Camorra, il boss uccide un immigrato. Ma viene risarcito dallo Stato - Affaritaliani.it

Cronache

Camorra, il boss uccide un immigrato. Ma viene risarcito dallo Stato

Ha ottenuto 110 mila euro dallo Stato come risarcimento per ingiusta detenzione: ma ora si scopre che il boss di camorra aveva davvero ucciso un immigrato

Camorra: boss  uccide un immigrato ma viene risarcito dallo Stato

Antonio Esposito, presunto boss di camorra arrestato oggi nell'ambito di una inchiesta della Dda di Napoli, negli anni scorsi ottenne 110 mila euro dallo Stato come risarcimento per ingiusta detenzione: l'uomo, dopo una condanna all'ergastolo in primo grado, era stato assolto con sentenza definitiva dall'accusa di avere ucciso un immigrato per futili motivi. Dalle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e' poi emersa la sua responsabilita' nel delitto, ma per questo Esposito non potra' piu' essere processato, in base al principio del "ne bis in idem".

L'inchiesta sulla camorra da cui nasce il caso

La Squadra Mobile della Questura di Caserta ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Napoli, nei confronti di 19 persone, legate alla fazione di Maddaloni del clan Belforte indagate per associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla commercializzazione di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso.

Associazione per delinquere finalizzata al traffico e alla commercializzazione di stupefacenti, reato aggravato dal metodo mafioso. Questa la contestazione nei confronti dei 19 indagati colpiti da ordinanza di custodia cautelare. Le indagini da parte della Squadra Mobile di Caserta sono iniziate dopo l'omicidio di Daniele Panipucci, avvenuto nel 2016 a Maddaloni.

Per quel delitto furono arrestati Antonio Esposito, Domenico Senneca e Antonio Mastropietro, questi ultimi due ritenuti organici al clan Belforte, fazione Maddaloni. E' stato proprio nell'ambito delle indagini per l'omicidio che gli uomini della Mobile hanno scoperto l'esistenza nel territorio di Maddaloni, di un gruppo dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina, hashish e crack e che il "controllo" sulla commercializzazione degli stupefacenti, prima era di Antonio Esposito come reggente della cosca e poi da Mastropietro.

Ai due, i singoli spacciatori, per l'esercizio delle attivita' di spaccio sul territorio maddalonese, erano costretti a versare varie somme di denaro oltre a sostanze stupefacenti destinate al loro consumo personale. In particolare, le attivita' investigative, oltre a delineare il ruolo di ognuno degli indagati, hanno consentito di individuare le maggiori piazze di spaccio maddalonesi e ricostruire le modalita' di funzionamento della commercializzazione al dettaglio delle droghe. Tutto avveniva nel Rione IACP di via Feudo 54, sede di ben tre gruppi di spaccio. Dall'attivita' investigativa e' emerso inoltre che uno dei gruppi facenti capo ad Antonio Padovano, nonostante fosse detenuto ai domiciliari, vedeva coinvolta nelle attivita' di approvvigionamento e spaccio l'intera famiglia,compresa la moglie, all'epoca incinta, la sorellastra, la nipote minorenne e il suo fidanzato.