Appendino e il naufragio di Torino. Qualche ombra sul futuro del grillismo
La caduta di Torino è l’inizio della fine del Grillismo?
C’è qualcosa di tragico nella storia recente e nella cronaca contemporanea della città di Torino, un tempo regina e dominatrice del Dio Metallurgico ferito nell’onore, diciamo che da qualche tempo annaspa tra dinieghi di ogni tipo e tentativi di darsi una autonomia politica alternativa al resto del paese che, oggi sembra pesantemente naufragata.
Non si tratta di fare o non fare iniziative,mostre o altro,abbiamo capito che la Sindaca non ama spendere denari in cultura,visti i tagli alle grandi mostre programmate,ma di ritrovare un minimo di buon senso per coniugare un modello archeo-ambientale, con il respiro post- industriale.
L’ultima in ordine di tempo,dopo la spericolata autoesclusione su Olimpiadi(non servono e non ci interessano),Salone del libro(la convivenza con Milano non è stata positiva anzi),ora giunge il passaggio nella famelica capitale lombarda del simbolo stesso della città:l’Automobile che, vivrà nuove stagioni, sicuramente di successo, sempre nella partner del cosiddetto MI-TO.
Questa sigla ci appare molto sbilanciata verso il MI e troppo esausta sul TO(no-TAV,no- Auto,no Mostre,NO-NO),ora ci si mettono gli assessori vetero-rivoluzionari, che sulla TAV avevano già preso una posizione,a prescindere da qualsiasi verifica,speranzosi in una grandinata provvidenziale per far fallire il Salone, al Valentino.
L’Appendino annaspa,si contorce violentemente,ma pochi sono in grado ormai di salvarla da questo mare in tempesta,da questa nuova ondata di integralismo talebano,francamente frutto di improvvisazione che di strategia politica, dalla “decrescita felice” si è passati,come dice il nuovo Governatore alla “decrescita infelice”.
Le due città Torino e Roma governate dalle due Stelle Grilline,sembrano scivolare verso una deriva sociale, culturale e ideale che rende difficile immaginare una qualsiasi forma di ripresa, e se questo è il modello del Grillo,i giochi al ribasso sono pronti,c’è solo da trovare una exit strategy, e di Roma parleremo presto.
Di Torino ormai solo alla prossima indecisione,e come si sa con il terrore giacobino neppure Robespierre e durato tanto, facciamo dunque gli auguri agli amici torinesi perché trovino una strada qualunque per fare qualcosa,a piacere,ma qualcosa.
Dire sempre di no è stata per secoli la scorciatoia più facile,per chi non ha idee, e per chi non è mai avute,meglio andarsene prima che l’antica capitale sabaudia diventi un punto qualsiasi, nella grande periferia milanese del futuro.
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