Cronache

Un anno di Covid, Manca (PoliMi): l'importanza dei numeri

 

Milano, 19 feb. (askanews) - "Quando ebbe inizio la pandemia venni contattato da una serie di primari di rianimazione degli ospedali della Lombardia che mi chiedevano di riuscire in qualche modo a predire il tasso di occupazione delle terapie intensive e come questo sarebbe incrementato con la dinamica evolutiva della pandemia stessa". Inizia così il racconto di Davide Manca, professore dei dipartimento di ingegneria chimica del Politecnico di Milano, a un anno di distanza dal primo caso di Covid individuato a Codogno, nel Lodigiano. Manca ricostruisce l'ultimo attraverso i numeri della pandemia, sottolineandone l'importanza per prendere decisioni tempestive, per prevedere nuove ondate e supportare la politica nelle sue scelte. "I primi giorni furono estremamente articolati, complessi - ha detto ad askanews - C'era un'ignoranza in tutta la comunità scientifica assoluta e c'era una necessità di conoscenza, di comprensione, non soltanto a livello italiano ma anche europeo. Anche l'associazione di anestesiologia e rianimazione europea era interessata a capire la dinamica evolutiva anche perché l'Italia era in anticipo rispetto agli altri Stati. La necessità principale era capire il tempo con cui i letti in terapia intensiva sarebbero raddoppiati, la richiesta e l'afflusso di pazienti in terapia intensiva"."Si è capito subito che la pandemia cresceva con una velocità esponenziale - ha sottolineato - I tempi all inizio erano di un raddoppio in due giorni, due giorni e mezzo. Quindi velocità elevatissime"."Dopo un anno di pandemia, quello che dovremmo aver compreso, non soltanto come comunità scientifica ma soprattutto come comunità politica, dovrebbe essere quello di effettuare scelte tempestive con una cadenza che non può essere prefissata nella settimana, quindici giorni, un mese - ha proseguito il professore - La politica nella seconda ondata, agli inizi di ottobre, quando avrebbe potuto già comprendere il ritorno, che poi è avvenuto, di una crescita esponenziale come la prima ondata, lì ha tergiversato, ha rallentato, probabilmente perché non contornata a sufficienza o adeguatamente da persone tecniche esperte di aspetti matematici, di che cosa sia la dinamica evolutiva, cioè che cosa succederà, riuscire a prevedere, riuscire ad anticipare. Ogni giorno conta. In alcune nazioni europee questo è avvenuto, in Italia no".Manca ha metto in evidenza come ci sia "tutta una medicina non Covid che ha sofferto tantissimo a seguito dell'onda pandemica. Ad esempio, solo per citare un numero, nel 2020 il numero di mammografie non effettuate è stato di oltre 2 milioni e centomila. Questo comporta il fatto di posticipare trattamenti tempestivi e soprattutto assicurare una medicina elettiva, standard, non covid, alla popolazione. Quindi è presumibile purtroppo che sul lungo periodo il Covid produca conseguenze significative su pazienti che non sono infetti dal Covid ma che richiederebbero una medicina che è ridotta o non completamente disponibile"."La situazione attuale dice che per raggiungere un immunità di gregge ci dovremmo mettere quasi tre anni - ha concluso - In questo momento lo stadio estremamente lento, determinante, è quello della consegna dei vaccini. Quando dovesse arrivare un elevatissimo numero di dosi, quindi adeguato per vaccinare non solo categorie ristrette ma la popolazione, allora andremo a confrontarci con l'altro aspetto, che per orai non si è ancora posto, che è la capacità di somministrazione: abbiamo bisogno di numerosissimi punti di distribuzione".