Da Wimbledon a Camogli, Paolo Araldi: "Vi racconto le mie foto" - Affaritaliani.it

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Da Wimbledon a Camogli, Paolo Araldi: "Vi racconto le mie foto"

Paolo Araldi il fotografo che “racconta” le sue fotografie

Paolo Araldi affermato fotografo, per anni inviato di Repubblica a Wimbledon, con questo progetto che ha voluto chiamare semplicemente Camogli 1987-2020, mette mano al suo non troppo ordinato archivio, dove trovano posto non solo immagini ma affetti. Il suo paesello, Camogli, è raccontato attraverso scatti che sono emozioni allo stato puro. Paolo ha spogliato la sua fotografia, che non strizza l’occhio come una cartolina, ma scivola tra le pieghe dei ricordi. Paolo Araldi attraverso dei fermo immagine ci conduce tra le vie di Camogli e la sua storia che si snoda dagli anni ’80 a oggi, con la semplicità di chi sa andare oltre i paesaggi inseguendone l’anima. Particolari, che, anche quando sono in bianco e nero, hanno tutto il sole e la salsedine dei “ paesi davanti al mare”. Paolo Araldi è autore di due libri Trasìti, dove venti palermitani aprono cuore e casa e In Santa Caterina, visita al Convento di clausura a Palermo. Paolo, inoltre, ha raccontato la storia di Wimbledon con la sua celebre mostra “Please Time” a Londra presso L’Istituto Italiano Di Culture.

Paolo Araldi fotografo per professione e per passione, com’è nata l’idea di questa esposizione nel borgo marinaro di Camogli?

L’esposizione è in realtà molto di più: sarò presente fino a metà settembre per condurre, chiunque lo desideri, lungo la passeggiata di Camogli regalando parole e ricordi. Molto di più che una mostra, ma un luogo dove incontrarsi. Nella vita faccio il fotografo nel tentativo discreto di catturare col mio obiettivo ciò che mi appassiona. Oggi intraprendo questo nuovo sentiero creativo, di cui Camogli 1987-2020 rappresenta il mio “alfa”, l’origine di tutto, nel tentativo di condurre chi lo volesse in quelli che sono per me teatri a cielo aperto: la prima di una serie di raccolte fotografiche per una narrazione che attraverso i miei scatti, puliti ed essenziali, vuole raccontare l’anima di un paese attraverso la sua storia. Questa è l’esposizione degli affetti e del cuore.

Front6di Paolo Araldi
 

Perché è l’esposizione degli affetti e del cuore?

Camogli è il mio paesello nel quale ho trascorso parte della mia gioventù e dove torno sempre con grandissimo piacere. Questi scatti sono un modo per guardare alla bellezza della nostra Italia, con occhi diversi. Ho tagliato qualunque immagine paesaggistica o illustrativa, dando spazio ai particolari, lasciando che Camogli apparisse in “un tempo senza tempo”.

Questa tua raccolta fotografica hai scelto di stamparla secondo un gusto e canoni ben precisi. Vuoi parlarcene?

Sono un amante dell’essenzialità che si ritrova anche nella scelta dei formati. Ho scelto di stampare questo materiale, per maggior parte in bianco e nero totalmente in analogico, ovvero in pellicola, in un unico formato  30x40 su carta baritata in una serie limitata e numerata, presentandolo nel modo più semplice possibile, incorniciato da un passe-partout color camoscio, colore che si  ritrova sui muri e le facciate delle case di Camogli. Una piccola parte destinata al colore invece, sarà stampata in inkjet su una carta cotone che ha un non so che di vellutato. Questo è l’abito più giusto per la protagonista, Camogli, che si svela attraverso queste immagini dove chi la conosce, potrà ritrovarne ogni sfumatura e chi la guarda per la prima volta conoscerne la storia.

Un’esposizione davvero fuori dal comune che si snoderà lungo la passeggiata nella cornice dello splendido borgo marinaro di Camogli, di Genova. Una scelta dettata dalle restrizioni in atto?

La mia è stata una scelta dettata dalla convinzione che l’arte debba essere fruibile. Alcune fotografie saranno ospitate da Le Amadriadi, Design da Asporto un atelier che ospita diversi artisti, crocevia d’arte e creatività. Da lì si snoda lungo la passeggiata, dove sarò presente per interagire con chi lo vorrà e raccontarne la storia. Mi piace pensare che sia un’occasione d’incontro, uno scambio di opinioni e ricordi. Per questa ragione non mi piace pensarla una mostra, ma un’occasione per rivivere una pagina di storia. Camogli 1987-2020 sarà aperta fino al 13 settembre.

Questa è la prima, la tappa zero, di una serie di esposizioni che definisci teatri a cielo aperto. Un nuovo percorso creativo?

Una stagione in cui vorrei condividere il mio lavoro in una nuova veste. Una scelta che deriva dalla volontà di condividere: libero le mie foto dall’archivio e le racconto.  Quando le ho fatte e per quale motivo, quale sentimento mi ha spinto: questa è l’anima di questa nuova avventura artistica e professionale. Tolgo ogni involucro, per far rivivere le mie fotografie negli occhi e nel cuore di chi guarda.