Salvini fa bene a temere l’accordo di Governo M5S-Pd
L' alleanza tra le organizzazioni di Di Maio e Zingaretti sembra più naturale di quella che sostiene l’attuale Esecutivo
Matteo Salvini teme un governo M5S-Pd, preconizzato dal fatto che i due abbiano votato insieme il nuovo commissario europeo Ursula von der Leyen. “Hanno tradito il voto degli italiani – ha affermato il leader della Lega. - In Europa sono già al governo col Pd”. Il plausibile accordo tra il movimento guidato da Luigi Di Maio e il partito di cui è segretario Nicola Zingaretti si baserebbe su un ossimoro, ossia su fondamenta fragili e solide al contempo. Ciò più per le caratteristiche autoreferenziali, paradossali, si potrebbe dire da monade dei 5 Stelle.
Quando Silvio Berlusconi sostiene che quella tra le due attuali componenti del Governo presieduto da Giuseppe Conte sia un’ alleanza innaturale, si riferisce probabilmente al fatto che l’organizzazione ideata da Beppe Grillo è centralista e statalista, quella fondata da Umberto Bossi liberale e autonomista. In economia le convergenze tra M5S e Pd potrebbero fondarsi su un approccio centralista che dia stimolo alla crescita grazie a incentivi alle aziende e alle opere pubbliche, nonostante la politica del no circa le infrastrutture dei pentastellati (si veda la Tav), che tuttavia sembra essere un retaggio dell’intransigenza delle loro origini.
Tale paradigma sarebbe equilibrato dalla acquisizione di un metodo liberale, sempre più consapevole nel Pd, meno nei 5 Stelle, e dal taglio delle tasse compensato da una lotta all’evasione ancor più severa, che consentirebbe di assecondare il lato giustizialista dei secondi. La sintesi potrebbe essere l’Europa: il fatto che il M5S sia stato determinante nella elezione della von der Leyen non sembra essere casuale e si pensi solo alla proposta del neo commissario del salario minimo europeo, tema, quello dei sussidi economici ai settori più poveri della popolazione, caro a Di Maio. Ed è forse ciò che Salvini paventa: l’Unione come un grande e ricco contenitore, con un’economia forte e protetta dall’esterno, con aiuto in denaro alle fasce più deboli della società. Tuttavia la vera sfida di Di Maio e Zingaretti sarebbe individuare come superare il formidabile cavallo di battaglia di Salvini: la lotta all’immigrazione clandestina, un indubbio successo sotto l’aspetto dei numeri, che ha premiato la Lega portandola a essere il primo partito in Italia.
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