Sharon è in coma da 7 anni, ma il suo cervello risponde agli stimoli

Dopo sette anni di coma Ariel Sharon ha mostrato dei segni di attività cerebrale. Una persona che si trova in coma o in stato vegetativo può avere una forma di coscienza? Viene da chiedersi questo dopo il "caso Sharon". Per scoprire un'attività cerebrale nell'anziano primo ministro israeliano c'è stato bisogno di guardare all'interno del suo cervello.
Cosa che è divenuta possibile grazie al nuovo tipo di risonanza magnetica. Nel 2010, uno studio realizzato da Martin Monti ha dimostrato che alcuni pazienti che si trovano in uno stato vegetativo erano in grado di modulare la loro attività cerebrale malgrado delle gravi lesioni.
Per dimostrarlo, i ricercatori hanno sottoposto i pazienti a due tipi di esercizi. Nel primo bisognava immaginare di giocare a tennis per attivare una parte di cervello corrispondente al movimento. Nell'altro, il paziente si proiettava a casa sua, nel tentativo di ricostituire i luoghi, stimolando la zona spaziale del cervello.
Su 54 pazienti, cinque hanno mostrato un'attività cerebrale nelle due zone. Uno dei pazienti è anche riuscito a utilizzare queste tecniche per rispondere "sì" o "no" ad alcune domande. I medici sono quindi riusciti a stabilire una certa forma di comunicazione. E' questo tipo di test che rivelato l'attività cerebrale di Ariel Sharon. Risultati che provocano insieme speranza e malessere. La speranza di comunicare con un paziente e migliorare la sua qualità di vita. Il malessere di ignorare uno stato di coscienza in una persona considerata in stato vegetativo.
Purtroppo è da notare che nessuno dei 5 pazienti con cui si è riusciti a comunicare si è poi risvegliato. Sapere che nelle persone in coma si nasconde una forma di coscienza può cambiare qualcosa nel rapporto terapeutico? Purtroppo il coma può comunque restare irreversibile anche se il cervello risponde agli stimoli.
Spiegano i medici che anche se il paziente reagisce a delle foto o ad altri stimoli, come ha fatto Ariel Sharon, questo non significa che il suo cervello può funzionare globalmente e che può tornare autonomo. Molti sostengono però che finché c'è una qualsivoglia attività cerebrale c'è anche della speranza, in particolare per le famiglie.