'sottomessa' allo spread.

Dopo aver ricordato che la premier britannica e il suo ex cancelliere dello Scacchiere, Kwasi Kwarteng, licenziato dopo 38 giorni, sono stati tra gli autori di un saggio intitolato "Britannia Unchained" nel quale usavano l'Italia "come monito", il settimanale prima snocciola una serie di dati per cui non si può paragonare il Regno Unito al nostro Paese.

Poi, sottolineato che "la Gran Bretagna non è una verità statistica", l'Economist avverte che il Regno Unito "si è avvicinato molto all'Italia in tre modi".

"In primo luogo, e ovviamente, l'instabilità politica che prima contraddistingueva l'Italia ha completamente contagiato il Regno Unito. Dal 2015, la Gran Bretagna ha avuto quattro primi ministri (David Cameron, Theresa May, Boris Johnson e la signora Truss), come l'Italia. È probabile che i due Paesi procedano di pari passo nel prossimo futuro. Giorgia Meloni dovrebbe prestare giuramento come nuovo primo ministro a Roma, il futuro della signora Truss non potrebbe essere più precario".

"In secondo luogo, proprio come l'Italia è diventata il giocattolo dei mercati obbligazionari durante la crisi dell'eurozona, ora sono loro a comandare visibilmente in Gran Bretagna", denuncia il giornale, che paragona il licenziamento di Kwarteng, a causa della reazione dei mercati al suo mini budget, alla fine di Silvio Berlusconi nel 2011 dopo essersi scontrato con Bruxelles e Berlino. "Proprio come gli italiani si preoccupano dello spread tra i titoli di Stato di riferimento e i Bund, così i britannici hanno avuto un corso accelerato su come i rendimenti dei titoli di Stato influenzino tutto, dal costo del mutuo alla sicurezza delle loro pensioni", scrive l'Economist.

Da Boris Johnson a Silvio Berlusconi, da Giorgia Meloni a Liz Truss, Economist: "Welcome to Britaly"

Infine, e questo è il terzo elemento che avvicina i due Paesi, "il problema della bassa crescita della Gran Bretagna è diventato più radicato. La stabilità politica è un prerequisito per la crescita, non un qualcosa che è bello avere. I governi italiani faticano a portare a termine qualcosa; lo stesso vale per le amministrazioni brevi in Gran Bretagna. Quando i cambi di leader e di governo sono sempre dietro l'angolo, la pantomima e la personalità sostituiscono la politica. Johnson è stato soprannominato "Borisconi" da alcuni; continuando ad aleggiare sulla scena politica, potrebbe rendere questo paragone ancora più netto".

Nel "caotico" contesto britannico "si sta rafforzando l'ipotesi di elezioni generali anticipate", ma "le elezioni non hanno risolto i problemi dell'Italia", ricorda il giornale. Per quanto ci sia "motivo di essere più fiduciosi per quanto riguarda la Gran Bretagna, dove l'instabilità politica è ormai una malattia di un solo partito". "I Tories sono diventati quasi ingovernabili, corrosi dalla Brexit e per la stanchezza di 12 anni di potere. La signora Truss ha ragione nell'individuare nella crescita il problema principale della Gran Bretagna.

Tuttavia - chiosa l'Economist - la crescita non dipende da piani fantasiosi e da grandi colpi di scena, ma da un governo stabile, da una politica ponderata e dall'unità politica. Nella loro attuale incarnazione, i Tories non sono in grado di fornirla".

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