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Cronache
Aggressività, molestie e possessività, due ragazze su tre colpite da violenze
Violenza sulle donne

L’indagine della Fondazione Libellula: "Il 48% ha subito contatti fisici indesiderati"

Il 48% dei giovani di età compresa tra 14 e 19 anni ha subito ha subito contatti fisici indesiderati da parte di coetanei. A rivelarlo è la Fondazione Libellula con l’indagine “Teen Community”. Ma non è tutto. Il 43% di questi giovani, infatti, ha ricevuto inoltre richieste sessuali e attenzioni non desiderate. Queste situazioni sembrano riguardare di più le ragazze, che hanno una maggiore percezione delle forme di violenza e che sono anche più disposte a parlarne.

“I dati sottolineano l'importanza di intervenire tempestivamente per sensibilizzare i giovani sulle complesse dinamiche della violenza di genere, promuovendo valori fondamentali come rispetto, consenso ed equità”, ha commentato Debora Moretti, Fondatrice e Presidente di Fondazione Libellula Impresa Sociale.

Diversi studi scientifici, come riporta Redattore Sociale, dimostrano che avere esperienze dirette o indirette di violenza può interferire sul proprio benessere psichico e sulle relazioni, soprattutto se questo accade in una fase delicata come quella dell’adolescenza. Queste esperienze si traducono spesso in difficoltà relazionali e comportamentali.

“I dati sottolineano l’urgenza di intervenire per sensibilizzare le nuove generazioni sulle complesse dinamiche della violenza di genere. Il fatto che le ragazze siano in prevalenza vittime di episodi di molestie ci fa ben capire quanto questo problema sia radicato nella nostra cultura e quanto quindi sia necessario promuovere una riflessione attiva tra i giovani, responsabilizzando in primo luogo scuole e famiglie”, ha detto ancora Debora Moretti.

Ma sono le ragazze ad avere una maggiore percezione delle forme di violenza e ad essere più aperte a parlarne. Differenza di percezione che si traduce in numeri preoccupanti: per esempio, solo il 33% dei ragazzi tra i 18 e i 19 anni ritiene inaccettabile che un ragazzo diventi violento in seguito a tradimento, contro il 79% delle ragazze, o ancora, solo il 29% degli adolescenti non è d’accordo sul fatto che il controllo non è sinonimo d’amore (contro il 48% delle ragazze).

In generale, dunque, le dinamiche alla base di una relazione affettiva sana sembrano non essere sempre chiare: gelosia, possesso, aggressività e invasione vengono considerate come espressione d’interesse e attenzione da parte del partner. Infatti sono ritenute poco o per niente forme di violenza il controllare di nascosto il cellulare o i profili altrui (39%), impedire al partner di accettare amicizie online (33%), chiedere al partner con chi e dove è quando è fuori (33%), dire al partner quali vestiti può o non può indossare (26%).

Ugualmente i concetti di responsabilità individuale e di consenso sembrano non essere chiari: solo il 53% delle persone intervistate ritiene infatti che baciare qualcuno senza il suo consenso sia decisamente una forma di violenza, mentre per il 15% lo è per nulla o poco.

“Normalizzare questi atteggiamenti non potrà che perpetuare e quasi autorizzare episodi di violenza di genere: ricordiamoci che i giovani di oggi saranno gli adulti di domani! Non a caso dalla survey «LUI», realizzata qualche mese fa, emergeva il dato allarmante secondo cui un uomo su due ritiene che la violenza sulle donne sia un problema che non lo riguardi. È evidente dunque la necessità di un cambiamento strutturale che ci insegni il rispetto dell’altro, della propria individualità e dei propri spazi, a prescindere dal genere”, continua Debora Moretti.

Ma allora quanto impattano gli stereotipi di genere che le nuove generazioni hanno ereditato dalla società? Sembrerebbe molto, a giudicare dai risultati del sondaggio: le ragazze infatti tendono a parlare di più delle esperienze di violenza vissute direttamente o indirettamente con familiari, amici o comunque persone adulte. Invece i ragazzi sembrano essere più propensi a non avere una rete di confronto emotivo, gestendo spesso da soli queste situazioni, probabilmente perché esternare le proprie emozioni è ritenuto “non da uomo”.

“Grazie anche a questa ricerca riusciremo ad agire con più efficacia e consapevolezza nel contrastare la violenza sulle donne di tutte le età, con un impegno capillare e condiviso di educazione al rispetto per prevenire i maltrattamenti e gli abusi anche in adolescenza”, ha commentato la Presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti civili Diana De Marchi durante la presentazione.

Parole, come riporta Redattore Sociale, cui fanno eco quelle di Elena Lattuada, Delegata del Sindaco di Milano alle Pari Opportunità: “È sempre fondamentale parlare di violenza sul corpo delle donne, per non dimenticare e rendere giustizia. Importante, in questo caso, conoscere il punto di vista degli e delle adolescenti, così come l’aver presentato l’indagine in un luogo simbolico di Milano, come la Casa dei Diritti”.

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