Lo sguardo libero
Si inasprisca l’educazione alla democrazia degli islamici che vivono in Europa

Quasi metà del mondo (tra Islam e Cina comunista) non riconosce che la nostra civiltà democratico-liberale sia il meno peggio
Come non bastasse la pandemia che travolge l’Europa e metà del mondo, la Francia torna sotto attacco del fanatismo islamico. Dopo il progetto dell’”Islam dei Lumi” del presidente Emmanuel Macron, lo stillicidio: la decapitazione del professore di Parigi che insegnava la tolleranza, le accuse del presidente turco Recep Tayyip Erdogan contro l’omologo d’oltralpe, la pubblicazione di un’ altra vignetta del giornale Charlie Hebdo. Oggi altri tre morti nella cattedrale di Nizza, di cui una donna decapitata.
Quasi metà del mondo (tra Islam e Cina comunista) non riconosce che la nostra civiltà democratico-liberale sia il meno peggio. Dove gli uomini e le donne hanno pari dignità; ciascuno è libero di vivere, pensare e fare ciò che gli pare, di credere o no in un Dio, di possedere e arricchirsi, persino di essere felice. Una libertà - nei limiti della sanità mentale: nessuno è libero di pensare di essere un coccodrillo e di pretendere di essere registrato come tale all’anagrafe – che è basata sulla responsabilità dell’individuo, che finisce dove inizia la libertà degli altri. Infatti, il massimo della pena, per chi offende l’altro o le sue cose, anche quelle pubbliche, è l’opposto della libertà: la prigione. Certo, ci sono le diseguaglianze, che vanno risolte sulla base dei nostri principi. Questo cammino si chiama progresso. Si pensi alla ricchezza e al benessere diffuso della Germania. Anche il Sud Sudan o la Bolivia o il Laos sono degni di una simile condizione e prima o poi la raggiungeranno.
Eppure… qualcuno che viene accolto per lavorare nelle nostre democrazie, cui lo Stato paga la scuola per i figli, i sussidi, la sanità, nonostante tutto questo, decapita chi mostra una vignetta per spiegare la libertà di espressione (in Francia c’è anche il diritto alla blasfemia). Che cosa fare? Oltre all’inasprimento delle pene, ai rimpatri, all’ Albo degli Iman, all’obbligo di parlare nella lingua della nazione su cui sorge la moschea, al giuramento sulla Costituzione, perché non inasprire l’educazione degli islamici che vogliono vivere nei nostri Paesi o che vogliono essere connazionali - e che sono ovviamente liberi di tornarsene nei loro? – Non a caso una delle proposte del progetto di Macron è la scuola dell’infanzia pubblica obbligatoria fin dai tre anni d’età, per evitare l’educazione nei cortili da parte degli Ulama. - Ma basta meno. Perché non obbligare che presso ogni Comune, magari alla presenza delle forze dell’ordine, si faccia un esame, brevissimo ma severissimo, su una decina di regole fondamentali, a chi intende vivere nelle nostre democrazie. Tipo: qui c’è parità tra uomo e donna, libertà di culto, di credo, di coscienza, di espressione da un lato; dall’altro c’è il principio di responsabilità e il rispetto del prossimo, che non può mai essere offeso nelle sue idee, nella sua persona, nelle sue cose, persino nella sua felicità.