Primarie Pd, Zinga e Bettini verso la Schlein, ma attenti a D'Alema e Bersani

Retroscena/Perché gli ex "scissionisti" di Articolo 1 possono giocare un ruolo decisivo, con un occhio alla futura alleanza col M5S

Di Lorenzo Zacchetti
Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema
Politica

Schlein in recupero sul favorito Bonaccini, grazie a sostegni di peso

Più scricchiolii che tonfi, più sospiri che toni urlati. Sotto la cenere di un congresso Pd che proprio non decolla covano grandi manovre, ma esteriormente se ne vedono solo alcuni riflessi. Ad esempio la mossa di Goffredo Bettini, che presenta (di nuovo) il suo libro “A sinistra da capo” (Paper First, 304 pagine, 18 euro) con Elly Schlein, alla quale riserva parole al miele: “I candidati alla segreteria oggi dicono che sono nuovi e che io, D’Alema, Bersani e Orlando siamo vecchi da rottamare, perché arrivano i giovani. In questo senso, l’unica che può dire qualcosa è Schlein, perché francamente gli altri sono abbastanza vaccinati nelle fattorie del Pd”.

Non è un endorsement, però ci si avvicina parecchio. Ma non avevamo detto che Bettini avrebbe evitato di schierarsi platealmente e che la sua collocazione ideale sarebbe stata a metà strada tra Schelin e Cuperlo, con un feeling particolare per quest’ultimo? Certo, ma bisogna leggere tra le righe. Non a caso Bettini cita D’Alema e Bersani, i due soci della vecchia “ditta” che nelle ultime ore sono stati corteggiati sia da Bonaccini che da Schlein. L’apertura di Cuperlo e De Micheli nei loro confronti è ovvia, visti i loro trascorsi.

Bettini fa i nomi degli “scissionisti” accanto a quello di Orlando, che da tempo si è posizionato su Schlein con buona parte della sua corrente. Una fetta rilevante di Articolo 1 invece andrà proprio su Cuperlo, ma i due leader storici devono ancora pronunciarsi e in un congresso nel quale si prevede una partecipazione molto bassa, la loro influenza può essere decisiva. Per questo, essendo ormai maturata la decisione di rientrare nel Pd, D’Alema e Bersani vogliono farlo dalla porta principale, scommettendo sul cavallo vincente per spostare con decisione verso sinistra l’asse del partito. D’altra parte, è noto che soprattutto D’Alema è sempre stato piuttosto scettico sulla fusione con la componente cattolica, più figlia di una tattica del tempo (l’avversione a Berlusconi, ça va sans dire), che di una strategia di lungo termine.

Oggi l’orizzonte al quale guardano i “grandi vecchi” del progressismo è il Movimento Cinque Stelle e tra i due favoriti la candidata meglio disposta verso il partito di Conte è ovviamente Schlein. Anche così si legge l’avvicinamento di Zingaretti, che sul tema la pensa esattamente come l'amico Bettini e che coi grillini ha governato a lungo nel Lazio, pur senza riuscire a lasciare il patto in eredità a D’Amato. Il peso degli “ex”, quasi non più tali, può essere rilevante, come ha capito benissimo anche Bonaccini. Da qui l’apertura ai revenants che però si guardano intorno, sornioni, senza precludersi alcuna possibilità. Dopo sei anni di autoesilio, vogliono preparare un rientro in grande stile.

 

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