Coronavirus, la comunità internazionale imponga sanzioni alla Cina
Pechino ha responsabilità sulla insorgenza di Covid-19 e sembra abbia mentito sul numero delle vittime
Pare che ai cinesi piaccia il sapore selvaggio degli animali esotici: civette, zibetti, pipistrelli, animali e uccelli vari venduti, macellati o vivi, nei mercati dei villaggi e delle città del popoloso paese dell’estremo oriente. Covid-19, che sta distruggendo le nazioni dell’occidente, al pari di una guerra, ha preso il via in un mercato di Wuhan. La sua antesignana, la Sars, in uno di Canton, nel 2002.
L’altra notizia è che sembra che Pechino, regime totalitario e come tale non trasparente, abbia mentito sul numero dei morti a Wuhan: non sarebbero stati, come sostenuto dalle autorità, 2.500, ma, secondo altre fonti molti molti di più: fino a 40.000, ciò anche valutando il gran numero di urne funerarie utilizzate per la conservazione delle ceneri dopo la cremazione dei cadaveri (il primo caso fu segnalato il 27 dicembre).
Due errori rilevanti. Il primo è la responsabilità della insorgenza del virus. Chi se non uno Stato sovrano ha il dovere di garantire le condizioni igieniche e sanitarie del proprio paese? In questo caso doveva essere la Cina. Il secondo sbaglio è quello di aver probabilmente mentito sulla pericolosità di Covid-19, impedendo al resto del mondo di prepararsi, consapevolmente e per tempo, alla pandemia. Una cosa sono 2.500 morti, altra 40.000… in una città di 11 milioni di abitanti.
Se come pare certo la Cina non pagherà di propria volontà i danni, la comunità internazionale potrebbe indirettamente imporglielo, ossia comminando sanzioni commerciali e stabilendo limitazioni e più controlli nel traffico delle merci e negli spostamenti delle persone in uscita dai suoi confini. Diversamente, l’espansione economica cinese - aggressiva, innaturale e sleale (comunismo e liberismo sono incompatibili) - avrà ancora più strada spianata sia durante che dopo la pandemia.
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