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Cronache

“Sono troppo poche in Italia le strutture per madri detenute con figli piccoli: solo cinque gli istituti a custodia attenuata e addirittura solo due le case famiglia protette. Non possiamo attendere che si ripetano episodi drammatici come quello accaduto ieri a Rebibbia, né possiamo accettare l’idea che dei bambini continuino a vivere dietro le sbarre, in ambienti che non sono adatti a una crescita sana e a un armonioso sviluppo. Bisogna aprire quanto prima altre case famiglia protette: basta bambini in carcere”.

Così l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, che questa mattina ha incontrato Fulvio Baldi, capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia e tra due giorni vedrà il capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini. Al centro degli incontri il rinnovo del protocollo “Carta dei figli dei genitori detenuti”.

“Le case famiglia protette – prosegue Filomena Albano – rappresentano un contesto più adatto degli istituti di detenzione ad accogliere bambini in fase di crescita. Occorre comunque investire nel sostegno delle competenze genitoriali e nell’aggiornamento professionale del personale. Vanno monitorate le situazioni di maggiore fragilità e sostenute le madri attraverso percorsi di educazione alla genitorialità: questo è più semplice in un contesto circoscritto e controllato come quello della casa famiglia”.

“In attesa di raggiungere l’obiettivo di evitare la permanenza di persone di minore età negli istituti penitenziari – conclude la Garante Albano – mettiamo al centro le esigenze specifiche dei figli di persone in stato di detenzione. In particolare, assicurando ai bambini che vivono con i genitori in una struttura detentiva libero accesso alle aree all’aperto, ai nidi, alle scuole, ad adeguate strutture educative e di assistenza, preferibilmente esterne. Il superiore interesse dei minori prima di tutto”.

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    figli detenutirebibbia carcereautorità garante per l’infanzia e l’adolescenza
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