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Cronache
Coronavirus, ricerca giapponese. Pericolo di contagio in ambienti non aerati

I luoghi scarsamente ventilati sono un serio problema. Lo evidenzia una delle ultime ricerche universitarie giapponesi sulle microparticelle contenenti il Coronavirus. Anche l’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) ha spiegato quanto sia importante ventilare gli ambienti chiusi. Azione forse sottovalutata in Italia ma che potrebbe involontariamente essere uno dei motivi delle contaminazioni nel Nord.

Cosa è successo nella bergamasca e nel bresciano da procurare i numeri di decessi che conosciamo? E perché in tv per settimane abbiamo visto le insistenti disinfestazioni di coreani, cinesi e giapponesi che qui non ci sono? 

 

Non abbiamo farmaci per prevenire o curare il Covid-19, la malattia del nuovo Coronavirus. Ma le giuste precauzioni fanno la differenza. Giuste precauzioni che potrebbero farci tornare in breve tempo al lavoro e ad una vita relazione, anche se controllata.

 

Il Coronavirus si trasmette con le goccioline di tosse e starnuti sopra ai 5 micron, incapaci tendenzialmente di allontanarsi oltre 1,5-2 metri dalla persona contagiosa e che può averle emesse. Persistono nell’aria per pochissimo ma negli ambienti chiusi e mal aerati le goccioline da 5 micron possono restare sospese nell’aria e viaggiare con le correnti, allontanandosi anche di parecchi metri. Considerando il numero esponenziale di asintomatici in circolazione, anche intente a svolgere attività legittime come la spesa o il lavoro ma anche la limitatissima quantità di soggetti che in giro non dovrebbero starci (è notizia di ieri che tra sabato e domenica 78 persone siano state trovate in circolazione anche se in quarantena perché risultate positive al tampone), il rischio contaminazione è evidente negli ambienti con un insufficiente ricambio d’aria.

Il professore associato dell'Istituto di tecnologia di Kyoto Katsushi Yamakawa ha prodotto una simulazione per mostrare la diffusione nell’aria degli ambienti chiusi delle microparticelle contenenti il virus. Potete vedere qui come si espanda, quando non c’è scambio di aria con l’esterno.

Nelle scorse ore un ampio risalto alla ricerca è stato dato dal giornale di Tokyo Asahi Shimbun.

 

La ventilazione che aspira aria dall'esterno e cambia radicalmente quella degli ambienti è fondamentale per prevenire l’espansione del virus in spazi chiusi e scarsamente ventilati. Il virus non si trasmette per via aerea ma ora esiste una base scientifica per raccomandare la ventilazione. La stessa, in quel caso anche con sistemi di disinfestazione, che si adotta quando un ambiente è stato infestato dal batterio della Legionella, anch’esso responsabile di polmoniti ma che a differenza del Coronavirus è un batterio e viaggia solo per via aerea.

 

Anche l' Oms ha sottolineato che in ambienti chiusi il nuovo Coronavirus può essere trasmesso nell'aria dalle particelle che lo trasportano e per un periodo relativamente lungo. Il 27 febbraio scorso l’Oms ha pubblicato un documento dal titolo “Rational use of personal protective equipment for Coronavirus disease 2019 (Covid-19)” dove ricorda “la distanza sociale di almeno 1 metro da mantenere tra i pazienti e tra pazienti e operatori sanitari e garantendo la disponibilità di locali di isolamento ben ventilati per pazienti con sospetta o confermata malattia Covid-19”.  Il riferimento alla buona ventilazione non è casuale.

 

Il 19 marzo scorso la rivista scientifica americana di New York “EurekAlert!” ha pubblicato un documento su come gestire gli edifici per prevenire la diffusione del virus Covid-19, spiegando quanto sia importante la ventilazione degli ambienti chiusi. “Si consiglia di accendere i sistemi di ventilazione un paio d'ore prima e anche di prolungare l'operazione. Una soluzione migliore è persino quella di mantenere la ventilazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, possibilmente con velocità di ventilazione ridotte (ma non spente) quando le persone sono assenti per rimuovere le particelle di virus dall'edificio. I sistemi di ventilazione dei gas di scarico dei servizi igienici devono essere sempre tenuti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e assicurarsi che venga creata una pressione dell'aria negativa, soprattutto per evitare la trasmissione fecale-orale”.E ancora: “È anche importante capire quali azioni non hanno alcun effetto pratico e non sono necessarie. La trasmissione di alcuni virus negli edifici può essere limitata modificando la temperatura dell'aria e i livelli di umidità. Nel caso di COVID-19 questa purtroppo non è un'opzione poiché il virus SARS-CoV-2 è abbastanza resistente ai cambiamenti ambientali ed è suscettibile solo per un'umidità relativa molto elevata superiore all'80% e una temperatura superiore a 30° C, che sono non raggiungibili e accettabile negli edifici per altri motivi”.

 

Siamo sicuri che queste accortezze e specificità siano state diffuse ed adottate in massa in Italia? 

Ecco cosa ci ha detto il virologo di fama internazionale Giulio Tarro: “Sono davvero sorpreso che queste misure di buon senso non siano state adottate in massa anche nel nostro Paese. Bisogna farlo subito!”

 

Aggiornamento

Cari amici, mi arrivano delle richieste di delucidazioni di alcuni lettori. I luoghi non aerati non sono tendenzialmente le mura i casa o il bagno di casa (si presume che in questi giorni non stiate facendo dei party con invitati, tanto meno in bagno, non abbiate nell’abitazione un soggetto affetto da Covid, altrimenti comportatevi di conseguenza). Parliamo inevitabilmente invece di luoghi chiusi che diventano centri di passaggio di tantissime persone. Il problema può presentarsi per luoghi ad esempio come i supermercati, le sedi di lavoro, i mezzi di trasporto pubblico, i centri sanitari o servizi se questi “spazi” non hanno un’aerazione adeguata, cioè un ricambio d’aria potente con l’esterno. Luoghi che molti di noi devono continuare a frequentare anche occasionalmente per necessità o urgenza. Essendo tantissimi gli asintomatici e/o affetti da Covid che possono lasciare i loro “schizzi” in quell’ambiente chiuso anche con un semplice starnuto i giapponesi mostrano con una simulazione come il Coronavirus resti intrappolato nello spazio e continui a vivere lì e a spostarsi anche per molti metri. Anche l'Oms ha sottolineato che in ambienti chiusi il nuovo Coronavirus può essere trasmesso nell'aria dalle particelle che lo trasportano e per un periodo relativamente lungo. Per evitare anche la vostra contaminazione valutate voi, sempre con cautela e razionalità, se la struttura che visitare anche occasionalmente può avere una sufficiente aerazione. Ne va della vostra salute.

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