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L'avvocato del cuore
Coronavirus e diritto all'istruzione: quali sussidi? L'avvocato risponde

In questo difficile momento di emergenza, i miei collaboratori e io abbiamo deciso di esservi vicini, in tutti modi nei quali ciò è possibile, per risolvere rapidamente i Vostri problemi. Quindi anche su Affaritaliani.it. È brutto per noi pensare che siete chiusi a casa, senza possibilità di risolvere problemi (importanti e non), nella convinzione che tutti gli Studi legali siano chiusi. In realtà sappiate che quasi tutti gli avvocati stanno cercando di lavorare e, così, di essere vicini ai loro Clienti, via telefono e via email. Per esempio, noi le consulenze le svolgiamo tramite Skype previo appuntamento da prendere mandando un’email all’indirizzo della segreteria. Indirizzo email e numeri telefonici li trovate sul nostro sito. Potete anche scrivere domande brevissime all’indirizzo email segreteria@abdp.it e qui su Affaritaliani.it Vi daremo le risposte. Tutti i giorni. 

LA LETTERA - “Il diritto all’istruzione ai tempi del Covid-19”

“Caro avvocato, sono un’impiegata single che lavora in regime di smart working e sono madre di due bambini di nove e sedici anni. In questo periodo mi trovo in grande difficoltà perché sento di non avere le competenze adeguate per seguirli nello svolgimento dei loro compiti. Inoltre, possedendo un solo computer, non riusciamo a svolgere contemporaneamente tutte le nostre attività. Mi sembra, tuttavia, di ledere il diritto all’istruzione dei miei figli. Il Governo ha previsto dei sussidi che siano di supporto a una situazione come la mia?”

Ogni ambito della nostra società sta vivendo da qualche settimana le gravi conseguenze delle restrizioni imposte dal Governo a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19. Ciascuno di noi sta sperimentando contesti totalmente inaspettati ed è inevitabilmente chiamato a dare, sia in ambito professionale sia in ambito interpersonale, risposte del tutto nuove rispetto agli schemi consolidati, ai quali era abituato fino a poco tempo fa. Questo disagio è fortemente aggravato dallo stato d’animo di apprensione e preoccupazione conseguente al bombardamento mediatico e alle lecite paure che stanno attanagliando ognuno di noi, intaccando la sfera più intima del diritto all’autodeterminazione.

Se tutto ciò risulta essere una dura prova di resistenza per il mondo degli adulti, immaginiamo che cosa possa rappresentare per i nostri bambini e adolescenti. Non si tratta semplicemente della privazione degli spazi fisici (scolastici ed extrascolastici) nei quali i nostri bambini/ragazzi sperimentano quotidianamente esperienze formative e sociali (oratori, centri ludici, centri sportivi e ricreativi) ma di un vero e proprio sovvertimento e mortificazione dei rapporti di interazione tra i bambini stessi e, ancora di più, tra i bambini e gli adulti. Ad aggravare la situazione si è aggiunta l’inevitabile privazione degli spazi nei quali i bambini avevano l’opportunità di sperimentare e coltivare forme di autonomia lontani dallo stretto controllo genitoriale. A causa dell’enorme vuoto generato dalla chiusura degli istituti scolastici, sportivi, religiosi e ricreativi, si stanno profilando scenari del tutto sconosciuti negli equilibri familiari, chiamando il concetto di genitorialità a estendersi in ambiti del tutto nuovi.

Questo evento si è realizzato nel pieno dell’anno scolastico, senza alcun preavviso o margine di pianificazione. La brusca interruzione del percorso formativo ha imposto la radicale rimodulazione della figura genitoriale. Mentre in passato la nostra società aveva già sperimentato forme di lavoro a distanza, il tema della didattica digitale si è trovato con l’emergenza Covid-19 praticamente al punto zero. Era sacrosanto quanto affermato dal Ministro dell’Istruzione Azzolina “mettiamo al centro i diritti dei ragazzi. Nessuno sarà lasciato indietro” ma, con quale fondatezza possiamo affermare che tutto ciò sia realmente avvenuto fino a oggi? Nella maggior parte dei contesti familiari, genitori privi delle competenze formative specifiche per supportare, assistere e verificare il prosieguo dell’iter didattico dei propri figli si sono trovati a dover colmare l’improvvisa assenza degli insegnanti.

Nonostante gli innumerevoli tentativi, fino a oggi, affidati alla lodevole ed esclusiva iniziativa del singolo docente, più che a una reale risposta organica e programmatica, il “sistema scuola” è stato duramente messo alla prova. E lo bocciamo senza appello. Perché non si è messa a disposizione la televisione? C’è in tutte le case e gli insegnanti avrebbero potuto collegarsi ogni giorno, per tutto il giorno, per tutti gli anni scolastici. Il passaggio innaturale dall’aula-istituto scolastico, emblema di uguaglianza e neutralità economico-sociale, alla smisurata varietà dei differenti contesti abitativi, invece, ha già di per sé determinato una disparità tra gli alunni; evidente sia in termini di fruizione fisica degli spazi domestici sia in termini di disponibilità dei supporti informatici (hardware, connessione ad internet, necessità di condivisione familiare di un unico computer).

Sebbene l’andamento della curva epidemica lasci intravedere una possibile risoluzione entro alcuni mesi e dato ormai per assodato che l’attuale anno scolastico molto probabilmente non vedrà il ritorno degli alunni nelle aule, lo scenario attuale impone, quindi, una profonda riflessione a lungo termine sull’intero sistema formativo scolastico e sul rapporto genitori/scuola. Solo con un’attenta e lungimirante pianificazione, che consideri anche finanziamenti straordinari per le azioni didattiche ed educative, si potrà realmente realizzare l’obiettivo che “nessuno sarà lasciato indietro”, anche in situazioni emergenziali, garantendo, nelle diverse forme possibili, una scuola per tutti, che mantenga al centro i ragazzi. Le Sue domande, Signora, sono quindi più sacrosante delle parole del Ministro, rimaste lettera morta.

Avvocato Daniela Caputo
Studio legale Bernardini de Pace

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