Costume
Gli americani sempre più pigri... come gli italiani del futuro

Di James Hansen
L’Italia è arrivata tardi ai cereali. Se il più classico “breakfast” inglese è quello con uova e pancetta, gli americani da molti decenni si svegliano con una scodella di Corn Flakes, di Cheerios, di Rice Krispies e altri. Sono prodotti che si sono comunque abbastanza radicati anche nel Belpaese ormai. Non però come negli Stati Uniti, dove se ne comprano per dieci miliardi di dollari l’anno. O meglio, dove se ne compravano. Dopo un secolo di straordinaria forza commerciale, i cereali sono ora in netto declino. I dieci miliardi di vendite annuali di oggi toccavano i $13,9 miliardi nel 2000—un calo del 28% in quindici anni. Ovviamente, i grandi produttori—a partire da Kellogg’s, Quaker Oats e General Mills—sono in allarme e provano energicamente a scoprire il perché del fenomeno. Sì è immaginato potesse dipendere dal gusto per il “naturale”, dal panico per il glutine, dalla crescente abitudine di fare la prima colazione fuori casa, dalla guerra contro lo zucchero: mille cose.
Sono tutti elementi del problema, ma una buona parte della spiegazione è più semplice. Si tratta della pigrizia. Secondo una ricerca demografica della Mintel condotta l’anno scorso tra i “Millennials” —la generazione, commercialmente vitale, dei giovani consumatori nati tra il 1982 e il 2004—risulta che per quasi il 40% dei rispondenti l’ostacolo principale sia la faticosa necessità di sciacquare la ciotola dopo il consumo. Ricordiamo per chi non si è sufficientemente americanizzato che la procedura per mangiare questi prodotti è di versarli in una scodella, aggiungere del latte e—senza fare altro—mandarli giù .
È tradizione che ogni generazione parli male della moralità e della scarsa voglia di lavorare di quelle che vengono dopo. Nel presente caso però i Millennials non si sono difesi con grande abilità. Uno, replicando all’onta sui giornali, ha dato la colpa alla lavastoviglie, facendo notare che non sempre l’apparecchio pulisce a dovere e, con il calore del ciclo che asciuga i piatti, i residui rimasti attaccati alle scodelle si seccano e possono essere difficili da grattare via. Se fosse unicamente un fatto di cereali, si tratterebbe solo di una curiosa nota di costume—ma la spinta alla comodità totale, alla convenience a fatica zero, è la grande tendenza che sta trasformando tutto il consumo americano.
Le vendite delle “capsule” pronte per preparare il caffè—un dono dell’Italia al mondo—sono aumentate negli Usa del 138.324% (sì, quasi il 140mila percento) tra il 2000 e il 2014 e continuano a crescere del 30% l’anno. Parlando del caffè, l’analista Howard Telford di Euromonitor ha osservato che: “La facilità d’uso è la singola cosa che cambia le tendenze ormai”. In coerenza con il trend, muore progressivamente anche l’abitudine di cucinare in casa. Secondo dati OCSE, gli americani passano meno tempo a cucinare che in qualsiasi altro paese sviluppato. In compenso, passano anche meno tempo a mangiare. Aldilà di ciò, all’incirca il 15% di tutti i pasti cucinati nei ristoranti viene consegnato in altra sede per il consumo secondo dati Tecnomic citati dal Washington Post .
Tra i Millennials il valore sale al 20%, un pasto su cinque. C’è spesso la percezione che guardando agli Stati Uniti guardiamo al futuro. Basta stare comodamente seduti e ci raggiungerà.