Coronavirus
No vax, sei spunti per capire quanta (poca) ragione ci sia nelle loro opinioni

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Il capitoletto che precede risponde anche ad un famoso dubbio dei no-vax: “Perché devo farmi iniettare un medicinale che, ufficialmente, è ancora in fase sperimentale? Perché devo fare da cavia, perché devo correre un rischio? E del resto, se non fosse sperimentale, il governo l’avrebbe già imposto a tutti”.
Affermazioni discutibili. Innanzi tutto, il pericolo di morte, e la fretta di avere un vaccino sono stati tali, che in gennaio noi anziani ci saremmo fatti iniettare qualunque cosa. Poi non soltanto si è visto che i vaccinati non morivano più, ma addirittura, recentemente, il vaccino Pfizer ha cessato di essere in sperimentazione, e non per questo i no-vax sono diventati pro-vax. Dunque quell’argomento non valeva niente.
La seconda domanda: “Perché devo correre un rischio”? Semplice, perché da un lato c’era la morte per soffocamento in ospedale e dall’altro il fatto che i morti per vaccino, se è vero che ci sono stati, sono stati un numero insignificante. I no-vax cercano la perfezione filosofica; io, quando mi sono vaccinato, ho cercato la convenienza scientifica.
“Se il vaccino non fosse sperimentale, il governo lo imporrebbe a tutti”. Ma il governo ha rischiato di imporlo quando era sperimentale, e non l’ha ancora imposto mentre non è più sperimentale. Ma ne parla eccome, ormai. Argomento di valore zero. Un governo impone quello che reputa giusto imporre, se la Costituzione lo consente, e il cittadino non può farci niente.
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C’è tuttavia un motivo molto elegante per essere contro i vaccini: il fatto che alcuni sono gelosi della loro libertà d’opinione ed hanno serie difficoltà ad intrupparsi nel coro della massa. È quel che si dice “essere controcorrente”. E in effetti l’essere controcorrente ha una certa nobiltà, quando per essere all’opposizione si paga un prezzo. Voltaire, che pure era bene introdotto a Corte, per dormire tranquillo andò a vivere in Svizzera.
Il difensore dell’autonomia di pensiero ha però il dovere dello spirito critico “tous azimuts”, in tutte le direzioni, come disse De Gaulle parlando della difesa. Bisogna evitare di ribellarsi al coro A, per poi cantare nei cori B, C e via con l’alfabeto. Come mai non ci sono milioni di persone esasperate per la solfa dell’antifascismo che ci assorda e ci infastidisce da settantotto anni? Come mai non sono irritati dai gladiatori contro il nulla che ne parlano come se fosse appena uscito di scena e facesse ancora paura? Come mai nessuno dice che le rappresaglie naziste furono orrende, ma non ci sarebbero state se i partigiani avessero smesso di uccidere tedeschi isolati a tradimento? Com’è che nessuno protesta contro la propaganda ossessiva a favore dell’auto elettrica, spesso a spese dei contribuenti, a botte di incentivi di dodicimila euro per ogni automobile? Incentivi che proprio in questi giorni sono stati rifinanziati. A spese nostre. Come mai la gente non si accorge che l’ecologia ha sostituito il Cristianesimo come religione, al punto che io, ateo, rimpiango almeno i tempi in cui c’era una religione seria? No, i no-vax sono troppo intruppati per essere controcorrente. Questo titolo lasciamolo a Indro Montanelli che era pubblicamente anticomunista nel 1974 e seguenti, quando nemmeno il Papa osava dirsi tale.
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Alcuni si oppongono alla vaccinazione perché non sopportano un’imposizione dell’autorità. Nobile motivazione, ma perché opporsi soltanto ai vaccini? Cominciamo a ribellarci contro nostra madre che ci impone la maglia di lana. Poi diciamo no, per esempio, all’obbligo di tenere la destra, guidando l’automobile. All’obbligo di non rubare e persino di non uccidere. Ecco una bella liberazione: potremmo finalmente far fuori tutti coloro che ci sono antipatici. Sempre che loro non facciano prima fuori noi.
E poi che dire della leva militare? Non l’obbligo di fare questo o quello, ma l’obbligo di appartenere per un anno o due interamente allo Stato, nella condizione di schiavi per poi, in caso di guerra, essere mandati a morire al fronte. Perché non cominciamo a ribellarci a questo? Basta che il singolo dichiari guerra allo Stato Italiano e, per esso, ai Carabinieri.
La verità è che nel caso dei no-vax si tratta di un ribellismo infantile. Ribellismo a costo zero, almeno, così lo vorrebbero. La rivoluzione non è in linea con il temperamento italiano. I francesi, dal 1789, non perdono un’occasione per fare una rivoluzione, anche stupida, come quella del 1968 o quella, più recente, dei gilets jaunes. Noi non ne abbiamo fatto nemmeno una. Dunque, per favore, ricordiamocelo: il massimo di cui siamo capaci sono i girotondi.
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Ci sono poi coloro che vanno per le spicce e dicono semplicemente: “I vaccini sono un rischio, ed io non voglio correre rischi”. In linea di principio hanno ragione, bisogna evitare i rischi. Tutti. Dunque queste persone, se fossero coerenti, non dovrebbero mai traversare la strada. Non dovrebbero mai andare in automobile. Non dovrebbero mai mangiare cibi confezionati da altri, per esempio essendo invitati a cena da amici, o avendo comprato cibi precotti. Non dovrebbero mai prendere un aereo o salire su una nave. La lista è infinita. Persino dormire nel proprio letto è un rischio: mai sentito che una casa è crollata? E mai sentito parlare di terremoti che non lasciano scampo?
La tesi avrebbe senso se si riuscisse a dimostrare che il rischio del vaccino è più grave del rischio di morire o delle sue controindicazioni. Fino ad allora, la migliore risposta a quella frase insulsa è una barzelletta. Un tizio deve traversare un fiume infestato dai coccodrilli. E chiede all’ingegnere che l’ha progettato: “Mi scusi, questo ponte è sicuro? Lei mi può assicurare al mille per mille che non crollerà mentre io vado all’altra riva?” E l’ingegnere, onesto: “Al mille per mille non si può essere sicuri di niente”. “E allora attraverso il fiume a nuoto”, conclude l’altro.