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Cronache
Clemente Mimun, quando il vippone protegge il villone

Clemente Mimun

Clemente Mimun, il caso della villa di Sabaudia e del sentiero per andare al mare dove passano anche i pedoni

Sabaudia è patria stanziale estiva di vipponi che hanno le loro mega ville affacciate a pascolare l’arenile pontino, in una magica cornice che è ancora Magna Grecia e sa di Circe e Ulisse. Dunque come resistere a cotanto fascino? Impossibile. Naturalmente i vipponi proteggono la privacy dei loro villoni e così vi è una decennale polemica sui passaggi al mare, tecnicamente si chiamano servitù, che i personaggi famosi vogliono interdire al popolaccio lercio e zozzo che vorrebbe evitare di farsi chilometri di strade pericolose sotto il solleone.

Il primo cittadino Alberto Mosca, ex generale dei carabinieri in pensione, ha giustamente e coraggiosamente emesso delle ordinanze per costringere i ricconi a permettere il passaggio, ma le contromosse non si sono fatte attendere. L’ordinanza ha riguardato anche la villa della moglie di Clemente Mimun, direttore del TG5, che si è rivolto ratto al Tar che ha richiuso i cancelli, tecnicamente ha concesso una sospensiva, e fissato una prima udienza il prossimo 19 ottobre in cui si pronuncerà nel merito.

Infatti dietro la villa del giornalista passa un antico sentiero che il sindaco ritiene che debba essere percorso per raggiungere il mare ma Mimun pare sia disturbato dal passaggio della plebe ed abbia quindi reagito lucchettandolo. Ma come ci si è comportati in passato? La zona è ricca di ville tra cui quella famosa che comprarono insieme Alberto Moravia e Pierpaolo Pasolini negli anni ’70 dello scorso secolo. Qui i due scrivevano libri e poesie bellissimi senza essere disturbati dal passaggio, anzi lo utilizzavano pure loro per raggiungere l’arenile.

Ebbene pure allora c’era questo problema ma i due prestigiosi letterati si sono sempre ben guardati dal chiudere o manomettere i sentieri marini che sono di rara bellezza, ombrosi e ricchi di suggestione. Il “sentiero Moravia” c’è ancora e la società immobiliare che ha proprietà strepita perché c’è un’ordinanza che lo richiude però, in questo caso, il Tar di Latina non ha concesso alcuna sospensiva, probabilmente anche per il prestigio culturale di cui il passaggio gode. Ora che il “sentiero Mimun” valga più di quello di Moravia è ipotesi difficile da sostenere.

E desta meraviglia che proprio un giornalista, in una terra così difficile come quella del litorale pontino, invece di abbracciare la giusta causa del bene comune voglia continuare ad esercitare l’antica arte del privilegio italico che ci connota e caratterizza purtroppo anche all’estero. Mimun alla prima chiusura voluta dal sindaco Alberto Mosca aveva reagito con il “benaltrismo” e cioè con la usuale tattica di dire che ben altri sono i problemi (di Sabaudia) a cominciare dal decoro della città (su quello non si sbaglia mai) e da un misterioso “lago privato” posseduto da un altrettanto misterioso e “potente” abitatore di quei luoghi, una sorta di Don Rodrigo balneare, di cui però Mimum non rivela il nome.

Intanto il giornalista e consorte si godono questi ultimi scampoli di sole in santa pace. Ma noi una proposta di mediazione ce l’avremmo. Visto che il sindaco è di Forza Italia e Mimun è di Canale 5 non è che San Silvio possa dirimere la questione?

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