Cronache

Adesso anche la mafia ha lo statuto. Colpito il clan di Pagliarelli

Gli indagati sono accusati di di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate

Palermo, nuova operazione antimafia: colpito il mandamento di Pagliarelli. Sette persone sono finite in manette

Tra la notte del 23 e 24 gennaio, si è conclusa con l'esecuzione di sette provvedimenti cautelari - 5 in carcere e 2 ai domiciliari - nel mandamento di Pagliarelli e più precisamente della famiglia di Rocca-Mezzomorreale. L'operazione antimafia è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Piazza Verdi, di Palermo.

Il provvedimento è stato disposto dal gip di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano e sono stati eseguiti tra Palermo, Riesi e Rimini. Gli indagati sono accusati di di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l'aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l'attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omerta' che ne deriva.

L'indagine conferma le storiche figure di vertice del mandamento già in passato protagoniste di episodi rilevantissimi per la vita dell'associazione mafiosa, quali, ad esempio, la gestione operativa della trasferta in Francia del capomafia deceduto Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l'allora capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro. Ma gli investigatori dell'Arma - coordinati dai pm della Dda guidati dal procuratore Maurizio De Lucia - hanno scoperto l'esistenza di uomini d'onore "riservati", rimasti ad oggi del tutto estranei alle cronache giudiziarie, "i quali godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità".

Grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti i militari hanno anche ascoltato una riunione della famiglia tenutasi nelle campagne di Caltanissetta - durante la quali gli indagati hanno fatto più volte fatto riferimento allo "statuto" delle regole di Cosa nostra, un vero e proprio "codice": in quel contesto si è registrato il costante richiamo degli indagati al rispetto di regole e dei principi mafiosi più arcaici che - compendiati in un vero e proprio "statuto" scritto dai "padri costituenti" - sono considerati, ancora oggi, il baluardo dell'esistenza stessa di Cosa nostra.

Nell'ambito della conversazione captata, definita dallo stesso gip "di estrema rarità nell'esperienza giudiziaria", si è più volte fatto esplicito richiamo all'esistenza del "codice mafioso scritto", custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitanaI carabinieri hanno sventato un omicidio nei confronti di un architetto e numerose estorsioni e richieste di pizzo, uno dei quali effettuata mediamente una bambola con un proiettile in fronte.

In particolare gli investigatori sottolineano: "Grazie all'importante dispositivo di contrasto di cui si è dotato il Comando provinciale carabinieri di Palermo, nonché al ricorso sistematico alle piu' sofisticate tecnologie di captazione è stato possibile superare le continue accortezze poste in essere dagli indagati al fine di sottrarsi alle indagini".