M5s, Bianchi perde e se ne torna in Rai. La stoccata di Mr Raggi contro Conte

Dopo la sconfitta alle Regionali nel Lazio, Bianchi se ne torna in Rai dimettendosi da consigliera. La stoccata di Severini contro il leader del M5s

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Regionali Lazio, la candidata M5s Donatella Bianchi perde e lascia la carica di consigliera. E Andrea Severini lancia la stoccata a Conte

Il marito di Virginia Raggi, Andrea Severini, esterna e si leva più di un sassolino dalle scarpe, anzi un masso. Lo fa dal suo profilo Facebook, dove tra post contro le mascherine, elogi dei cinghiali (fortunatamente per lui) ancora operanti, critiche contro “il popolo delle ZTL” (leggi la Schlein), ammolla una bombetta post elettorale a scoppio ritardato niente male. Il titolo è eloquente: “Si è comportata come una Calenda qualunque…”. Il riferimento è a Donatella Bianchi, candidata M5s alla Regione Lazio che, dopo la sconfitta, ha dato le dimissioni da consigliera per tornare a svolgere il suo lavoro.

L’inizio ha il registro stilistico del rammarico, con spunti di pessimismo leopardiano: “È notizia di ieri che la candidata alla presidenza della Regione Lazio, Donatella Bianchi, abbia dato le dimissioni da consigliera facendo subentrare il primo non eletto, Zuccalà. Era prevedibile purtroppo, quando si scelgono questi personaggi, il risultato è questo. Migliaia di voti buttati nel cestino, rispetto per chi ha creduto in Lei pari a ZERO. Non basta un volto noto caro Giuseppe Conte, non basta prendere il ‘famoso’ di turno, servono persone che siano credibili”.

Poi si passa al registro narrativo del familismo con una intemerata contro il Pd (definito “osceno”) ed una accusa di “poca serietà” alla Bianchi stessa: “Non vorrei fare un paragone con chi mi è vicino, ma la differenza è evidente. C’è chi ha perso ed è rimasto al proprio posto per onorare la fiducia di migliaia di persone e chi invece è fuggito. Cara Bianchi, si è comportata come un Calenda qualunque, poca serietà in questo. Se non si capirà che il Movimento dovrà tornare alle origini, senza specchietti per le allodole e senza doppie facce piano piano lo scollamento con le persone sarà definitivo. Non si può più scimmiottare il PD, anche perché il PD già esiste e farne una copia (ancora più oscena) non ci porterà da nessuna parte”.

Non sappiamo quale sia il livello di arguzia politica dell’ex first man ma ci voleva poco a capire, anzi la Bianchi lo aveva pure detto tra le righe, che in caso di sconfitta sarebbe tornata a fare la presidentessa del Parco delle Cinque Terre e si sarebbe comunque tenuta il suo posto in Rai. Infatti non si era dimessa.

E bene ha fatto la Bianchi a tenersi alla massima distanza possibile da Virginia Raggi dopo il clamoroso tonfo elettorale con cui gli elettori romani hanno punito l’ex sindaca per la sua gestione di Roma. Anzi è stato probabilmente proprio il temuto “effetto Raggi” a bruciare la Bianchi che ha continuato a pagare per lei.

Non sappiamo neppure se dietro questo post ci sia la mano della Raggi ma la cosa è plausibile. I temi ci sono tutti: dall’attacco a Giuseppe Conte, il capo del Movimento che ebbe l’ardire di non farla candidare in Parlamento, all’attacco al progetto strategico del “campo largo” con il Pd che l’elezione della Schlein ha fatto tornare di attualità. Certo che è strano che i Raggi’s se la prendano con il Pd e poi lei si tenga ben stretto il posto di Presidente della Commissione capitolina Expo 2030, che gli è stato dato proprio dal sindaco Gualtieri che del Partito democratico è noto esponente.

Si dirà che sono le contraddizioni del potere, però un po’ di coerenza non guasterebbe. Un proverbio infatti dice che non è bello né elegante sputare nel piatto in cui si mangia. E poi hai visto mai? Magari i Raggi’s fanno come gli Obama’s e ci ritroviamo Severini candidato. Mai dire mai. È la storia delle grandi dinastie.

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