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Coronavirus
Vaccini, pressioni e "dubbi" su efficacia: spuntano i dossier rubati all’Ema
Credit Photo Nick Zonna

Lo scorso 9 dicembre, attraverso un attacco hacker, sono stati rubati all’Agenzia europea del farmaco (Ema) alcuni documenti riservati relativi al vaccino Pfizer-BioNTech. La vicenda è stata resa pubblica dalla stessa Agenzia con un comunicato stampa. Il quotidiano francese Le Monde ha ricostruito i fatti e ha recuperato dal dark web alcuni dei documenti sottratti. Dalle carte emergerebbero le pressioni a cui era sottoposta l'Agenzia per approvare il vaccino Pfizer-BioNTech il più rapidamente possibile. Fra i dossier anche 19 e-mail scambiate tra il 10 novembre e il 25 novembre da vari funzionari dell'agenzia, alcuni dei quali sarebbero stati presumibilmente "manipolati" dagli hacker.

Il 19 novembre, un alto funzionario dell'Ema avrebbe riferito di una conferenza telefonica con la Commissione europea che avrebbe avuto luogo in "un'atmosfera piuttosto tesa, a volte anche un po' sgradevole, che dà un'idea di ciò che l'Ema può aspettarsi se le aspettative non sono soddisfatte, che tali aspettative siano realistiche o meno". Fra gli altri documenti sottratti, più datati e di cui pare non ci sia una concreta manipolazione ci sono quelli in cui l'Ema solleverebbe tre "obiezioni principali" al vaccino: alcuni siti di produzione non erano ancora stati ispezionati; i dati sui lotti commerciali del vaccino mancavano ancora; e, soprattutto, i dati disponibili rivelavano differenze qualitative tra i lotti commerciali e quelli utilizzati negli studi clinici. È su quest'ultimo punto che i valutatori sembravano più preoccupati.

Infatti, per passare dalla fase clinica a quella commerciale, i produttori avrebbero dovuto cambiare i loro processi di fabbricazione e avrebbero anche investito in nuove linee di produzione e nuovi impianti. Questi cambiamenti spiegherebbero le differenze nella composizione esatta dei vaccini, “in particolare una diminuzione del grado di integrità dell'RNA”, secondo quanto scrive il sito Corvelva. I vaccini utilizzati negli studi clinici avevano tra il 69% e l'81% "integra" RNA, l'intera sequenza che rende la proteina Spike. Al contrario, i dati sui lotti prodotti su queste nuove linee di produzione avrebbero mostrato percentuali più basse, in media il 59%. Alcuni lotti sono scesi fino al 51% e al 52%. Un "punto critico", ha detto l'EMA il 23 novembre.

Il 3 dicembre, il Wall Street Journal, ha pubblicato un articolo che riportava un problema di produzione del vaccino della Pfizer. "Alcuni primi lotti di materie prime erano al di sotto degli standard. Abbiamo risolto il problema, ma abbiamo finito il tempo per rispettare le spedizioni previste per quest'anno", ha spiegato una "persona direttamente coinvolta nello sviluppo del vaccino della Pfizer". C'è una connessione? Pfizer ha rifiutato di commentare, citando solo l'indagine EMA in corso sull'attacco informatico.

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