Coronavirus, scuola, esami a metà e futuro dei giovani: lettera agli studenti
Cari studenti state tranquilli, diventerete uomini o donne lo stesso, anche se vi sottoporrete ad un esame di maturità un po’ monco
Cari studenti, non vi invidio. Ci sono poche cose importanti che si ricordano nella vita e tra queste c’è l’esame di maturità. Un vero e proprio rito d’iniziazione, il passaggio all’età adulta, la gestione della prima e vera ansia da prestazione, l’incubo che sognerete a lungo. Tutto questo però si porta dietro un qualcosa che non tornerà mai più: la spensieratezza. La maturità rappresenta infatti la fine dell’innocenza. Dopo, tutto sarà mediato dalla responsabilità, dalla falsità e peggio dalle omissioni. Se prima prevaleva l’istinto, dopo la maturità prevarrà sempre più la ragione. E tutto quello che di buono, e meno buono, farete sarà razionale, ci sarà sempre un dare e avere, una causa ed effetto.
Cari studenti state tranquilli, diventerete uomini o donne lo stesso, anche se vi sottoporrete ad un esame di maturità un po’ monco a causa della pandemia in atto. Peccato però che non state godendo dell’adrenalina dei mesi prima con i vostri compagni a scuola, gomito a gomito, a farsi coraggio, ad abbracciarsi per far fronte uniti all’incubo esame. Momenti indelebili nei ricordi di chiunque, forse fra i più genuini che capitano nella vita (gli anni successivi avrebbero trasformato quell’incubo in purezza e gioia assoluta). In questa emergenza la scuola (e con essa il sindacato) ha evidenziato tutte le sue debolezze.
Ci si è affidati alla libera iniziativa e creatività dei docenti, qualcuno si è dato da fare per tentare lezioni a distanza, altri sono semplicemente spariti e risorti solo dopo alcune settimane, insomma un caos frutto di decenni di mancati cambiamenti e investimenti (fra cui quelli tecnologici). Come se poi destinare last minute qualche milione di euro (come è stato fatto con uno dei primi decreti durante l’emergenza attuale) per rilanciare magicamente le lezioni a distanza fosse la risoluzione di tutto. Ecco chiarito perché la scuola è affondata come un vascello in mezzo a una tempesta. Ma noi siamo fatti così, dopo un terremoto facciamo un grande piano di messa in sicurezza degli immobili, dopo un alluvione facciamo un grande piano idrogeologico, dopo il crollo di un ponte facciamo un grande progetto di infrastrutture, e così via. Tutte cose che si iniziano ma non si concludono mai.
Cari studenti, avete la fortuna di vivere nel paese più bello mondo, ma la sventura di studiare in uno dei peggiori per sbocchi professionali futuri. In attesa del governo Salvini Meloni, pianificate quindi la vostra fuga, il mondo ripartirà eccome, i paesi più lungimiranti continueranno ad attrarre giovani, studiate le lingue, usate i social per crearvi relazioni internazionali, ma poi lasciate i vostri paeselli e andate via. Il nostro è un bel paese per le vacanze, per poche aziende d’eccellenza (che qualche demente vuole proteggere da chissà quale scalata come se l’origine dei capitali fosse il problema), per le aziende pubbliche protette. L’Italia prima della pandemia era già la zavorra dell’Europa, e non ci sarà la primavera, dopo, invocata dal nostro Conte. Il quale battibecca con i suoi probabili successori in diretta nazionale, mentre il paese soccombe sotto le regole di un dirigismo politico disordinato, pauroso e incapace di decidere.
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