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Coronavirus
Perché non hanno chiuso la Campania? “Avrebbero dato fuoco alla Regione”

“Il Governo non riceve i dati e noi restiamo zona gialla”, spiega un dirigente campano ad Affaritaliani, “si sta aperti per evitare che i danni siano peggiori. Ognuno è scontento ma tutti sono accontentati. Meglio non muovere quello che non si saprebbe gestire”.

E’ concitato e al tempo stesso preoccupato e nervoso Alessandro S. (il nome è modificato per ovvi motivi), dirigente locale d’esperienza ma non possiamo aggiungere di più. “Mi stai costringendo a fare una cosa che non dovrei fare…”, attacca, “lo Stato non ha i miliardi… se non paghi chi è chiuso… che non sa di che campare… abbiamo già visto che succede. E il governatore è tornato sui suoi passi”.

 

Quindi la mancata attribuzione della zona rossa alla Campania da parte del Governo non è dovuta ad un problema di dati mancanti, non comunicati o di algoritmi…?

“Ci credete solo voi a queste cose. Chiedetevi perché non c’è un virologo nel Comitato tecnico scientifico a Roma. Ci sono decine di persone, c’è di tutto, grandi esperti di ogni settore ma non un virologo (ride nervoso, ndr)”.

Perché?

“Perché è la logica con la quale vedi in tv sempre le stesse facce. Sono giri ristretti, ci si conosce, ci si stima: si invita chi accetti e fa parte della tua… Bisogna chiederlo al governo perché con la pandemia da un virus non ci sia un virologo nel Cts”.

Torniamo alla Campania. Lei dice che la mancata chiusura della regione, tra l’altro chiesta dal governatore De Luca, non è dovuta all’assenza di alcuni dati non comunicati dall’ente locale al Governo, come ipotizzato in queste ore da alcuni giornali, ma ad altri fattori…

“Ripeto: alla mancata comunicazione di dati ci credete solo voi giornalisti. Non siamo il terzo mondo. Se alcuni dati non arrivano c’è un feedback tra le parti, siamo in costante contatto e visto anche l’allarme lanciato da mesi dal governatore… qualcuno delle domande se le dovrebbe porre”.

Certo...

“Il governatore vuole la chiusura ma chiede anche il denaro per tenere milioni di persone in casa. Non so se ha visto cosa è successo a Napoli al primo coprifuoco!?”.

Abbiamo visto!

“Si è minimizzato dicendo che sono dei facinorosi organizzati da chissà chi, che siamo folcloristici. Mò è tornato Masaniello! Ma io cosa dico a milioni di persone che devono chiudere le attività e non possono più campare? A migliaia che ci lavorano o sono ‘in nero’ o campano di sotterfugi? C'è gente che vive alla giornata e sono migliaia e migliaia. Se chiudi e basta a Napoli c’è la sommossa popolare! Fuori da Napoli non ci si rende conto che la città è una polveriera…”

Ci spieghi lei come…

“I cassonetti incendiati non sono nulla. Lo abbiamo appena visto e chi si intende di queste cose lo sa. In piazza si sarebbe saldata quell’onda di piccoli esercenti, ambulanti, disoccupati, ragazzi senza lavoro, sbandati, gente da stadio, rivoltosi di professione e chi ne ha più ne metta con la criminalità organizzata a tirare le fila. Avremmo saldato una miscela incendiaria esplosiva. Migliaia di persone vivono alla giornata in città. E non siamo molli, ci sono tanti giovani. E non siamo neanche Milano, dove la gente alla fin fine se ne sta a casa, protesta un po’ ma poi non fa nulla”.

E’ un contesto economico molto diverso…

“Le persone non hanno risparmi da parte. Non può chiudersi in casa a guardare la televisione perché in casa poi non c’è altro. A Napoli deve per forza scendere in strada e trovare un’alternativa ma se non puoi girare che fai?…

Che fai?

“Questi in piazza avrebbero dato fuoco alla Regione o almeno vorrebbero farlo. Io ci parlo con le persone, chi sta per strada. Come li fermi? Con la polizia che spara? Siamo a questo? Noi in Regione siamo molto preoccupati sa…”.

Quindi?

“Forse non ci si rende conto che in questo modo diamo in mano alla criminalità organizzata un’intera generazione e allora…”

Che si fa? Vista anche la condizione non buona, è un eufemismo, degli ospedali campani?

“Se per contenere il virus la strada scelta è la chiusura bisogna trarne le conseguenze. Lo Stato non ha i miliardi da distribuire a pioggia. Ma se non paghi chi è chiuso… che non sa di che campare… abbiamo già visto che succede. A Napoli quando il governatore ha chiuso c’è stato il finimondo. L’ha detto poi chiaramente lui stesso, De Luca, giorni dopo. Senza rimborsi non si può chiudere. Quindi una mano lava l’altra: 'il Governo non riceve i dati e noi restiamo zona gialla'. Si sta aperti per evitare che i danni siano peggiori. Ognuno è scontento ma tutti sono accontentati. Meglio non muovere quello che non si saprebbe gestire”.

Il quadro però potrebbe anche peggiorare….

“Può essere. Stiamo mettendo in piedi altre strutture d’emergenza. Sappiamo, ed è una valvola di sfogo, che possiamo mandare i malati più gravi nelle altre regioni… finché sarà possibile …e tante cure stanno funzionando. Il problema sono i numeri di chi chiede assistenza: troppo alti. Ci facciamo il segno della croce”.

 

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