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Coronavirus
Covid, per la Svezia i test PCR per tracciare il virus sono inattendibili

I dati dei contagi da Sars Cov-2 sono poco attendibili? Una questione sollevata a livello internazionale, a tempi alterni e per mesi, su varie riviste specializzate (quasi mai emersa nel dibattito pubblico italiano). Ma è di queste ore la notizia che l'Agenzia nazionale svedese per la Sanità Pubblica ha ufficializzato l'abbandono del meccanismo di calcolo adottato a livello mondiale con la tecnologia PCR perché sui contagi produce numeri non attendibili e di conseguenza strategie di intervento inappropriate.

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La tecnologia PCR serve ad analizzare i tamponi, il test attualmente considerato più affidabile per la diagnosi di infezione da Coronavirus, e ci dice chi è contagiato e chi no. Come abbiamo imparato durante la pandemia, viene prelevato un campione dal nostro naso (dalle vie respiratorie del paziente) con un lungo bastoncino simile ad un cotton-fioc, questo verrà poi analizzato attraverso il PCR con l’amplificazione dei geni virali maggiormente espressi durante l’infezione. Si tratta delle diagnosi su cui si basano tutti i dati ufficiali diffusi dai governi e dai media mondiali sulla diffusione del Covid 19 e di conseguenza le basi per i lockdown e le restrizioni o meno alle libertà individuali e collettive in ogni Paese. Le misure di contenimento vengono adottate in via preventiva per evitare di mettere in ginocchio gli ospedali e le terapie intensive.

Ma spiega l’Agenzia sanitaria svedese: “La tecnologia PCR utilizzata nei test per rilevare i virus non è in grado di distinguere tra virus in grado di infettare cellule e virus che sono stati neutralizzati dal sistema immunitario”. Avete letto bene: la tecnologia PCR, usata in tutti i Paesi e sulla quale poi si raccolgono i dati dei contagi e le misure per contenerli, non è in grado di distinguere tra virus in grado di infettare cellule e virus che sono stati neutralizzati dal sistema immunitario. Quindi questi test non possono essere utilizzati per determinare se qualcuno è contagioso o meno. In sostanza potremmo aver neutralizzato il virus con il nostro sistema immunitario ma risultare ancora portatori dello stesso virus, anche se non siamo contagiosi né portatori dello stesso e non dovremmo essere considerati come tali. Quindi i dati sui quali i governi poi pianificano i propri interventi sono inattendibili.

Ma come nasce il test PCR? Sulla base di uno studio di Christian Drosten e Victor Corman, i due medici autori del test diagnostico. Il PCR è stato adottato dai laboratori di analisi pubblici e privati in Europa e in USA. Il test, al tempo, è stato immediatamente accettato come esame standard internazionale dall'OMS per tracciare i contagi, che ha iniziato a produrre e inviare il kit diagnostico alle regioni colpite dal virus. Ma il test PCR è stato anche duramente contestato il 30 novembre 2020 dall' ICSLS (International Consortium of Scientists in Life Sciences), un team di 22 scienziati provenienti da Europa, USA e Giappone che hanno inviato una lettera ad Eurosurveillance, la rivista del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, e ha chiesto l'immediato ritiro della pubblicazione dello studio che ne supporta l’attendibilità. Per gli scienziati ci sarebbero almeno 10 errori cruciali della metodologia diagnostica PCR di Corman-Drosten.

Ora dopo molti mesi di analisi del contagio sul proprio territori, l’Agenzia della Sanità svedese ne trae le conseguenze e sostiene che con la tecnologia PCR i dati siano falsati: “L'RNA del virus può spesso essere rilevato per settimane (a volte mesi) dopo la malattia, ma non significa che sei ancora contagioso. Esistono anche diversi studi scientifici che suggeriscono che l'infettività di Covid-19 è massima all'inizio del periodo della malattia”.

“I criteri raccomandati per la valutazione dell'assenza di infezioni”, scrivono gli svedesi, “si basano quindi su un miglioramento clinico stabile con assenza di febbre per almeno due giorni e che siano trascorsi almeno sette giorni dall'insorgenza dei sintomi. Per coloro che hanno avuto sintomi più pronunciati, almeno 14 giorni dopo la malattia e per i più ammalati, valutazione individuale da parte del medico curante”.

I nuovi criteri svedesi sono stati sviluppati in collaborazione con gli specialisti svedesi di più alto livello di varie branchie della medicina, tra cui le malattie infettive la microbiologia clinica. I nuovi crismi sono stati anche discussi a fronte delle nuove varianti di virus. In Svezia attualmente vi sono stati 1 milione di contagi e 14.000 morti

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