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Rocca sbrocca
Coronavirus Fase 2, serve un piano sanitario chiaro sui territori
Coronavirus: i test sierologici di Regione Lombardia

Se vogliamo uscire al più presto dalla fase 2 con una vera ripresa a livello sanitario è fondamentale una mappatura chiara di ogni città per poter ricominciare in sicurezza. 

La mappatura territoriale si articola attraverso due operazioni a tappeto: i tamponi a tutti per trovare gli asintomatici o per chi pensa di essere venuto a contatto con persone che hanno contratto il virus e i test sierologici per chi ha avuto il coronavirus in forma lieve e per capire se si sono sviluppati gli anticorpi al Covid-19 e si è, perciò, fuori dal problema.

Inoltre, sarebbe utile distinguere tra il conteggio dei tamponi giornalieri quelli che determinano i nuovi contagi da quelli che, invece, stabiliscono (e ne servono due consecutivi negativi) la fine dell’infezione virale.  

Stesso discorso per il test sierologico che risulta accessibile in poche strutture sanitarie e con un diverso protocollo tra loro.  C’è ancora molta confusione e il problema si riflette sia a livello sanitario sulla possibilità di sfruttare le terapie con il plasma dei guariti, che a livello organizzativo per chi deve ricominciare lavorare.

Argomento di grande importanza per la cura del virus è la terapia al plasma un metodo antico che prevede l’utilizzo del sangue dei guariti per lo sviluppo degli anticorpi e che, applicato ai casi gravi ha avuto risultanti molto soddisfacenti, come già verificato dal professor Giuseppe De Donno, primario presso il Reparto di Pneumologia dell'Ospedale Carlo Poma di Mantova e dal professor Cesare Perotti del Policlinico San Matteo di Pavia. I risultati di tale terapia hanno suscitato interesse e attenzione da Paesi di tutto il mondo e in questo momento sono in corso test per i protocolli sperimentali.

In un’ottica di un piano nazionale sanitario reale, accanto alla mappatura del territorio, il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità dovrebbero stare a fianco di Mantova e Pavia e di tutte le strutture ospedaliere che adesso in Italia vogliono utilizzare la terapia del plasma per i malati gravi. Questo sarebbe possibile attraverso la creazione di una Banca del Plasma, dove i pazienti guariti diventano i donatori di plasma iperimmune e attraverso una rete territoriale con l’AVIS si possa raccogliere il sangue da tutte le città per poi rifornire i vari ospedali richiedenti. 

Sono orgogliosa e voglio ringraziare Affaritaliani che ha dato tanto spazio alle buone notizie, a differenza di tanti giornali con titoli catastrofici, ed in particolare ha dato visibilità alla terapia al plasma che viene usata a Mantova, Pavia e ora anche Teramo, che porta risultati a costo zero e che viene usata da sempre ma di cui poco si parla. Bisogna far parlare chi è sul campo, come Zangrillo, Remuzzi, Montanari, De Donno, non i virologi che stanno dietro le scrivanie, in questo momento abbiamo bisogno di persone che diano speranza anche per alcuni farmaci che funzionano. Abbiamo delle eccellenze, che devono fare rete e collaborare per arrivare il prima possibile ad una soluzione ed il Ministero della Salute deve aiutarli. In questo periodo molti protocolli devono diventare di emergenza, non si può perdere tempo.  Bisogna realizzare un piano nazionale sanitario per far sentire sicuri i cittadini in modo che possano tranquillamente uscire e riprendere in mano la propria vita, con le giuste precauzioni, tenendosi a distanza ed usando le mascherine. Ma ci deve essere un collegamento vero tra i cittadini e la sanità locale. Si deve fare spazio ai medici coraggiosi che stanno usando la terapia del plasma che è sempre stata usata, adesso la stanno usando anche alle Mauritius, in Germania in Turchia per salvare le persone, gli stessi cinesi sono arrivati da noi con le sacche di sangue dei guariti, forse li abbiamo accolti troppo in pompa magna visto quello che sta emergendo riguardo al loro modo di aver gestito le notizie e le informazioni importanti che potevano essere utili per poter fronteggiare meglio il virus dall’inizio.

In funzione di questa premessa, mi sembra importante sollevare il dubbio: se non sono mappati i territori come farà a funzionare la tanto reclamata app di tracciamento? Si parla tanto di contact tracing ma l’utilizzo dell’app senza una piena mappatura della popolazione non è funzionale. Molte persone, inoltre, sono contrarie all’app che lo Stato vuole usare per tracciarci anche per una questione di trasparenza e privacy. Magari si può considerare qualche metodo alternativo se non riusciamo avere i reagenti per i tamponi nelle tempistiche utili. In Veneto, ad esempio, c’è un sistema che hanno usato per l’Expo che è molto meno invasivo, che si basa sull’analisi di flussi intorno e all’interno della fiera attraverso gli operatori telefonici, e che funziona con informazioni anonime e aggregate, cioè dati, e numeri senza la possibilità di risalire ai nomi dei proprietari dei cellulari. Abbiamo bisogno solo di trasparenza e basta.

Le persone provano a ripartire con sacrificio, visto che in questi mesi le bollette, gli affitti, e le ritenute d’acconto sono comunque arrivati, provano ad avere una speranza, a ritirarsi su, investendo nella sicurezza che è importantissima per riaprire le aziende, facendo la sanificazione dei luoghi, prestando più attenzione a tutti. Sono sicura che tutti rispetteranno i vari protocolli. Chiaramente non sarà facile, la strada è in salita, bisognerà avere tanta volontà perché non vediamo ancora una sburocratizzazione, anzi la burocrazia finora è stata nemica di tutti gli incentivi che devono arrivare dal governo e questo chiaramente rallenta un po’ la ripartenza. Se invece di tutti questi dpcm, se ne facesse uno solo per eliminare la burocrazia, sarebbe tutto molto più facile.

Come al solito l’Italia deve rimboccarsi le maniche e farcela senza l’aiuto del governo che fatica a trovare risorse per supportare gli imprenditori che cercano di riaprire le loro imprese per rimanere sul mercato e far ripartire l’economia. Non si capisce perché non ci sia massima disponibilità e capacità di cooperare tutti a favore di una ripresa vera, e anzi di ascoltare gli imprenditori con queste task force che forse hanno contribuito alla disorganizzazione e alla confusione. 

Capitolo famiglia: in questo momento nessuno sta dedicando il giusto spazio agli adolescenti. Poiché sono madre di tre figli li capisco molto, ho sempre preferito insegnare ai miei figli la vita reale piuttosto che quella virtuale purtroppo per l’emergenza che stiamo vivendo i ragazzi sono buttati davanti al computer praticamente tutto il giorno tra lezione online, i compiti, le videochiamate con gli amici e i giochi come la playstation. Le lezioni online non le condivido a pieno perché molte materie non sono facili da seguire, in quanto concentrarsi davanti al pc senza interazione sociale con il docente è difficile, può essere una soluzione emergenziale. Ma non può sostituire la scuola, perché sennò si passa l’intera giornata davanti ad uno schermo che fa male alla salute dei ragazzi, sia per gli occhi sia perché si abbrutiscono e diventano più nervosi. Tutto questo periodo porterà delle conseguenze che non andranno sottovalutate, bisognerà pensare a nuove soluzioni come ai turni scolastici, chi andrà a lezione la mattina e chi il pomeriggio ma almeno ci sarà una partecipazione scolastica.  In tutti gli altri Paesi stanno aprendo adesso le scuole quindi bisogna trovare soluzioni per far rientrare anche i nostri ragazzi a scuola ed evitare di implementare le lezioni online. Molte persone sono agitate da questo eccesso di controllo dello Stato sulle nostre abitudini. In altri posti il lockdown è stato comunque molto meno traumatico. Se notate i commenti sui social la gente si sente privata della libertà viste le restrizioni imposte. Tra l’altro, ormai anche i medici dicono che non si può più stare chiusi in casa perché stanno insorgendo nuove patologie legate a questa chiusura. 

Invece, siamo l’asilo Italia, visto che dobbiamo ancora dare la giustificazione per andare dai congiunti o da altre parti, non capisco perché il governo non ci dia un po’ di fiducia visto che tutto il popolo italiano si è comportato in maniera responsabile, forse era l’ora di togliere questa autocertificazione e di non farci sentire questa cappa di controllo. E poi, direi stop alle interviste in tv e sui giornali a gente che sta dietro la scrivania, facciamo parlare quelli che sono in prima linea e che stanno lottando per salvare più persone possibili, loro sono gli unici che hanno le informazioni che la gente vuole sentire per affrontare al meglio la fase due. Gli scienziati a volte sono condizionati dalle industrie farmaceutiche e da dinamiche accademiche quindi basta far parlare loro, il paziente deve essere messo al centro, e deve prevalere sugli interessi economici delle società mediche e farmaceutiche. Siamo pieni di medici bravissimi, aiutiamoli, valorizziamoli, evitiamo di farli scappare all’estero.

In questo momento si sta avendo un grande errore di comunicazione al governo, le parole hanno un peso ed oggi con i social ancora di più perché si diffondono facilmente e restano tracciate. Quindi bisogna stare molto attenti perché la comunicazione è come un boomerang, se è finta o falsa torna indietro, tutti sono informatissimi, c’è una rete facilmente accessibile quindi bisogna stare molto attenti e pesare bene le cose che si dicono, perché ci deve essere coerenza tra quello che si dice, mentre ora i politici stanno perdendo credibilità perché dicono tutto ed il contrario di tutto a distanza di pochi giorni. Abbiamo bisogno di umiltà sincerità e verità. Noi non siamo e non saremo mai come i cinesi, mi dispiace ma dovremmo fare fronte comune, con tutti i paesi, sono sicura che l’America porterà avanti la battaglia, per capire se la Cina è responsabile sul virus. Bisogna riflettere su come difendersi, perché a questo punto, senza cadere nel complottismo di retroscena, nell’emergenza della pandemia si potrebbero comunque venire a verificare forzature di posizione dominante per ridisegnare un nuovo assetto politico economico mondiale e in quest’ottica mi fido di più di quelli che sono da sempre i nostri alleati a stelle e strisce.

Un’ultima nota sulla ripartenza: è fondamentale in questo momento ascoltare tutte le persone in difficoltà, lo Stato non deve ascoltare solo gli esperti ma chi sta in prima linea nel lavoro, chi si deve rimboccare le maniche, chi ha voglia di ripartire, per capire come fare, e trovare in tutti i modi di aiutarli, questo è il compito di un governo democratico. Tutti vogliono cambiare e che ci sia la massima semplificazione in ogni ambito. Bisogna velocizzare le procedure, e sburocratizzare tutti i processi, perché ad oggi per aprire un’attività serve un numero elevato di permessi per ottenere i quali passano anche 5 mesi. Dulcis in fundo, soltanto adesso si sono resi conto che ci sono poche donne nei punti chiave delle decisioni e quindi hanno finalmente capito che vanno inserite delle quote rosa nelle task force. Le donne che sono fondamentali per alcune decisioni perché hanno più sensibilità rispetto agli uomini sono state, fino ad oggi, lasciate fuori. Io ho sempre affermato che questa è stata una pandemia molto maschile fin dall’inizio, in cui le donne hanno partecipato in maniera circoscritta (più che altro nell’assistenza sanitaria e con gli impegni a livello familiare) rispetto al contributo che avrebbero potuto dare anche nei processi decisionali, basta guardare l’eccellenza nella riposta all’emergenza sanitaria dei Paesi guidati da donne come Taiwan, Nuova Zelanda e Germania. Sono dell’idea che non siano solo risultati fortuiti ma frutto di acuta sensibilità strategica al femminile. 

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