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Cronache
David Rossi, emersi fatti gravi. Pm sotto esame. Santanchè: "Telefonai ma..."

David Rossi, atti della commissione d'inchiesta alla procura di Genova: "Emersi fatti gravi"

Gli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte del capo comunicazione Mps David Rossi nel marzo 2013 a Siena saranno spediti alla procura di Genova, che è competente a indagare sui magistrati del distretto toscano, e anche al Csm, che si occupa degli accertamenti disciplinari. Sono gli effetti dell'ultima audizione in Commissione, giovedì scorso, quella resa dal colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco. Spiega La Stampa: "A scatenare la nuova bufera sul caso dell’ex capo della comunicazione, le dichiarazioni rilasciate alla Commissione dal colonnello dei Carabinieri Pasquale Aglieco, all’epoca comandante provinciale a Siena. Per la Commissione il resoconto dell'audizione di Aglieco porterebbe a galla un grave inquinamento probatorio della cosiddetta scena criminis sotto vari aspetti: dal rovesciamento del cestino, alla chiusura della finestra da cui precipitò Rossi in un vicolo sul retro della sede di Mps, dagli effetti personali toccati o mossi nella stanza tra cui il computer, fino ai momenti in cui un pm avrebbe risposto a una telefonata sul cellulare di Rossi".

Santanchè: "Telefonai, rispose qualcuno ma non parlo. Ora mi si gela il sangue"

A proposito della telefonata arrivano le parole di Daniela Santanchè. "Sono passati tanti anni. Mi ricordo che chiamai David quella sera sul tardi e mi ricordo che qualcuno ascoltò la mia voce, ma non ha parlato per cui io non so chi mi rispose", ha affermato la senatrice di Fratelli d'Italia all'AdnKronos. "Ricordo che noi di Fratelli d'Italia abbiamo voluto questa Commissione. Ci sono troppe cose che non tornano, troppa confusione. E' giusto che si venga a sapere la verità", continua la senatrice. E sul lavoro che sta svolgendo la Commissione di inchiesta conclude: "La politica arriva sempre dopo la magistratura, speriamo stavolta arrivi prima". Santanchè ne riparla anche al Corriere della Sera. "Telefonai a David, qualcuno alzò la cornetta, senza però interloquire. Per 36 secondi, dicono i tabulati. Dicevo “pronto David, mi senti?”... Insomma, una delle tante telefonate in cui il cellulare ha poco campo. Poi la linea fu messa giù dall’altra parte". Le chiede Claudio Bozza: "Quindi lei ha appreso dalle dichiarazioni del colonnello Aglieco che a rispondere al cellulare di Rossi sarebbe stato il pm Nastasi? «Sì. E devo dire che mi si è gelato il sangue. David aveva sicuramente il mio numero registrato e quindi chi ha risposto vedeva chiaramente l’identità del chiamante»". Spiega ancora Santanchè sui suoi rapporti con Rossi: "Ai tempi guidavo una concessionaria che vedeva pubblicità per alcuni giornali. Il rapporto con David era nato per motivi professionali. Poi, nel corso degli anni, ne era nata una sincera amicizia. Rossi era una persona fantastica, seria e dai modi gentili".

Renzi: "Sono sconvolto, è lo stesso pm del caso Open"

Intanto, la vicenda Rossi con le ombre sull'operato del pm Nastasi sono state citate anche da Matteo Renzi, visto che lo stesso magistrato si sta occupando oggi a Firenze del caso Open. Il leader di Italia Viva ne ha parlato dal palco di Atreju: “La vicenda David Rossi è enorme, non vi sconvolge? Vi rendete conto che un pubblico ministero, o più di uno, entra nella scena del delitto o del crimine e inquina le prove? Siccome quel pm è lo stesso del caso Open, io non posso attaccarlo. Ma in un Paese normale direi: vi rendete conto di chi mi fa l’indagine? ”. E ancora: “Se è vero, è uno scandalo senza fine, sono sconvolto”.

Minacce al luogotenente che ha riaperto il caso

Nel frattempo, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, il luogotenente Roberto Nesticò, comandante del nucleo investigativo dell’Arma di Siena, sta ricevendo delle minacce. "È l’inquirente che da qualche mese sta lavorando sotto traccia a un cold case, una pista che potrebbe condurre alla riapertura di una terza inchiesta sulla morte di David Rossi", spiega il Fatto Quotidiano, che rende conto di un esposto anonimo, firmato “Avvocati onesti”. "Accusa Nesticò, cioè il capo degli inquirenti, di avere “una relazione” con la sorella di Villanova Correa, e di aver favorito la propria moglie avvocato. Sono accuse vagliate dal pm Niccolò Ludovici e ritenute prive di fondamento. Ma l’aspetto forse più inquietante è l’origine interna della polpetta avvelenata: a stampare la lettera sono stati altri due carabinieri, sottoposti di Nesticò, scoperti da un terzo collega, che denuncia tutto. Sui due militari, oggi indagati per diffamazione del loro superiore, il gip Jacopo Rocchi nei giorni scorsi ha richiesto nuovi accertamenti e respinto la richiesta di archiviazione della Procura di Siena", conclude il Fatto.

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