Governo, con il decreto migranti Meloni colpisce finalmente gli scafisti

Per attuare questa rivoluzione la premier ha prima dovuto costruire il consenso. Lo ha fatto parandosi la sponda cattolica con una inedita “alleanza": il Papa

L'opinione di Giuseppe Vatinno
Politica

Decreto migranti, i provvedimenti sugli scafisti che la sinistra vorrebbe "oscurare"

La sinistra sta cercando di intorbidire le acque sul decreto legge da poco approvato dal governo. Si dice che è nebuloso, complesso, poco intellegibile o addirittura inefficace con affermazioni che sfiorano il ridicolo e dimostrano anche profonda disonestà intellettuale. Dunque proviamo a sintetizzare, in maniera chiara e coincisa, quali sono i provvedimenti principali in pochi punti.

Il primo è che le pene per gli scafisti sono aumentate fino a 30 anni. Si introduce il nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”. Gli autori ora possono essere perseguiti anche all’estero. Secondo: le procedure per le espulsioni sono semplificate. Si elimina la necessità di convalida del giudice di pace per l’esecuzione dei decreti di espulsione disposti a seguito di condanna. Terzo: si è introdotta una gestione ordinata dei flussi regolari.

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La cifra del decreto è quella di colpire selettivamente gli scafisti, i mercanti di uomini che lucrano sulla vita. È un cambiamento strategico non di poco conto nella politica di centro – destra che finora è stata sempre concentrata solo sui migranti e non su chi li portasse fino al largo delle nostre coste. Non c’è il blocco navale che la Meloni aveva preconizzato in campagna elettorale ma ci sono finalmente misure efficaci e chiare. Il decreto legge è operativo da subito ma ora occorrerà trasformare questi tre punti in azioni concrete da esplicarsi nel concreto, visto che il numero degli sbarchi sta aumentando in maniera preoccupante. Occorrerà quindi ora inverare i tre punti a livello ministeriale e poi a livello operativo, un procedimento complesso che andrà attentamente presidiato. Questo decreto è chiaramente un provvedimento d’urgenza, atto, come detto, a tamponare il contingente. Tuttavia dal governo si è fatto trapelare, nel contempo, anche la possibilità che la legge Bossi – Fini che regola queste cose sia cambiata.

Decreto migranti, la rivoluzione di Meloni sugli scafisti e l'alleanza con il Papa

Per attuare questa rivoluzione la Meloni ha però prima dovuto costruire il consenso ad essa. Lo ha fatto parandosi la sponda cattolica con una inedita “alleanza” con il progressista –in realtà peronista- Papa Francesco. Un alleato che pesa in maniera determinante nell’Occidente cristiano. Lo ha fatto poi spostando finalmente il focus dai migranti agli scafisti, un cambiamento non di poco conto contro cui nessuno può essere in disaccordo. Non lo può essere l’Unione europea che ha dovuto appoggiarlo, non possono esserlo i cattolici che lo applaudono, non possono esserlo le opposizioni che infatti lo condividono a parte alcuni improvvidi strilli dei soliti, come Gaetano Pedullà, ex direttore di destra de Il Tempo poi riconvertitosi al progressismo ai tempi dei giallo – rossi.

Dunque la Meloni ha agito con intelligenza tattica e sagacia strategica in una situazione ancora emergenziale con il numero di sbarchi in aumento esponenziale ma finalmente si è fatto qualcosa di concreto. Un inizio, ma anche e soprattutto un segnale che “qualcosa è cambiato”.

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