Pillole d'Europa
GIOIELLI E LIBERA CIRCOLAZIONE, AEREI E DIRITTI DEI CITTADINI, CONDIZIONATORI E AMBIENTE
PER STARE MEGLIO COME CITTADINI EUROPEI E CONOSCERE DIRITTI E TUTTE LE OPPORTUNITA' UTILI

The Jewelry Hub torna alla edizione 2025 della Milano Jewelry Week
di Cinzia Boschiero
Domanda: è vero che ci sono problemi di circolazione dei prodotti di gioielleria anche all’interno degli Stati dell’Unione europea? Luigi Cussatti
Risposta: sì. La Federazione Europea della Gioielleria si rammarica che i prodotti di gioielleria europei non beneficino della libera circolazione, poiché permangono diversi ostacoli nel commercio intra-UE per gli articoli realizzati con metalli preziosi. La Federazione plaude alla volontà della Commissione europea di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico applicando le norme vigenti e rimuovendo le barriere a livello di Stati membri, come annunciato nella comunicazione della Commissione europea "Il mercato unico a 30 anni". Ogni gioiello reca solitamente due marchi, uno che identifica l'operatore (fabbricante/importatore) che immette per primo i prodotti sul mercato, l'altro che determina la purezza/titolo del metallo prezioso. Il titolo può essere apposto sul gioiello dall'operatore stesso o da un laboratorio indipendente che, prima dell'immissione sul mercato, lo analizza e lo marchia. In alcuni paesi dell'Unione Europea è obbligatorio che la purezza sia determinata da un laboratorio. In altri, è sufficiente l'operatore. Il marchio di titolo apposto da un laboratorio designato dalla Pubblica Amministrazione di uno Stato membro è solitamente chiamato marchio di garanzia ed è un marchio nazionale che deve essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello Stato membro in questione. Ogni Stato ha i propri marchi di titolo per ciascun metallo prezioso. Inoltre, a causa della coesistenza di 27 diversi ordinamenti giuridici, non esiste un'efficace sorveglianza dei prodotti sul mercato, il che impedisce, nella pratica, l'individuazione delle violazioni. Di conseguenza, ciò dà origine a canali di frode, concorrenza sleale e prodotti di qualità inferiore. Ciò comporta anche una diminuzione degli scambi intra-UE di prodotti di gioielleria europei, poiché l'incertezza giuridica sposta gli investimenti verso altri Stati e altri settori. Ad esempio, le esportazioni spagnole erano tradizionalmente dirette verso l'Unione Europea. L'assenza di armonizzazione ha spostato la tendenza verso Stati terzi, in particolare gli Stati Uniti, e si registra una crescente tendenza alle vendite in Israele, che occupa praticamente la stessa posizione della Germania.
Inoltre, sebbene siano stati istituiti Punti di Contatto Prodotti (PCP) in ogni Stato dell'Unione Europea, come richiesto dal Regolamento 2019/515 sul reciproco riconoscimento delle merci, ciò non ha migliorato l'accesso alle informazioni. Infatti, i link forniti dai singoli Stati dell'Unione Europea non sono di facile utilizzo, poiché è difficile reperire informazioni sui requisiti per gli articoli in metalli preziosi e le informazioni sono disponibili solo nella lingua dello Stato interessato. Ad esempio, in Italia, gli articoli in metalli preziosi legalmente fabbricati non possono essere immessi sul mercato di diciotto Stati dell'Unione Europea se non hanno superato un'ispezione e una punzonatura presso i laboratori degli Stati di destinazione. Ciò si traduce in costi aggiuntivi per l'analisi e la marcatura, costi per ritardi (diverse settimane) nella consegna degli articoli, danni ai prodotti finiti dovuti alla manipolazione e alla marcatura aggiuntiva. Per alcune tipologie di prodotto, si stima che il costo di questo controllo possa raggiungere il dieci per cento del valore aggiunto. A ciò si aggiungono i costi per la sicurezza e l'assicurazione del prodotto. Inoltre, il campionamento dei lotti di merci effettuato presso i laboratori non viene effettuato su base statistica per quanto riguarda l'omogeneità del lotto. I metodi di analisi dei metalli preziosi riconosciuti a livello internazionale sono distruttivi, dice la Federazione europea. Spesso, per queste analisi, questi laboratori non utilizzano metodi riconosciuti a livello internazionale (ISO/CEN), ma altri metodi non distruttivi, quindi meno affidabili. Infine, i laboratori di analisi in molti casi non sono accreditati secondo le norme internazionali (ad esempio: ISO/IEC 17025). Inoltre, in caso di non conformità, l'operatore non ha la possibilità di effettuare controprova e deve quindi ricorrere alla giustizia ordinaria dello Stato di destinazione. Un'operazione che ovviamente, per costi (anche per l'immobilizzazione della merce) e tempi, non viene mai seguita dall'operatore che preferisce la restituzione della merce. A Milano si terrà dal 16 al 20 ottobre 2025 l’atteso appuntamento con la Milano Jewelry Week, la manifestazione interamente dedicata al mondo del gioiello in tutte le sue declinazioni: dall’alta gioielleria alle creazioni contemporanee, passando per le espressioni artistiche, sperimentali e di alta manifattura con diversi patrocini tra cui quelli di CNA Artistico e Tradizionale, CNA Federmoda e Assogemme, oltre alle collaborazioni con partner internazionali come: A.N.T.I.C.O. (Associazione Nazionale Tutela il Comparto Oro), ACJ (Association for Contemporary Jewellery), AOL (Associazione Orafa Lombarda). Nell’edizione 2025 torna “The Jewelry Hub”, riconosciuto ufficialmente da Regione Lombardia come Fiera Nazionale di Settore. L’evento cambia sede e sarà ospitato nella prestigiosa cornice di Palazzo Serbelloni, dimora storica del patrimonio milanese. Al suo interno, collezioni di alta gioielleria, design innovativo e materiali preziosi daranno vita a un percorso espositivo pensato per operatori del settore, buyer, stampa e appassionati, con incontri B2B, presentazioni di nuovi brand e anteprime esclusive. Inoltre Artistar Jewels, tra le mostre di punta della Milano Jewelry Week, presenterà una selezione internazionale di gioielli che spaziano dall’alta manifattura al design concettuale, includendo opere d’autore, artistiche e sperimentali. A livello europeo si segnala l’European Jewellery Technology Network (EJTN) e l’European Federation of Jewellery (EFJ) che lavorano per promuovere l'innovazione, la sostenibilità e le pratiche di commercio equo e solidale. L’European Jewellery Technology Network è un Gruppo Europeo di Interesse Economico costituito nel 1998, con sede a Bruxelles, in Belgio. Comprende 25 partner provenienti da sette Stati europei ed ha realizzato nel passato diversi progetti tra cui il progetto europeo denominato “AUTHENTICO” (2007-2009) su metodologie di autenticazione di manufatti metallici basate sulla composizione del materiale e sulle tecniche di fabbricazione innovative. Tra i progetti europei si menziona anche il progetto di partenariato WORTH che era stato cofinanziato dalla Commissione Europea per favorire la competitività delle piccole e medie imprese, in cui designer, pmi, produttori e fornitori di tecnologia hanno collaborato per sviluppare idee imprenditoriali innovative e orientate al design in vari ambiti tra cui la gioielleria.
Domanda: ci sono poche tutele per noi cittadini dinanzi ai “cartelli” nel settore dei viaggi in aereo mi pare, qualcuno a livello europeo se ne sta occupando? Licia Fresiatto
Risposta: sì. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha chiesto alla Commissione europea di aumentare la trasparenza sugli algoritmi per la determinazione dei prezzi utilizzati dalle compagnie aeree, con particolare attenzione alle rotte che collegano la Sicilia e la Sardegna. Questa richiesta segue un’indagine dell’AGCM che, all’inizio dell’anno, aveva segnalato preoccupazioni riguardo alla scarsa trasparenza dei prezzi. Dopo aver ricevuto risposte dalle compagnie, l’Autorità italiana sta ora sollecitando un intervento coordinato a livello europeo per migliorare la trasparenza tariffaria e rafforzare la concorrenza. L’aumento dei prezzi dei biglietti sta limitando la mobilità dei siciliani e dei sardi domiciliati nel resto d’Italia, molti dei quali rinunciano a tornare a casa per via dei costi troppo elevati. Una tendenza che sta danneggiando anche le economie turistiche delle due isole. Secondo l’AGCM, gli algoritmi di pricing dinamico – che modulano i prezzi in base al comportamento dei consumatori – insieme ai costi aggiuntivi per servizi come bagagli o scelta del posto, rendono quasi impossibile per i passeggeri confrontare le offerte. Queste spese accessorie, utilizzate da quasi metà dei viaggiatori, possono far lievitare il prezzo finale del biglietto fino al 400 per cento rispetto alla tariffa base pubblicizzata. L’appello arriva mentre il Parlamento europeo si prepara a rafforzare i diritti dei passeggeri, visto che la commissione trasporti del Parlamento europeo ha di recente approvato a larga maggioranza una riforma che intende garantire ai viaggiatori il diritto di portare a bordo ad esempio gratuitamente una piccola borsa personale e un bagaglio a mano fino a sette chilogrammi.
Domanda: ci sono dati su ambiente e impatto dell’utilizzo indiscriminato di condizionatori? Erminio Prati
Risposta: sì. C’è uno studio recente internazionale pubblicato su Journal of Environmental Economics and Management che evidenzia come l’adozione crescente dell’aria condizionata come strategia di adattamento farà aumentare significativamente i consumi elettrici residenziali in tutto il mondo, con importanti implicazioni economiche, ambientali e di equità; spiega come l’uso di condizionatori aumenti in media del 36% i consumi elettrici domestici a livello globale; la diffusione dei condizionatori passerà dall’attuale media globale del 28% al 41-55% entro il 2050; il tasso di accesso all’aria condizionata sarà diseguale tra i vari Stati. Ad esempio, nelle nazioni africane si registreranno tassi di diffusione tra il 9% e il 15%, ben al di sotto della media globale. Il consumo elettrico per il raffreddamento potrebbe raggiungere 976-1393 TWh all’anno nel settore residenziale, generando ulteriori 670-956 Mt di emissioni di CO₂, paragonabili alle emissioni annuali di grandi nazioni industrializzate, come la Germania o l’Indonesia. Le famiglie a basso reddito nei Paesi in via di sviluppo usano fino all’8% del loro budget per il raffreddamento, mentre quelle ad alto reddito spendono solo tra lo 0,2% e il 2,5% per l’uso dell’aria condizionata. L’aria condizionata ha un impatto maggiore sui consumi elettrici residenziali rispetto ad altri fattori, inclusi reddito, prezzi dell’elettricità e altri elettrodomestici come frigoriferi e televisori. Le fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, potrebbero contribuire a diminuire la domanda di elettricità per il raffreddamento: le famiglie che vivono in aree con maggiore produzione fotovoltaica hanno consumo di elettricità per il raffreddamento inferiore del 25 per cento.