Attigliano, immigrato 1 abitante su 5. Il sindaco leghista: l'integrazione c'è - Affaritaliani.it

Cronache

Attigliano, immigrato 1 abitante su 5. Il sindaco leghista: l'integrazione c'è

Laurent De Bai

Ecco la smentita, la cartina di tornasole, la Lega non è contro l’immigrazione; quella regolare si capisce; quella di chi si integra nei territori dove si stabilisce, dove produce, dove svolge completamente il ruolo di cittadino. Non stiamo parlando di un sogno, piuttosto di un comune dell’Umbria dove l’immigrazione triplica quella della media nazionale: parliamo di Attigliano, 2000 abitanti di cui 504 hanno origini dei paesi più disparati. Prevalgono: Costa d’Avorio, Nigeria, Burkina Faso, Camerun e Congo. Questo Comune e altri del comprensorio  hanno espresso un giudizio insindacabile a favore di Daniele Nicchi, eletto nella lista della Lega con 4143 voti. Un risultato che condanna senza appello i luoghi comuni, i cosiddetti cliché, lo stereotipo, la visione semplificata e a volte largamente condivisa.

Ad Attigliano gli immigrati sono oltre il 20% della popolazione, a fronte di una media nazionale 8% e regionale che si aggira sull’11%. Eppure ad Attigliano l’integrazione funziona. Non ci sono tensioni, anzi c’è tanta voglia di fare insieme: per la festa del patrono, per le attività di volontariato, per il coro del paese.

 Il Comune è stato amministrato dal valoroso sindaco Daniele Nicchi Lega, oggi Consigliere Regionale e presidente della prima Commissione Consiliare. Nicchi è un Leghista ma un po' anomalo visto la sua apertura nei confronti degli stranieri. Durante i dieci anni della sua sindacatura ha porta avanti progetti di inclusione e convivenza e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

“Inutile prendersi in giro per quanto riguarda l’immigrazione - afferma Daniele Nicchi –“il percorso che porta ad una convivenza civile è lungo e difficile, fra progetti che faticano a partire, intoppi burocratici ed evidenti barriere linguistiche. Qui a Attigliano, abbiamo scelto una strada semplice: rispetto delle regole, diritti e doveri uguali per tutti. Con 2000 anime posso dire siamo una famiglia allargata e ci conosciamo quasi tutti, quindi al nascere di una difficoltà tutti insieme troviamo la soluzione”. 

 

«A differenza dei nostri vicini – dice Daniele Nicchi sindaco di Attigliano fino a pochi giorni fa, oggi Consigliere Regionale leghista –  abbiamo puntato sulla  logistica, la stazione ferroviaria, il casello autostradale, essere a un’ora da Roma, offrire una vita tranquilla e affitti contenuti».

Il segreto di questa convivenza pacifica tra voi e gli immigrati?

La nostra storia stupisce, avere 20% d’immigrati sorprende ma si parte da un principio semplice: il rispetto delle regole uguali per tutti, a parità di diritti, parità di doveri. Non abbiamo mai fatto distinzione per il colore della pelle, con questi pochi principi ognuno vive con i propri usi e costumi, senza discriminazione”.

Chi sono e che lavorano fanno questi immigrati in una realtà come quella di Attigliano?

Sono 504 immigrati residenti ad Attigliano, 90% di loro sono pendolari che lavorano a Roma, lavorano nelle ambasciate, nei consolati, alberghi di lusso, ospedali, oppure nelle imprese di pulizia o nell’assistenza alla persona. Sono persone che hanno studiato, sono cattolici o evangelici, e questo aiuta molto. Perché la parrocchia o il centro evangelico sono il primo momento di contatto. Sono persone corrette, rispettose della legge, cercano anche loro sicurezza, come tutti noi. Problemi li abbiamo avuti in passato, con alcuni cittadini rumeni che ora sono andati altrove. Le persone che attualmente si trovano ad Attigliano provengono da 40 nazioni, ma in gran parte dalla Nigeria, dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso, Camerun e Congo. Per la nostra comunità significa molto, pagano regolarmente l’affitto, fanno acquisti nei negozi, pagano regolarmente tasse e tributi, mandano i figli all’asilo, alla scuola elementare, alla scuola media e questo ha consentito di non perdere le classi, anzi di incrementarle, considerando i tassi di nascita tendenti allo zero».

 

 

 

 

 

 

In queste classi dell’arcobaleno che succede?

«Non c’è uno scadimento, i figli degli immigrati possono essere più deboli in italiano, ma sono trainanti nel francese e nell’inglese. Quelli nati qui non hanno problemi di nessun genere.”

Nicchi come la sua amministrazione è riuscita in questo esempio d’integrazione?

L’immigrazione sembra rappresentare una grande sfida non solo per il nostro Paese, ma per tutta l’Europa. Purtroppo, per l’opinione pubblica si corre spesso il rischio di avere una visione errata del fenomeno dell’immigrazione. A ciò contribuisce l’azione dei grandi mass-media che si occupano soprattutto di gravi e continue emergenze le quali portano a trascurare una corretta percezione del fenomeno, riguardante milioni di cittadini stranieri.  Si tende a parlare di immigrati solamente quando accadono gravi fatti di cronaca che attentano all’ordine pubblico.  Bisogna considerare l’integrazione non alla stregua di un problema politico ma come una sfida che ha come premio la crescita dell’intera Comunità, che sia grande o piccola come la nostra realtà. Mai come oggi la “paura dello straniero”, la sfiducia nelle sue capacità, quell’assurdo considerarlo come “diverso”, solo perché appartenente a modelli etici e culturali differenti, diviene un concetto del tutto fuori luogo. Noi non condividiamo  l’immigrazione clandestina che porta fuori controllo il fenomeno e peraltro proprio perché non controllato, da spesso origine a vere e proprie tragedie umane”

Torniamo ai problemi regionali, visto che lei è stato eletto nel comprensorio del ternano, cosa ne pensa delle potenzialità dell’offerta sanitaria di questo territorio?

“Dobbiamo investire in professionisti e tecnologie che garantiscono servizi  ai nostri cittadini grazie a prestazioni di eccellenza. Servizi che non vanno duplicati rispetto a quelli offerti dal polo ospedaliero di Terni nel pieno rispetto della sostenibilità.

 

 

 

Aimé George Gabati, 39 anni, in Italia dal 2004 due figlie, una moglie che lavora in un albergo di lusso di Roma, è lui il presidente della Tre A: “Associazione Africani di Attigliano” fondata nel 2010. Gabati è arrivato in Italia 16 anni fa, si è laureato in diritto Canonico, poi ha aggiunto anche la laurea in scienza infermieristiche, la sua attuale attività: «Ad Attigliano afferma - stiamo bene, io vengo dalla Repubblica del Centro Africa e lì purtroppo c’è la guerra.

A che serve l’associazione 3 A per la sua comunità?

“Serve prima di tutto per incontrarci, obiettivi principali aiutare i nostri connazionali ad inserirsi nella realtà della nostra piccola comunità che è Attigliano. Siamo il trait union con l’Amministrazione comunale, abbiamo un grandissimo rapporto con la stessa, sono persone capaci ed intelligenti. Infatti all’interno della festa del patrono San Lorenzo, il 10 agosto, c’è uno spazio dedicato a noi chiamato “la Festa delle mille culture”. Ci sono iniziative culturali, di reciproca conoscenza, c’è l’aspetto gastronomico, con una cena con oltre venti piatti diversi. Profondamente diversi, ad esempio: banane fritte, focacce etiopi, oppure il succo di zenzero della costa d’Avorio.

Ma la diversità nella vita di tutti i giorni in cosa consiste?

«È vero che la differenza tra Attigliano e le altre realtà è grande. Ma la ricchezza di Attigliano risiede proprio in quella differenza di cultura che porta al meltin pot. Si sa che la nostra diversità culturale nell’unione è una ricchezza per una convivenza pacifica e quindi ad Attigliano è una realtà. La mia bambina di sei anni ha come baby sitter una italiana di Attigliano che la bambina chiama zia invece di chiamarla Monia, perché secondo mia figlia fa parte della nostra famiglia. Qui ci sono oltre 40 nazioni presenti in questo piccolo borgo e più numerosi sono i nigeriani seguiti da ivoriani e poi Burkina Faso. Abbiamo trovato un’amministrazione che ci serve da guida ecco perché la nostra associazione di cui sono il presidente funziona molto bene, in questi anni abbiamo raggiunto una integrazione riuscita. Ad esempio un giorno mi ha contatto il sindaco di Giove chiedendomi quale fosse la nostra ricetta. La strada è lunga ma ad Attigliano si sono fatti passi da gigante. Durante le ultime elezioni regionali da queste parti tutti hanno votato la Lega però c’è un rispetto da entrambe le parti dovuto ad un impegno basato sul rispetto di chi accoglie e chi riceve”.