Calcio, carogne e gattopardi: la spietata analisi di Stefano Santachiara
"Il calcio è solo un gioco". Mai banalità fu più falsa che questa in Italia, dove lo sport più amato dal popolo è molto di più (o molto di meno). Stefano Santachiara, giornalista del Fatto Quotidiano e già autore dell'esplosivo “I panni sporchi della sinistra” edito da Chiarelettere, ce lo ricorda in un libro fondamentale per chi vuole capire un po' più in profondità il mondo del calcio e riuscire a vedere un po' più in là della propria maglietta. Già, perché purtroppo il pallone spesso e volentieri in Italia rotola o viene fatto rotolare in altri campi dove di fili d'erbe ce ne sono ben pochi.
"Calcio, carogne e gattopardi" è un'attenta analisi sugli intrecci pericolosi del calcio italiano, spesso italiota. Dalla violenza organizzata al controllo sociale, dal calcioscommesse alle toghe rossonere, dalla presenza delle mafie ai bilanci truccati fino alla corruzione ai più alti livelli del football mondiale. Santachiara opera una disamina spietata di un mondo che di innocente ha ben poco e che vuole anche aprire gli occhi a tutti coloro la cui passione viene strumentalizzata e utilizzata da altri fini da personaggi con fini più o meno leciti ma comunque sempre personalistici.
L'INCIPIT DEL LIBRO "CALCIO, CAROGNE E GATTOPARDI" di STEFANO SANTACHIARA (per gentile concessione dell'autore)
Sgombriamo il campo da ogni preconcetto. Il calcio non è un'insensata corsa di 22 persone dietro a un pallone ma una disciplina coinvolgente sia negli aspetti ludici che in quelli tattici. I ragazzi che iniziano a sgambettare sui campi si nutrono di sana competizione, imparano la lealtà sportiva, vivono l'inclusione sociale multietnica. E' innegabile l'importanza che il calcio ha rivestito in ambienti disagiati, dalle borgate romane al profondo sud, dalle periferie alle metropoli. Non è una fiaba ma uno spaccato neorealista del dopoguerra italiano l' àncora di salvataggio dello sport per milioni di ragazzi che bruciando l'erba dell'oratorio o della scuola si sono sottratti ai pericoli della strada. Ciò tuttavia non deve impedire lo sviluppo di un'analisi su origini, ragioni ed effetti della straordinaria diffusione del fenomeno di massa. L'incalcolabile “capitale umano” di tifosi-consumatori, un paese nel paese che resiste a trasformazioni sociali e crisi economiche, cui prodest?
Seconda premessa: questo saggio non intende accusare lo sport nazionale italiano, né inondare il lettore di intercettazioni e verbali su doping, truffe e favoritismi arbitrali. Si è soliti esplorare non senza retorica i mille rivoli di ogni singolo comportamento scorretto o criminale, scatenando dibattiti manichei e sentimenti di rivalsa di opposte fazioni, ma sarebbe superfluo e fuorviante riproporre la vexata quaestio delle mele marce nel cesto sano. Affrontiamo invece ciò che, mutuando una formula marxiana, si può considerare strutturale: il rapporto tra calcio, politica ed economia, anche quella mafiosa. In questo ambito ci concentreremo sul controllo sociale che il potere esercita attraverso il calcio, incidendo nelle fasi cruciali della storia. (...)
L'INDICE DEL LIBRO
Cap.1 Il valore sociale
Un fenomeno unico
Nei secoli fedeli
Democrazia svuotata
Cap.2 Dogmi reazionari
Calcio littorio
Violenza organizzata
Il feudo della Lazio
Ultras, in fondo a destra
Spogliatoi e omertà
Il gioco romantico
Cap.3 Gli ingranaggi del sistema
Il controllo sociale
Calcio e peggiorismo
Maschilismo ambientale
Cap. 4 Da Maradona a Berlusconi
Gli scandali scommesse
Napoli, baluardo Dc
Il Cavaliere tra televisione e massoneria
Toghe rossonere
Forza Milan, e Forza Italia
Una vittoria obbligata
Dell'Utri, calcio e Cosa nostra
Cap.5 Le mafie nel pallone
Le carogne moderne
Palermo, il “sacco” del calcio
Più che un gioco, un giogo
Calabria, le mani sul campo
Tentacoli emiliani
Intervista ad Antonio Nicaso
Cap 6 L'Industria del Calcio
Pochi conflitti, molti interessi
Bilanci in rosso
Pallone bancocentrico
I misteri della finanza
Cap.7 Geopolitica calcistica
Mondiali, affari e corruzione
Brasile, la Copa contestata
I poteri forti, da Berlusconi a Renzi
Il premier Matteo e il coach Cesare