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Cronache
Bufera sulle 'ronde' di Boccia. Viminale: "Non informati". Insorge il M5S

Ennesima lite nel governo, questa volta sui 60mila assitenti civici che l'esecutivo, attraverso il ministero degli Affari Regionali, intende mettere a disposizione dei Comuni per gestire gli ingressi negli spazi pubblici e far rispettare il distanziamento sociale. Esponenti di governo del Movimento 5 Stelle, da Gianluca Castaldi a Stefano Buffagni a Carlo Sibilia, e lo stesso capo politico Vito Crimi, criticano l'iniziativa, definita una "fuga in avanti non condivisa", del ministro dem Francesco Boccia, concertata con il presidente dell'Anci Antonio Decaro, che ne ha spiegato invece i vantaggi in un'intervista oggi su Repubblica. E il Viminale fa sapere di non essere stato informato: "Le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del ministero dell'Interno, per l'istituzione della figura degli 'assistenti civici' in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio", comunica una nota del dicastero guidato da Luciana Lamorgese.

Fonti del ministero degli Affari regionali chiariscono che gli assistenti civici non potranno comminare multe: "Non sono ronde. Non percepiscono indennità, sono volontari a disposizione dei sindaci".

Il portavoce di Forza Italia Giorgio Mulé bolla il provvedimento come "ennesima pagliacciata" del governo. "Ci mancavano gli 'ausiliari del Covid' - dice Mulè - la goffa Guardia civica composta da assistenti civici reclutati tra cassa integrati e percettori del reddito di cittadinanza ai quali verrà richiesto di effettuare controlli anti contagio e di 'dimostrare senso civico'. Chiamiamo le cose con il loro nome: è l'ennesima pagliacciata di un governo che ritarda il futuro e insegue il presente. Una domanda tra le tante... che fine ha fatto la App Immuni con la quale ci avete assillato per mesi come precondizione per l'avvio della Fase 2? Ah saperlo...".

La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni parla addirittura di "deriva autoritaria" del governo: "Cos'è - si domanda - la versione grillo-piddina dei guardiani della rivoluzione? Credo veramente che si stia esagerando. La deriva autoritaria alla quale stiamo assistendo sta assumendo contorni grotteschi ma non per questo meno pericolosa di ogni altra deriva liberticida. Al governo consiglio di non tirare troppo la corda perché gli italiani sono stanchi e arrabbiati". Anche 'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sottolinea che "gli italiani hanno bisogno di fiducia, di sostegno economico e di lavoro, non di controllori, droni o ispettori alle calcagna". Poi il leader del Carroccio aggiunge: "Dopo le nostre e vostre proteste, marcia indietro di una parte del governo sui 60.000 “guardiani civici” che dovrebbero controllare gli spostamenti degli Italiani. Teniamo occhi ed orecchie aperti: gli Italiani meritano fiducia e libertà!".

Voci contrarie anche dalla maggioranza, a cominciare dai 5 Stelle, come dimostra il tweet del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Castaldi: "La fuga in avanti di Francesco Boccia sui 60mila #assistenticivici non mi convince. E non convince il #M5S. Per noi i cittadini devono controllare quello che fanno i politici, non quello che fanno altri cittadini: auspico passo indietro del ministro e confronto con tutta la maggioranza".

Sulla stessa linea come anticipato anche il viceministro allo Sviluppo economico Buffagni, che scrive su Twitter: "Assistenti civici per me no. Con il Movimento questa proposta non è stata condivisa e non la vogliamo. Noi siamo al governo per fare il bene dei cittadini nonostante le tante difficoltà. Basta sparate. Serve responsabilità e serietà".

Il sottosegretario 5S all'Interno Sibilia su Twitter commenta: "Assistenti civici. Facciamo che è stato solo un momento di distrazione collettiva. Pensiamo invece a supportare chi già fa tanto per la sicurezza degli italiani, parlo delle Forze dell'Ordine e della polizia locale".

Il capo politico cinquestelle Vito Crimi taglia corto: "Chiederemo il ritiro dell'ordinanza e una discussione approfondita in maggioranza".

Ma anche nel Pd qualcuno è dubbioso, come il deputato Matteo Orfini che scrive su Facebook: "Se apri i locali nei luoghi dove ci sono i locali le persone ci vanno. Se non vuoi che ci vadano o vuoi che ci vadano in numero limitato, organizzi prima afflusso, modalità e controlli. Non servono assistenti civici. Servono ministri che facciano i ministri e amministratori che facciano gli amministratori. Non una schiera di influencer che commentano indignati le foto del giorno".

Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi si dichiara d'accordo con Orfini: "Come spesso accade la penso come Matteo @Orfini #assistenticivici", scrive su Twitter, rilanciando il post del democratico.

Pure altri esponenti dem come i senatori Tommaso Nannicini e Dario Stefano, in passato vicini a Renzi, stigmatizzano l'idea di ricorrere a una rete di volontari per evitare gli assembramenti. "La proposta degli assistenti civici è sbagliata - commenta il senatore di Leu Francesco Laforgia - perché riflette un'idea di lavoro povero, poco o per nulla retribuito e destinato a percettori di un qualche sostegno dello Stato che devono sentirsi perennemente in debito con lo stesso. Ed è sbagliata perché in questo modo le persone vengono trattate come infanti che hanno bisogno della tata e non come cittadini da responsabilizzare".

"Più che assistenti civici servirebbe un esercito... Un esercito di ispettori del lavoro, di dipendenti pubblici, di vigili urbani, di insegnanti, di medici", twitta il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

Il ministero guidato da Francesco Boccia ha chiarito che gli assistenti civici non avranno un potere di intervento immediato. La loro attività di controllo si esaurirà al massimo nella segnalazione ai vigili e alle forze dell'ordine di eventuali situazioni di assembramento. Gli assistenti civici, inoltre, non saranno retribuiti. Si tratta di volontari che si occuperanno ad esempio di aiutare i Comuni e la Protezione civile in compiti quali la consegna dei pasti a casa per gli anziani, il recapito delle medicine, il sostegno nella realizzazione delle misure di distanziamento sociale. Saranno impiegati per un massimo di 16 ore la settimana. Nelle scorse settimane, quando vigeva il lockdown di molte attività produttive le relative mansioni erano svolte da volontari che poi sono tornati al lavoro quando le fabbriche hanno riaperto.

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