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Lo sguardo libero
Dai gelati alla carezza del Papa, le incertezze della Chiesa di Francesco

Al Centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa dove la Caritas ospita i migranti della nave Diciotti – da cui se ne sono andati senza problemi ben 50, che ora vagano per l’Italia - l'Elemosiniere del Papa, il cardinal Konrad Krajewski   dona a tutti i presenti un'immagine di Francesco e dei gelati per fare festa. "Non vogliono raffreddare i cuori", ha detto scherzando: "Tutto il contrario. Sono un piccolo segno della carezza del Papa per loro".

Indubbi sono il bene che fa la Chiesa e ancor più la sua funzione spirituale, ma questo episodio sembra il corrispettivo dei sacchi a pelo bianchi donati dal Pontefice ai senza tetto di piazza San Pietro una notte dello scorso inverno.

È anche vero che pure queste due vicende sono altro dalla impropria visione catto-comunistoide… e in proposito è indicativo quanto detto dal segretario della Cei (Conferenza episcopale italiana) Nunzio Galatino nei giorni scorsi: “Io comunista? Seguo il Vangelo”, dal momento che il primo messaggio di Cristo è l’immortalità dell’anima.

Che cosa rimane a chi non ha niente dopo un gelato o una notte trascorsa in un sacco a pelo bianco? Detto altrimenti: tale atteggiamento sembrerebbe la declinazione del pensiero gesuitico – Francesco è il primo Papa della storia dell’ Ordine fondato da Ignazio di Loyola – ossia della Chiesa intesa come “volontà pura”.

A ciò si aggiunga l’autogol dei migranti fuggiti dal Centro della Caritas, con la Chiesa che nel caso specifico si è rilevata inaffidabile per lo Stato italiano, che deve difendere i propri confini, la propria democrazia e garantire la circolazione dei cittadini stranieri che ne hanno diritto. E’ vero, come si è giustificato il Direttore della Caritas italiana Don Francesco Soddu, che la struttura non è una prigione, ma a questo punto si poteva fin da subito farli sbarcare da clandestini.

Rivelatrice, non si capisce quanto consciamente, la citazione del Cardinal Krajewski alla consegna dei gelati (“Sono un piccolo segno della carezza del Papa per loro”) del Discorso della Luna di Giovanni XXIII, vero Papa-poeta, pronunciato a braccio l'11 ottobre 1962, dalla finestra del palazzo Apostolico del Vaticano: “Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza”.

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