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Cronache
Coldiretti, con Comuni blindati, agriturismi in ginocchio a Natale e Capodanno

La decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le strutture agrituristiche che sono principalmente situate in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento alle misure del nuovo Dpcm per le feste di fine anno. La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività è vanificata infatti dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne.

Un vero paradosso, secondo Coldiretti-Terranostra Campania, se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Non a caso appena lo 0,3% dei 66.781 casi di infortunio da Covid-19 registrate dall’Inail in Italia riguarda l’agricoltura dove peraltro i mesi estivi e autunnali sono i più attivi con la raccolta di frutta, ortaggi, olio e la vendemmia sulla base delle denunce complessive di infortunio al 31 ottobre che evidenzia come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio nelle campagne.

Si tratta dunque di un preoccupante duro colpo per gli agriturismi che -continua Coldiretti-Terranostra- sono realtà già duramente colpite dalla crisi generata dalla pandemia con oltre 1 miliardo di perdite per le oltre 24mila strutture presenti in Italia nel 2020.

I limiti imposti per le festività di fine anno -precisano- arrivano dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri che in alcune regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi. A rischio è un sistema che può contare su 24576 strutture con 493319 posti a tavola e 285027 posti letto e che lo scorso anno ha sviluppato un valore di 1,5 miliardi di grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al primo gennaio 2020.

In Campania sono presenti oltre 700 agriturismi nelle cinque province che fatturano quasi 30 milioni di euro all’anno tra ristorazione e ospitalità. Nonostante il recupero dell’estate si stima un buco del 40% entro fine anno. In Campania l’offerta agrituristica -prima delle prescrizioni anticovid- poteva contare su circa 24 mila coperti per la ristorazione/degustazione e circa 5 mila posti letto al coperto, a cui vanno aggiunte le quasi 700 piazzole per il camping. In provincia di Salerno gli agriturismi dispongono di 7.500 coperti e i 1.900 posti letto. Nel Sannio si superano i 5.000 coperti e si sfiorano i 1.000 posti letto. Poi Napoli con i quasi 3.900 coperti e 740 letti. Nelle province di Avellino e Caserta con circa 3.700 coperti e 690 letti ciascuna.

Nonostante i numeri positivi del movimento agrituristico che dalla fine del lockdown ha registrato una costante crescita con un overbooking rispetto alle aspettative, in Campania ci sono zone d'ombra. “L’albo regionale non è aggiornato”, afferma Manuel Lombardi, responsabile di Terranostra Campania. “A causa di un provvedimento che ha determinato il passaggio delle strutture dall’elenco regionale al nuovo albo le iscrizioni non sono state aggiornate e nemmeno  i codici Ateco. Una situazione che sta determinando anche concorrenza tra le strutture: c’è infatti chi lavora da oltre vent’anni e non si trova iscritto all’albo. Con la conseguenza che molti agriturismi si sono visti respingere le richieste di accedere ai bonus. Ciononostante -sottolinea Lombardi-  in Campania l’offerta agrituristica è sempre più ricca e variegata, con crescita continua del turismo “green”, che è anche presidio del territorio e custode di un patrimonio della tradizione enogastronomia”.

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