La finanza internazionale - il quinto potere - sta col Governo Conte
I mercati sono un fatto imprescindibile, come la democrazia o la libertà di espressione
La finanza, come da tempo noto, è il quinto potere. Basti leggere il romanzo “Bel Ami” di Guy de Maupassant, pubblicato nel 1885. Non sembra non possa che essere considerato positivo che la soluzione della crisi di Governo e l’incarico assegnato a Giuseppe Conte siano felicemente accolti dai mercati. Piazza Affari è in crescita, lo spread Btp/Bund in calo e il rendimento Btp decennale sotto la soglia psicologica dell’1%.
Che la finanza segua i tre poteri costituzionali (legislativo, esecutivo e giudiziario) e la stampa è un fatto imprescindibile, come lo sono la democrazia o la libertà di espressione. Certo, a entrare nel dettaglio, moltissimo (quasi tutto) va rivisto. E questo è compito della politica, che fa le leggi: l’accesso alla politica ai super ricchi, il condizionamento e il ricatto della finanza sulla sovranità degli Stati, la disparità nella distribuzione della ricchezza che aumenta, le nuove forme che sta assumendo la globalizzazione, l’idea di sviluppo e lavoro alla luce della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, l’adito agli strumenti finanziari e alla digitalizzazione, l’equa tassazione e i paradisi fiscali.
Non a caso nel suo discorso dopo l’ accettazione (con riserva) dell’ incarico, Conte ha parlato – oltre che di un abbozzo di programma e di metodo (basato sui principi costituzionali) - di economia, prima di tutto: la congiuntura con la crisi della Germania, la guerra dei dazi Usa-Cina, la sessione di bilancio autunnale, l’evitare l’aumento dell’Iva, la tutela dei risparmiatori, la lotta all’evasione fiscale (“Meno tasse, ma le paghino tutti”), la competitività del sistema Paese, il lavoro e i giovani, il via della nuova legislatura dell’Unione europea e della Commissione.
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